giovedì 25 febbraio 2010

saluti e proposta di collaborazione

Un caro saluto a tutti voi,
ringrazio in primo luogo P. Vereni per l'invito ad accedere al vostro Blog di ricerca e a questa modalità di comunicazione e scambio che trovo molto interessante e ricca di potenzialità. Attraverso i canali di comunicazione dell' Università Milano - Bicocca, ho ricevuto la mail di Vereni con la sintesi di questo progetto e la proposta di collaborare con il coinvolgimento di studenti interessati alla ricerca sui social networks.
Nel secondo semestre terrò, presso la Bicocca, un laboratorio di Antropologia visiva che nasce da un lavoro svolto in collaborazione con la Dottoressa Sara Zambotti sul rapporto tra media, senso comune e credenze:
la pratica della rappresentazione, la formazione, il mantenimento e il cambiamento delle credenze e dei sistemi valoriali e, infine, la loro circolazione a livello del senso comune sono i temi e gli ambiti attraverso i quali si articola la proposta del laboratorio. Agli studenti è richiesto di costruire e svolgere una microetnografia mediante l'utilizzo di strumenti audio - visivi e di fornire una rappresentazione audio - visiva del lavoro di ricerca svolto.
Vista la proposta di collaborazione di Vereni ho pensato di proporre il coinvolgimento degli studenti del laboratorio nelle rilevazioni da svolgere sui soggetti interessati nel territorio milanese e di costruire, intorno a queste rilevazioni, l'oggetto di ricerca per il lavoro etnografico degli studenti che frequenteranno il laboratorio. ( Il laboratorio avrà inizio il 1 Marzo )
Hanno fatto seguito una serie di mail attraverso le quali ha iniziato a prendere forma la proposta e che vi allego in un prox post, su proposta di Vereni, per aprire uno scambio e un canale di comunicazione su questo work in progress che si pensava, inoltre, di proporre agli studenti come parte integrante e non sussidiaria del work in progress stesso.
Intanto vi invio un caro saluto insieme all'augurio di poter condividere insieme un'esperienza interessante.
Sara Bramani

martedì 23 febbraio 2010

Rapporto etnografico n°1 (F.G.)


F.G. ha ventisette anni. E’ originario di Ancona ma abita a Roma da circa tre anni, dove sta per conseguire la laurea in Discipline e arti della musica e dello spettacolo. Suo padre è avvocato e inizialmente F. stesso aveva iniziato a studiare presso la facoltà di giurisprudenza. Accortosi di non essere tagliato per quel corso di studi ha deciso di trasferirsi a Londra, dove è rimasto per circa due anni. Questo periodo, come confessato dallo stesso F., è stato particolarmente significativo, poiché a quegli anni risalgono il suo interesse verso la regia le sue prime prove dietro una macchina da presa. Trasferitosi a Roma, oggi F.G. si occupa di tutte le attività legate alla produzione video: lavora saltuariamente come operatore e spesso si cimenta nel montaggio video e nel mixaggio audio, il che gli consente spesso di lavorare direttamente da casa.

È significativo che il mio primo contatto con F. sia stato tutto fuorché naturale e spontaneo: non conoscevo F.G. in alcun modo e la nostra reciproca conoscenza si è limitata alle due giornate trascorse insieme per svolgere il presente elaborato. Mi sono messo in contatto con lui via telefono attraverso la mediazione del prof. Vereni. La nostra prima conversazione è avvenuta dunque tramite una breve telefonata, con la quale abbiamo concordato luogo e orario del nostro primo incontro: ci saremmo incontrati a casa sua le settimana seguente.


Prima giornata (sabato 28/11/2009)


F. abita in una zona di campagna all’estrema periferia nord di Roma, a qualche chilometro di distanza dalla più vicina arteria stradale. La sua casa è posta alla fine di una stradina secondaria non servita dai mezzi pubblici cittadini. Pur essendone al corrente, ritenevo che dalla più vicina fermata dell’autobus non avrei impiegato più di mezz’ora a piedi per raggiungere il luogo dell’appuntamento. Mi sbagliavo. Quando mancavano ormai meno di dieci minuti all’orario stabilito per l’incontro ero ancora in piena campagna e intorno a me non si intravedeva altro che prati, boschi e qualche pecora al pascolo. Ormai rassegnato ad arrivare in ritardo, stavo per mettere mano al telefono per avvertire F. dell’inconveniente quando una macchina, proveniente dalla direzione opposta, ha rallentato per fermarsi proprio di fronte a me. Dal finestrino abbassato si sporge un ragazzo, che mi chiede: «sei tu Fabio?». Si trattava proprio di F., che casualmente, in attesa del mio arrivo, si stava recando in farmacia. Così è avvenuto il nostro primo incontro: nel bel mezzo di una strada di campagna a due chilometri dal più vicino centro abitato. F. stesso sembrava un po’ perplesso e sorpreso dell’incontro, fatto che rendeva quella situazione ancor più artificiosa e insolita e le prime conversazioni con lui piuttosto imbarazzate.

Salito in macchina ho cercato di rompere un po’ il ghiaccio, scambiando quattro chiacchiere, parlando del progetto, dell’università e mettendo a punto obiettivi e metodi della ricerca che stavo effettuando. Ho approfittato di quei momenti per rivolgere a F. anche alcune domande preliminari sul suo uso del computer e dei diversi mezzi di comunicazione, oltre che su alcuni particolari della sua vita privata, ritenuti indispensabili per comprendere il significato profondo delle sue relazioni attraverso i media.


1. Conversazione preliminare sull’uso del computer e devi vari mezzi di comunicazione


Intervistatore: Usi molto il computer?

F.G: In generale ci passo proprio le giornate a meno che non debba uscire. A casa il computer è un oggetto sempre acceso, anche perché lo uso per tutto: per ascoltare musica, per guardare film… In più lo uso per lavorare, quindi spesso è acceso anche di notte. Ci passo un sacco di tempo: la mattina ovviamente controlli la mail, apri facebook, ti guardi Repubblica, poi magari cominci un lavoro… quindi la cosa è continuativa fino a quando vado avanti.

I: Che mi dici invece a proposito dell’utilizzo di e-mail e social network?

F.G: Utilizzo gmail per la posta primaria, hotmail per altri due account che uso per cose meno importanti. Facebook, sì ce l’ho e lo uso, ma a seconda del periodo: magari un periodo lo uso di più, in altri momenti mi stanco, per cui nemmeno mi ricordo di aprirlo. Anzi, posso dire una cosa? La cosa che mi fa arrabbiare di facebook è che la gente lo ha scambiato per la posta elettronica: questa è una cosa che a me da sui nervi, perché la mail ha sostituito la posta tradizionale così come gli sms; era diventata un oggetto molto usato e, tra l’altro, molto utile e diciamo “ufficiale”. Adesso invece la gente ti manda messaggi su facebook e non usa più la posta. Questa è una cosa che non mi piace perché, può sì essere un oggetto molto utile, ma non può andare a sostituire la comunicazione “vera”, quella della mail. Non è possibile che se io per tre giorni non guardo FB magari non vado da qualche parte perché mi hanno invitato lì e non me ne sono accorto oppure non so qualcosa perché me l’hanno detto sul social network. Così come non è possibile che la gente ci parli di lavoro: conosco gente che mi scrive messaggi di lavoro! “Ci sarebbe da fare questo lavoro…” o cose simili: e tu me le mandi su Facebook? Beh non ha senso. Allora lì per me è l’esagerazione di queste cose… poi mettici che Facebook ha delle funzionalità interessanti, come il fatto che puoi aprire una conversazione con più persone in modo molto comodo, per cui è chiaro che se vuoi organizzare una festa è la cosa ideale. Però bisognerebbe discernere un po’.

I: Potresti parlarmi del modo in cui usi il telefono? Lo usi spesso? Hai più di un cellulare? Con quanta frequenza lo usi?

F.G: Io ho avuto fino a ieri telefoni di merda. Telefoni che non solo non facevano le foto e i video, ma che non facevano proprio niente, perché sinceramente non mi era mai interessato di fare queste cose. Per quello ho una bella macchina fotografica… Poi adesso è successo che la “3” mi ha detto che sono passati due anni da quando ho fatto il contratto con loro, perciò posso cambiare telefono e fra le scelte possibili c’era l’Iphone. Io sono un “Apple-fan”, per cui me lo sono preso questo iPhone, a 100 euro. Così sono passato da questi telefoni menomati che a stento facevano le cose base a questa specie di gioiello che fa di tutto. Ora ho un appendice di computer sempre con me, per cui c’è ad esempio la possibilità di fare una foto e metterla su Facebook, una cosa che a me, pur essendo critico nei confronti del mezzo, piace fare: ogni tanto faccio queste foto, le posto o le mando. E questa è solo una delle tante cose che posso fare con l’iPhone. Quindi diciamo che l’iPhone ha finito per diventare come il computer: l’iPhone è iPod, ci vedi i video, con l’iPhone ci vai su internet, ci telefoni, ci fai le foto… praticamente è un altro computer, per cui quando sono in giro, chiaramente lo uso spesso. Un conto è avere un telefonino che usi solo per telefonare, un altro conto è avere un oggetto che serve per tante cose, motivo per cui ce l’hai sempre appresso.

Non sono un telefono-dipendente, anzi, a me non piace stare al telefono, per cui uso il cellulare per chiamare, per fare comunicazione, ma non sono uno di quelli che sta sempre alla cornetta. Poi sono una persona che sta molto dov’è, nel senso che se sto qui a Roma, quelli di Ancona non li sento affatto. Se poi vado ad Ancona, non sento nessuno di qui. Poi la chiacchierata per raccontare, per chiacchierare al telefono mi stufa. Quindi ovviamente con un normale telefono, ad esempio in palestra lo lascerei nell’armadietto. Invece succede che con l’iPhone te lo porti con te, perché il telefono c’ha anche la musica. Se poi suona, rispondi. Quindi adesso mi ritrovo che ogni tanto sto al telefono mentre sono in palestra. Questo succede perché, con il fatto che il telefono incorpori più funzionalità in un unico oggetto, anche quelle che non ti servono, finisce che te lo porti appresso e di conseguenza lo usi: ce l’hai e lo usi.

I: Quanto usi il telefono per comunicare? Ci passi molto tempo? Come comunichi con i tuoi parenti più stretti, con gli amici, ecc.?

F.G: Non mi piace parlare al telefono per mezz’ora, anche se preferisco il telefono rispetto all’sms. La gente che comincia le conversazioni con l’sms mi stanno sulle palle. Primo perché sei u tirchio e ci vuole che spendi due soldi se vuoi parlare con me. Secondo: se vogliamo organizzare qualcosa e dobbiamo mandarci settanta sms, tanto vale che ci sentiamo e al massimo in due minuti abbiamo detto tutto. Invece c’è gente che attacca con tutti questi messaggi... Preferisco assolutamente la telefonata, anche se breve. Poi vedi… un’altra cosa dell’iPhone… l’iPhone manda le foto e mio padre ha avuto ultimamente un’illuminazione tecnologica per cui di colpo usa facebook, manda gli mms. Adesso che anche io ho il telefono che può fare queste cose, lui mi manda spesso le foto di quello che sta facendo e io a mio volta gliele rimando. Adesso mi manda pure le mail, coi link ai video di YouTube. Ormai è “avantissimo”.

I: Quanti anni ha tuo padre?

F.G: Cinquantasette anni.

I: E cosa pensa di questa svolta?

F.G: Questa svolta ce l’ha avuta prima di me, perché lui di telefoni che facevano queste cose ce ne ha avuti prima di me, per cui con mia sorella già lo faceva.

Questa conversazione preliminare con F. è chiaramente da considerarsi poco attendibile. La reciproca estraneità e la scarsa spontaneità del nostro rapporto, soprattutto in quei primi momenti, sono fattori che certamente hanno influito sulle risposte fornitemi. Tuttavia grazie ad essa è possibile ricostruire un quadro iniziale, da confrontare poi con i dati effettivamente rilevati.

F. è un grande utilizzatore di tecnologia e in particolare del computer. Anche per via del suo lavoro trascorre molte ore davanti ad uno schermo ma, stando alle sue parole, F. è anche sinceramente appassionato ad internet e alle innovazioni tecnologiche. La posta elettronica viene considerata un mezzo di comunicazione particolarmente efficiente: è un utile strumento di lavoro e presenta caratteri di “ufficialità”. Meno positivo è il rapporto con i social network (nel caso specifico si parla di Facebook): F. lo usa in maniera non continuativa ed è piuttosto critico nei confronti di quelli che considera “abusi” di Facebook. Si esprime in questo quadro la necessità di “saper discernere un po”, ovvero di saper porre dei limiti ed imparare a separare le varie funzioni del social network. Anche per quanto riguarda telefono e sms, F. non nasconde di farne ampio uso ma si dimostra critico verso un uso eccessivo. Particolarmente positiva è la sua accoglienza dell’iPhone, sebbene F. tenga a precisare come esso abbia provocato conseguenze rilevanti sul suo stile di vita.


2.


La conversazione termina quando scendiamo dalla macchina, una volta arrivati di fronte all’abitazione. Si è ormai fatto tardi (circa mezzogiorno) e F. deve mettersi subito al lavoro. Accende il computer ma prima di iniziare a lavorare apre il browser web e controlla la posta. Non avendo ricevuto mail, clicca su Facebook (che è salvato fra i segnalibri) e scorre rapidamente la pagina. Mentre compie questa operazione mi dice di “non sopportare i commenti e i molti gruppi stupidi che girano su Facebook”. Controlla rapidamente gli inviti ricevuti, rifiutando la partecipazione senza neppure leggerli. Poi si sofferma un po’ più a lungo su di un suggerimento, inviatogli da una sua amica: “vuoi diventare fan di V.P.?”, laddove V.P. era il nome della stessa autrice del messaggio. F. mi spiega che conosce questa persona solo superficialmente (a quanto ho capito F. le ha fatto qualche avances non ricambiata) e che non sono più in contatto da diverso tempo. Lei si trova in Canada e l’invito a diventare suo fan è il primo messaggio che si scambiano da mesi. F. è piuttosto sarcastico nello spiegarmi il fatto e alla fine rifiuta il suggerimento e preferisce non “diventare fan di V.P.”.

Scorrendo ancora un po’ il wall, F. nota la foto di una ragazza conosciuta durante un recente lavoro come cameraman. La sua attenzione viene attirata dalla telecamera immortalata nella foto e di conseguenza controlla meglio l’album fotografico e la pagina personale di questa persona. Dopo una veloce sbirciatina sulla pagina di quella che scoprirò essere la sua ex ragazza, F. si mette al lavoro e fino all’ora di pranzo non interromperà la sua attività, salvo una breve parentesi, quando, in attesa del caricamento di un file, controllerà rapidamente la casella di posta e la pagina di Facebook, senza però trovare alcun messaggio.

Intorno alle 14, F. riceve una telefonata da parte di suo padre. La conversazione è breve: F. gli parla del lavoro che sta svolgendo e di quelli che deve fare nei giorni successivi, dopodiché si salutano.

Terminato di mangiare F. si rimette subito al lavoro, finché alle 16 non decide di fare una pausa. Come di consueto controlla prima le e-mail e poi apre Facebook, dove si accorge di aver ricevuto due messaggi privati. In essi si parla di un viaggio ad Amsterdam, proseguendo una conversazione iniziata tredici giorni prima. F. mi spiega che una sua cara amica ha aperto una discussione fra lei e l’intera comitiva di amici (circa 20) con i quali si frequenta, dicendo di aver prenotato un biglietto per la capitale olandese e chiedendo chi altro volesse unirsi a lei. Dopo un’iniziale indecisione, nel giro di pochi giorni, ben 15 persone (fra cui F. stesso) si sono accodate alla sua proposta, dando su Facebook la propria conferma. Sebbene si tratti di un gruppo di persone in stretto contatto fra loro, tutte residenti a Roma e che spesso escono insieme, F. ritiene che una simile discussione non si sarebbe mai concretizzata se Facebook non avesse reso possibile intrattenere una conversazione collettiva. L’idea infatti era stata proposta di persona qualche tempo prima, ma la cosa era stata rapidamente dimenticata. Solo dopo l’apertura del dialogo sul social network l’iniziativa ha preso consistenza, permettendo di discutere l’argomento con continuità, superando le difficoltà dovute al fatto di vivere in una grande città e all’impossibilità di riunirsi tutti insieme con frequenza, senza ricorrere a innumerevoli telefonate.

A partire da questa discussione, F. mi mostra una serie di conversazioni simili, tutte finalizzate all’organizzazione di uscite, feste, compleanni, ecc. Questa funzione di Facebook è evidentemente quella ritenuta maggiormente utile.

Scorrendo nuovamente il wall, F. si sofferma su un messaggio di sua zia e mi dice che “ha perso completamente la testa per Facebook”. Scoperto da poco, lo utilizza continuamente e, mi dice, le ha preso un po’ la mano: pubblica continuamente foto dei parenti e in particolare immagini dei figli, cosa che F. ritiene particolarmente fastidiosa, in quanto vengono messi pubblicamente in mostra particolari privati della vita dei suoi cugini, i quali, non avendo un account, ne sono totalmente all’oscuro. Inoltre la zia pubblica una quantità di test, quiz, ecc. che F. non esita a definire “idiozie” e che lui, ci tiene a precisare, non ha mai neppure tentato di fare.

A questo punto, data la situazione, ho ritenuto di fare qualche altra domanda per approfondire l’utilizzo di Facebook da parte di F. Gli ho chiesto di mostrarmi i gruppi ai quali era iscritto e lui stesso si è stupito di quanti fossero. Fra questi c’erano:

- Camden Town, quartiere londinese spesso frequentato da F. quando viveva in Inghilterra;

- il suo ex liceo;

- Greenpeace Italia, al quale è stato invitato da un suo amico attivista;

- la trasmissione televisiva Annozero;

- la serie tv Twin Peaks;

- la trasmissione radio Il Ruggito del Coniglio;

- l’attrice Valentina Lodovini;

- Pier Paolo Pasolini;

- il giornalista Piero Ricca;

- un attore di cabaret, Marco Zara, di cui F. dice non gli importi molto. Si sorprende di esserne

“fan” e non ricorda esattamente quando si è iscritto al gruppo dei suoi sostenitori;

- Enzo Biagi;

- Marco Travaglio;

- Giovanni Falcone;

- l’attore Ben Stiller: anche in questo caso F. non si spiega come può averlo nel proprio profilo;

- diverse band emergenti;

Dopo essere stato aggiunto fra i suoi “amici”, ho chiesto a F. se fosse solito pubblicare link, note o altro materiale. Fino a qualche settimana prima, era solito pubblicare articoli o video politici contro Berlusconi. Accortosi di essersi fatto prendere troppo la mano, da un giorno all’altro ha smesso, limitandosi a postare qualche raro link particolarmente interessante o divertente.

F. mi dice inoltre di non gradire quando qualcuno, invece di telefonare o quanto meno mandare un sms o un messaggio privato, scrive direttamente sulla bacheca di Facebook, in quanto il messaggio può essere letto da chiunque acceda al suo profilo.


Riassumendo F. dice di usare Facebook per:

1) organizzare uscite, serate, feste, ecc. in alternativa ad altri mezzi di comunicazione (in particolare in sostituzione del telefono);

2) per “curiosare”, osservare i link altrui, sbirciare i profili di amici e conoscenti;

Da un lato Facebook funziona come mezzo di comunicazione, particolarmente utile perché permette la comunicazione di più persone contemporaneamente; dall’altro il social network è una specie di piazza pubblica, dove link, gruppi, ecc. esposti pubblicamente svolgono una funzione eminentemente sociale, suscitando approvazione o critica e suscitando reciproca curiosità fra gli utenti.

Terminata la pausa, F. si rimette al lavoro fino alle 18, quando controlla nuovamente la casella di posta elettronica. Poco dopo riceve una telefonata da un suo amico, che gli chiede quali siano i suoi programmi per la serata. La chiamata dura poco: F. gli spiega che il giorno seguente deve alzarsi presto, perciò non può fare tardi. Si mettono d’accordo per incontrarsi più tardi. Qualche minuto dopo una nuova telefonata interrompe F.: si tratta di una chiamata di lavoro. La persona all’altro capo del telefono gli chiede aggiornamenti e gli dice di aprire la sua pagina di Facebook, poiché le informazioni di cui F. ha bisogno può trovarle in una foto pubblicata sul social network. F. mi spiegherà poi che aveva bisogno di alcune informazioni per i titoli di testa di un video a cui stava lavorando. Questi dati poteva ricavarli dall’immagine di una locandina pubblicata su internet. F. ha però bisogno anche dei nominativi di coloro che hanno collaborato a quel progetto. L’interlocutore gli dice che glieli manderà subito tramite posta elettronica. Per farlo ha però bisogno del suo indirizzo e-mail. F. apre dunque la chat di Facebook, trova il nome del suo interlocutore e gli scrive il proprio indirizzo di posta elettronica, il tutto mentre sono ancora al telefono. Si organizzano per incontrarsi il giorno seguente e terminano la telefonata. F. recupera dunque le informazioni di cui aveva bisogno ma si accorge che l’immagine è di pessima qualità. Cerca nuovamente di contattarlo tramite la chat di Facebook, ma, non trovandolo, gli invia un messaggio privato sullo stesso social network, chiedendogli di inviargli un’immagine ad alta risoluzione. Dopo questo complesso scambio di informazioni, F. apre la pagina di Repubblica e dà una sbirciata alle notizie principali. Il telefono squilla di nuovo: è un suo conoscente insieme al quale sta svolgendo un lavoro. Si mettono d’accordo per incontrarsi la mattina seguente perché F. ha bisogno per una sua attività di una certa apparecchiatura elettronica.

Pochi istanti dopo aver terminato la chiamata, F. si accorge di essersi dimenticato di chiedere l’indirizzo al suo interlocutore, perciò gli invia un sms. La scelta del messaggio di testo è evidentemente motivata dalla semplicità e brevità della richiesta. Due minuti più tardi arriva l’sms di risposta con l’indirizzo esatto, che subito F. controlla su Google Earth, attraverso il suo iPhone.

A questo punto F. comincia a prepararsi per uscire. Mi accompagna in macchina alla stazione del treno e ci accordiamo per incontrarci la mattina seguente.


Seconda giornata (domenica 29/11/2009)


Ci incontriamo di nuovo l’indomani mattina: F. mi aspetta in macchina davanti alla stazione. Dal risveglio fino a quel momento, stando al suo resoconto, ha svolto un’intensa attività su internet: dovendo uscire presto per prendere in prestito un oggetto da un suo collega di lavoro, ha consultato Google Earth tramite l’iPhone per controllare la strada da percorrere. In seguito, mentre attendeva il mio arrivo, ha occupato il tempo navigando sul web. Sempre tramite il suo telefono, ha controllato la sua pagina facebook, rispondendo poi ad un messaggio privato, nell’ambito della discussione sul viaggi ad Amsterdam di cui mi aveva parlato il giorno precedente.

Così come il giorno precedente, anche nel secondo giorno di rilevazione ho approfittato del tempo trascorso in auto per fare alcune domande a F. ed approfondire alcuni aspetti non trattati in precedenza.


3. Seconda conversazione


Intervistatore: Quanto usi il telefono per le telefonate? Sei più il tipo che riceve chiamate o uno che le effettua? Sei una persona che si fa molto sentire e che tende a mantenere i contatti per telefono?

F.G: Guarda, io faccio… tre ore e quarantacinque minuti di chiamate alla settimana. Te lo dico così precisamente perché è il tempo che ho a disposizione per contratto e lo uso sempre tutto, per cui il tempo è esattamente quello. Uso il telefono più per comunicazioni che per chiacchierate, racconti e cose così, anche se, ovviamente essendo un fuori sede e dovendo tenere contatti con amici e famiglia di Ancona, mi capita magari di telefonare per fare un saluto e di trovarmi poi a stare venti minuti, mezz’ora al telefono. Però, fosse per me, tranne alcuni casi che magari c’è bisogno di parlare di una cosa particolare, lo eviterei perché non amo chiacchierare molto al telefono. Preferisco il telefono all’sms se bisogna accordarsi o parlare di qualcosa di specifico, perché poi per mandare un pensiero, un’idea… è anche più carino il messaggio.

Telefono spesso in macchina: quando sono a casa spesso lavoro e se devo lavorare non rispondo al telefono. Ecco questa è una cosa che magari può interessarti: io spesso non rispondo al telefono volontariamente. A meno che ovviamente non si tratti di telefonate di lavoro. Se mi chiama un amico, o un conoscente, insomma una telefonata che non è connessa alla mia attività, non rispondo. Questo fa un po’ incazzare le persone… però poi richiamo, quindi differisco solo quelle telefonate. Invece in macchina chiamo spesso, perché tanto non c’ho da fare niente, per cui… spesso rimando tutte queste telefonate a quando mi devo spostare. So che lavoro fino ad una certa ora, poi magari devo andare in palestra, so che ho quei venti minuti di viaggio in macchina per arrivarci, lì chiamo e magari mi faccio volentieri una chiacchierata se capita. Per dire, i miei cerco sempre di chiamarli in questi momenti in cui so che sono un po’ libero, perché loro tendono ovviamente a chiedere, informarsi, raccontare.

I: Una cosa che ho avuto modo di notare è che, mentre in un posto più piccolo, come può essere Ancona o la provincia marchigiana, è più facile mantenere contatti faccia a faccia con le persone, le cose in una città come Roma funzionano diversamente…

F.G: … in modo totalmente diverso. È la grande città ed è una cosa che ho potuto constatare anche a Londra. È chiaro che una città come Ancona, non che il telefono non serva perché alla fine chiami comunque per organizzare, ecc., però magari chiami una persona, due persone, ti incontri solo con quella poi basta andare nel posto x, nei posti x, e ti ritrovi alla fine ad incontrare un sacco di gente che infondo sei quasi sicuro di incontrare. Sai che la cosa avviene molto facilmente. Invece a Roma devi chiamare e devi chiamare tutti. Essendo una grande città, se non chiami, non riesci ad incontrarti. Per cui la ricchezza, l’utilità di Facebook in questo senso è grande: è chiaro che un gruppo di persone a Roma, possono vivere tranquillamente a venti o trenta chilometri di distanza. E’ chiaro che in una dimensione così, se non ti accordi non ti incontri. Facebook ha permesso di organizzare serate con persone che vengono da parti diverse di Roma, incontrarsi tutti senza dover fare alcuna telefonata e soprattutto senza che nessuno si debba prendere la bega di farlo.

Da questo punto di vista è chiaro che Facebook è un fatto positivo e utile… C’è una cosa singolare… c’è questa mia amica che è molto critica nei confronti di Facebook, perché… insomma lei critica questo fatto dell’iper-comunicazione, per cui si è tutti collegati ma in realtà poi è un modo un po’ finto di rapportarsi, come il fatto di avere tra gli amici gente che magari se incontri per strada neppure saluti… tutte cose sicuramente vere… ma vedi che poi lei usa Facebook regolarmente e ogni volta si sente in dovere di scusarsi. Ogni volta che inizia una di queste conversazioni, tipo quella famosa di Amsterdam (che ha iniziato lei, perché è lei che aveva comperato il biglietto ed ha proposto a tutti di unirsi…), comincia dicendo “non voglio usare Facebook però in questo caso serve, ecc.”. Ma non è l’unica volta: si scusa ma poi lo usa, perché è chiaro che poi lo usi: sono cose che entrano nella tua vita quotidiana. Anche io per esempio in un certo senso mi sono contraddetto – anche se non è che mi senta in colpa – quando ieri ti ho detto che non voglio usare Facebook per mandare le mail… però ieri a quel mio amico dovevo dirgli di mandarmi la foto ad alta risoluzione: non conoscendo la sua mail e sapendo che lui smanetta sempre con facebook, gli ho mandato un messaggio lì…

La stessa cosa succede sempre, quando un mezzo si diffonde, come con il cellulare: quando il cellulare è arrivato c’erano un sacco di discussioni anche sull’uso del telefonino. Un periodo mi ricordo che scandalizzava se mentre stavi parlando suonava il cellulare e dicevi “scusa ma squilla il telefono”. All’inizio era così. Adesso chi ci pensa? Anche le telefonate sull’autobus erano malviste.

Non è detto che Facebook non abbia effetti negativi sulla nostra vita: andandoci a riflettere anche il cellulare ha avuto dei risvolti negativi, oltre tutti quelli positivi, di comodità, ecc. Però comunque se un mezzo viene usato e si diffonde, puoi dire quello che vuoi, ma tanto si usa.


4.


Arrivati davanti casa, il cane di F. ci viene incontro. Mentre lo accarezza F. mi dice che anche il piccolo Poli (così si chiama il cane) ha un account Facebook. All’inizio penso sia una battuta, ma poi scopro che F. ha davvero creato un profilo per il suo bastardino. Lo ha fatto “per gioco” ma si è ben presto accorto che molti suoi amici si divertivano a rispondere sulla bacheca, come se stessero parlando realmente con Poli. Pian piano mi rendo conto che la cura con cui F. si occupa dell’account del proprio cane è molto maggiore di quanto il suo presunto scetticismo verso Facebook farebbe immaginare. Mi spiega ad esempio che, poiché Poli ha messo incinta una cagnetta, ha caricato su internet sia le foto della “compagna” che quelle dei cuccioli. F. mi dice anche che ora cercherà di sfruttare Facebook per dar via i cuccioli.

F. si mette al lavoro: dopo circa tre ore, alle 12:20 viene interrotto da una telefonata da parte della sua ex. Stando alle sue spiegazioni si sono lasciati da poco ma continuano a sentirsi con una certa frequenza. La chiamata è breve, si limita a battute essenziali (come stai, cosa fai, ecc.) e termina dopo meno di cinque minuti.

Durante la pausa pranzo, noto che sul desktop del computer c’è l’icona di Skype. Decido allora di fare qualche domanda in proposito: F. mi dice di utilizzare Skype prevalentemente per due ragioni: o per lavoro oppure per contattare i suoi amici in Inghilterra: in entrambi i casi la scelta di questa specifica modalità è dovuta alla sua economicità, particolarmente rilevante per le chiamate all’estero. Avendo vissuto a Londra per due anni, F. mantiene ancora i contatti con le persone conosciute nel Regno Unito e con un suo amico in particolare. Si sentono saltuariamente, meno di una volta al mese. Tramite mail concordano preventivamente quando contattarsi e restano collegati per circa un paio d’ore. I contatti con l’Inghilterra sin dal suo ritorno, sono sempre avvenuti tramite questo mezzo, sebbene il suo amico londinese lo chiami talvolta al cellulare.

Continuando la chiacchierata, F. mi spiega poi che per quanto riguarda il lavoro, preferisce di gran lunga comunicare da casa tramite mail, telefono, ecc. evitando i faticosi spostamenti dentro Roma. Anche i pagamenti sono solitamente effettuati online o tramite bonifico bancario. Il contatto con i datori di lavoro è perlopiù indiretto e mediato, soprattutto per attività concernenti il montaggio e il mixaggio dei video che possono tranquillamente essere svolte da casa. Anche per queste ragioni F. controlla continuamente la posta elettronica, approssimativamente una volta all’ora. Le risposte ai messaggi di posta sono pertanto immediate e - mi racconta F. - talvolta succede che lo scambio di risposte via mail sia talmente rapido da costituire una specie di conversazione in tempo reale.

Particolarmente interessante è il dialogo che abbiamo intrattenuto a proposito del linguaggio delle mail: lo riporto interamente qui di seguito:

Intervistatore: Com’è il tuo modo di comunicare per mail? Cambi stile oppure scrivi sempre nello stesso modo? Sei formale?

F.G: Questa è una domanda interessante perché… io scrivo sempre bene, cioè cerco di scrivere bene nel senso di non mettere errori… rileggo quello che ho scritto…

I: ...quindi non usi abbreviazioni, ecc.?

F.G: Se le scrivo è o perché parlo con un mio amico di Ancona, perciò parlo volutamente in anconetano o magari posso utilizzare un diminutivo come “w.e.” per “week end” o cose del genere. Però di solito non faccio errori.

I: Quindi non usi un linguaggio da sms…

F.G: No, no… sono discorsivo e correggo gli errori che faccio. Anche perché mi è capitato di lavorare con persone, il cui lavoro poi era molto di ufficio, che consideravano la mail come dei pezzetti carta che ti lanciano, degli appuntini… per cui mi arrivavano mail che non si capiva nulla… Sgrammaticate, senza punteggiatura, per cui non sai inizia e finisce una frase, e certe volte diventava proprio difficile capire cosa avevano detto e mi toccava dire: “guarda non capisco cosa vuoi”. Capito? Una specie di flusso di pensiero, che magari un aggiornamento lavorativo diventa uno stuolo di informazioni affastellate senza criterio. A me questo non piace, perché in realtà ci vuole molto poco…

I: Quindi scrivi con cura, cercando di essere formale al punto giusto…

F.G: Sì, poi con le eccezioni… a volte vado proprio di fretta… però è raro: se vado di fretta lo scrivo: “guarda vado di fretta, ti scrivo meglio domani”.

I: Quante mail ricevi in media?

F.G: Mah, questo varia molto dai periodi, perché ovviamente i periodi in cui lavoro ne ricevo di più. Dipende dal lavoro soprattutto. Perché di mail personali non ne ricevo tante. Sotto questo aspetto Facebook ha sostituito la mail. Se un amico mi deve comunicare qualcosa ormai me lo dice direttamente su Facebook. Il lavoro no: soprattutto per quanto riguarda l’invio di preventivi, ricevute, fatture, faccio tutto tramite la mail. Però guarda, ti dico, se mettessero gli allegati sui messaggi di Facebook è un attimo che comincino a mandarmi fatture, ecc.

A questo punto F. riprende a lavorare finché alle 13 e 45 non squilla il telefono. Questa volta è sua madre che lo avverte di aver provato più volte a chiamarlo sul telefono fisso, senza riuscirci. Normalmente la mamma chiama sempre sul fisso, perché meno costoso e privo di interferenze. Per risolvere il problema F. riaggancia e prova a fare uno squillo alla madre con il telefono fisso. Dopo pochi istanti ecco che il telefono fisso si mette a squillare. Terminata la telefonata, F. mi spiega che ha dato il numero del telefono di casa solo ai genitori e ai parenti più stretti, per evitare di essere disturbato continuamente.

Meno di un’ora più tardi, alle 14:25 è suo cognato a contattarlo per telefono: anche lui è impegnato nello stesso campo lavorativo e i due si mettono d’accordo per incontrarsi l’indomani per registrare qualcosa. I contatti fra i due si limitano all’ambito lavorativo.

Una nuova interruzione avviene alle 15:10: F. prima controlla su Google Earth l’indirizzo presso il quale dovrà recarsi il giorno seguente; poi riceve un’altra telefonata da parte del suo amico C., con il quale si accorda per incontrarsi quella sera per visionare un video girato e montato dallo stesso F. Mezz’ora più tardi scrive un mail ad un suo cliente, chiedendogli che gli mandi una base musicale per completare il lavoro che sta svolgendo.

Alle 16:30 riceve un sms da parte di C., sempre per organizzare l’incontro serale. F. non risponde al messaggio e dopo una decina di minuti C. lo chiama al telefono. F. non vuole essere disturbato e non risponde neppure alla chiamata, mostrandosi evidentemente seccato dalle continue interruzioni e confermando quanto detto nella conversazioni mattutina. La stessa situazione si verifica circa un’ora dopo: a chiamarlo questa volta è L., un suo amico di Ancona. Anche in questo caso F. preferisce non rispondere.


3. Terza conversazione e conclusione del secondo giorno di rilevazione


Intorno alle 17:30 F. decide di fare una pausa. Ne approfitto ancora una volta per rivolgergli alcune domande che riporto per intero:

Intervistatore: Mi parleresti delle immagini che scambi con tuo padre?

F.G: Ecco, perché sta da solo spesso e mi dice quello che sta facendo… e io ogni tanto ricambio.

I: ...quindi associa un’immagine ad un messaggio di testo?

F.G: Sì, un mms, un messaggio con foto, emoticon, ecc. Quindi te se hai il cellulare, fai la foto poi la mandi come messaggio e ci puoi aggiungere del testo.

I: E tuo padre te le manda in particolari circostanze oppure così, per passare il tempo o tenersi in contatto?

F.G: No no, me le manda anche dallo studio mentre lavora, per cui non lo fa per motivi particolari.

Una volta che era andato a fare una gita in moto, per dire, mi ha mandato la foto della moto. Poi una volta che è andato a fare una passeggiata in montagna mi ha mandato un’altra foto. Non è molto perché io è da poco che posso ricevere. Però so che con Giulia, mia sorella, in realtà succedeva da prima.

I: A proposito di tua sorella: vi sentite spesso oppure come con il resto della tua famiglia?

F.G: Uguale: anzi forse quello con cui mi sento di più è mio padre perché mi chiama spesso. Con mia madre e mia sorella normalmente: una volta ogni paio di giorno.

I: A proposito dell’account di Poli? Per esempio, sei stato te ad inviare richieste di amicizie?

F.G: In realtà Poli non ha mandato quasi mai amicizie, (risate) gliel’hanno chiesta tutti. L’ha chiesta a mia madre e a mia sorella, a un paio di amici, dopodiché si è sparsa la voce e hanno cominciato ad aggiungerlo… tutti i giorni mi arrivava una scarica di richieste. Adesso non è che ce n’ha tantissimi ma penso che sia arrivato ad una cinquantina.

I: Risponde anche ai messaggi? Aggiorna lo stato in bacheca?

F.G: Dipende, ci sono periodi in cui ha più tempo e periodi in cui è più indaffarato. (Risate)

I: E per esempio cosa scrive?

F.G: Scrive quello che fa. Per dire una volta ha scritto: “ho cacciato una gallina e l’ho portata a F., ma F. non è stato molto contento”(risate). Sennò scrive cosa fa: “sto dormendo” o le novità: gli è arrivata questa cuccia bianca nuova, allora ha messo su Facebook la foto della cuccia bianca. Adesso ovviamente col fatto dei cuccioli dice: “sono nati i bambini”, oppure “questa è la mia ragazza”. Adesso il suo status è cambiato e adesso lui è “fidanzato”.

I: A proposito dello status: per esempio provvedi ad aggiornare queste cose?Che genere di informazioni condividi?

F.G: Se intendi cosa penso, cosa faccio, è difficile. Solo se mi capita qualcosa di importante o interessante. Non so: “oggi ha intervistato tizio”, così.

I: Aggiorni il tuo status sentimentale?

F.G: No no, quella è una cosa aberrante che ho anche toccato con mano. Quando abbiamo fatto Facebook subito ci siamo precipitati a mettere “io sto con…”; poi quando ci siamo lasciati è toccato modificarlo. Solo che lei è stata più furba perché l’ha fatto alle 5 di mattina e l’ha cancellato subito, che è una bella tecnica. Io ho tentato di fare lo stesso ma per qualche motivo non mi si è cancellato il messaggio per cui si è sparsa la voce. Fortunatamente nessuno l’ha commentato, anche perché l’ho fatto dopo un mese che era successo.

I: Quindi è probabile che qualcuno non ne fosse al corrente e lo è venuto a sapere tramite Facebook.

F.G: A Londra tutti ovviamente. Perché a Londra mi avevano visto a settembre con lei, quindi nessuno sospettava due settimane dopo questa cosa. Nessuno lo sapeva e l’avranno scoperto così.

I: Su Facebook ci sono tue foto? Le hai messe te oppure sei stato taggato da altri?

F.G: La maggior parte le hanno messe gli altri. Qualche foto l’ho messa anche io. Generalmente metto foto delle giornate con gli amici. Difficile che metto una foto mia e basta. Ci sono quelli che si fanno le foto continuamente da soli e poi le mettono lì. No, quello non mi viene di farlo. Però magari porto la macchina fotografica una domenica fuori con gli amici e magari poi le metto su Facebook. E questo piace perché tutti si taggano. Io da me non taggo nessuno perché non ho voglia. Però vedi che piano piano tutti quanti si taganno, commentano, scherzano…

I: Se dovessi spiegarmi brevemente qual è la motivazione sottostante alla pubblicazione di una foto su Facebook?

F.G: Condividere. Condividere una cosa che hai fatto con gli altri. Con la foto ovviamente è una cosa molto immediata. Perché se dovessi raccontarla ci impiegheresti un sacco di tempo e non avrebbe lo stesso impatto. Invece con quattro foto l’hai spiegato e la gente se lo vede velocemente e ha anche voglia di andarselo a vedere.

I: Quindi è più indirizzato verso le persone che hanno condiviso quello stesso event?

F.G: No no, verso tutti. Per esempio mia madre è contentissima di questo perché io vado su una volta al mese, quando va bene, non sa nulla di quello che faccio qua… Non è che se vado una domenica con gli amici le sto a raccontare quello che ho fatto: le dico “sono uscito”. Magari vede l’album e vede che ho fatto questo, ho fatto quest’altro, c’era tizia, c’era caio… Anzi questo è buffo ogni tanto: mi dice “ho saputo che…”, “e chi te l’ha detto?”, “l’ho visto su Facebook”.

Ah ecco! Voglio raccontarti un aneddoto. Ero in giro ad Ancona con un mio amico di vecchia data. Incontriamo uno che veniva a scuola con noi e che non vedevamo da anni. Quindi ci fermiamo, salutiamo, ci si racconta un po’ quello che si stava facendo, segno del fatto che non ci si vedeva da una vita… stavamo per salutarci, al che questo fa: “Oh L. ma poi l’hai fatta o no sta cena con S.?” “Cena? Ma che cena?” “Sì, quella cena che devi fare da un sacco di tempo con Sara” “No, non l’ho fatta… ma te come lo sai?” “Eh l’ho visto su Facebook” “Ah! Vabè. Ciao!” Cioè praticamente questo non ci si vedeva da anni, non sapeva più nemmeno se stavamo studiando, noi non c’avevamo idea di cosa facesse lui… però si è informato se L. poi aveva fatto una cena con S., che evidentemente sul pubblico stavano cercando di organizzare. E vedi la faccia di L… “Ma questo che ne sa?” Non sapeva neanche che la conoscesse S.

I: Per te Facebook è stato utile per riallacciare rapporti con vecchi amici e conoscenti?

F.G: Per quanto mi riguarda non esiste. Io che ho fatto amici ovviamente tutti quelli delle elementari, qualcuno delle medie, gente con cui uscivo sempre che poi non ho visto più… continuo a non vederli più e non me li cago più neanche su Facebook… È stato carino vedere magari che uno che veniva alle elementari con me, ha una figlia di due anni, è alto due metri e mezzo, è un armadio, fa il tranviere e io me lo ricordo quando era piccoletto, cicciotto, sfigato… siccome quello non lo incontrerei, perché abita in un’altra zona, è stato interessante. Però tolto il “ciao, come stai” siamo rimasti amici su Facebook ma in realtà non c’è nessun contatto. La cosa comoda è il fatto di Londra, perché comunque con le foto posso vedere magari qualche serata che fanno loro tutti insieme. Comunque li conosco tutti, quindi non è che vado a farmi affari che non sono miei. Un po’come se tenessi un po’ la traccia di quello che fanno. Senza dire poi che l’altra sera, mi è arrivato un messaggio su Facebook, dove un mio amico slovacco che lavorava con me a Londra ha pubblicato delle foto visibili solo ad un gruppo di persone, i colleghi che lavoravano a questo locale, foto delle nottate che facevamo lì dopo la chiusura tutti insieme, con un po’ di frasi nostalgiche… A me ha fatto piacere, anche perché sono tempi a cui sono molto legato. Questo è un gesto carino, autentico che poteva viaggiare solo su Facebook. Sì, poteva mandare una mail. Ma se io non c’avessi Facebook, la mail dei miei colleghi di lavoro a Londra di tre anni fa, dove le trovo? Invece con Facebook in tre secondi hai trovato tutti.



Alle 18:20, l’amico C. chiama nuovamente: questa volta F. risponde e i due si mettono d’accordo sul luogo e l’ora dell’appuntamento. Ormai interrotto il lavoro, F. apre Facebook e scorre rapidamente la pagina. In quel momento spunta l’avviso di una richiesta di amicizia. Subito controlla il profilo di questa persona: si tratta di una ragazza e F. nota ad alta voce che ha una “relazione complicata” con un suo amico: accetta l’amicizia. Spento il computer, F. si prepara per uscire. Controlla il traffico sul raccordo anulare attraverso l’iPhone, prende la giacca ed esce di casa. Durante il tragitto non riceve né effettua altre telefonate. Dovendo incontrarsi con i suoi amici non lontano da casa mia mi accompagna alla fermata della metro. Ci scambiamo il numero di telefono, ripromettendoci di incontrarci nuovamente, anche per ricambiare la sua ospitalità nei due giorni trascorsi insieme.

lunedì 22 febbraio 2010

RICERCA E DIDATTICA

Posto qui uno scambio di mail con Sara Bramani, che deve inquadrare la ricerca nella sua didattica. Penso sia interessante per gli spunti che propone questo scambio di vedute, dato che, riflettendo di didattica si torna a parlare di modalità della ricerca. Il punto è quello del tema del suo laboratorio, vale a dire la tecnologia. Che rapporto c'è tra il fatto che facciamo ricerca sulla tecnologia e il fatto che la tecnologia può essere uno strumento della nostra ricerca? Il report audio-video, il vlog di cui vagheggiamo, potrebbe riguardare tutti i rilevatori  come modalità di presentazione di parte del rapporto finale di ricerca. Pensiamoci.


daSARA BRAMANI
a"piero.vereni"
data16 febbraio 2010 12.06
oggettorilevazioni et al
proveniente dalibero.it




Ciao Pietro,
ho ricevuto l'inoltro di proposta per la collaborazione alla ricerca che hai in corso. Mi sembra un ottima iniziativa e sarò contenta di sponsorizzarla con gli studenti del laboratorio di antropologia visiva che inizierà in Marzo.
Farò senz'altro girare la mail che ci hai inviato ( lettera ai rilevatori). Nel laboratorio ci occupiamo del rapporto tra media, credenze e senso comune proponendo agli studenti di lavorare, con una microetnografia, su un tema specifico.  Avevo già deciso che il tema del prox lab ( che inizierà il 1 marzo) sarà la tecnologia ( sto ancora decidendo in merito all'oggetto specifico dei vari gruppi di lavoro)  e vista la tua recente mail ho pensato che forse potrei proporre ad uno dei gruppi di studenti ( il lab è rivolto agli studenti della magistrale di antropologia) selezionati di svolgere le rilevazioni di cui hai bisogno.
L'unica, e non piccola difficoltà che trovo, è quella di conciliare tali rilevazioni con una rappresentazione audio-visiva del lavoro di ricerca che è l'ambito specifico di riflessione e sperimentazione del lab. di antro visiva. shadowing e follow up ( riprendere  un soggetto nel tempo con telecamera ) sarebbero fantastici ma trovalo un soggetto disposto a tanto.... te ne parlo perchè trovo l'idea del tutto stimolante.

Non so, al limite potrei chiedere agli studenti di fornire a posteriori un racconto audio - visivo ( che rispetti l'anonimato dei soggetti )sull'esperienza di rilevazione magari corredata da qualche intervista sul tema del social networking  ( a te in primo luogo ) e un patchwork di immagini e suoni che forniscano spunti di riflessione e approfondimento ad ampio respiro.
Fammi sapere che ne pensi per cortesia,
un caro saluto e grazie per il tuo input
sara


Cara Sara,
scusa del ritardo con cui ti rispondo, a Roma dicono "non so più a chi dare i pezzi" ed è più o meno come mi sento.
Ok, ho pensato a come potresti gestire la questione "studenti e video" dentro un progetto come quello che sto cercando di mettere in piedi con la vostra preziosa collaborazione, e ovviamente non ho mica le idee chiare!
L'unica cosa sensata è praticamente quella che dici, tu, cioè farli lavorare a un report audio-video, un vero Vlog che potrebbero avere come compito obbligatorio (hai presente Scully che torna da umano dopo essere stato l'Avatar Navi e la dottoressa lo costringe a fare il vlog? Ecco, una cosa del genere) con tutte le complicatezze cognitive e comunicative che un vlog comporta (ne parla un poco Michael Wesch nel suo fantastico speech dato alla Library of Congress il 23 giugno 2008.Trovi il passaggio al minuto 17 del  discorso, se già non l'hai sentito), al quale sarebbe giusto aggiungere proprio quel patchwork di suoni e immagini. La strategia potrebbe essere intanto di chiedere alla povera vittima di farsi anche riprendere, ogni tanto. Sono dell'opinione che quelli che hanno accettato un programma di ricerca del genere come soggetti da indagare sono abbastanza narcisisti da sopportare anche un po' di telecamera. Già i miei rilevatori sono tenuti a registrare in audio le conversazioni con i soggetti, quindi il passaggio alla videocamera non credo sia particolarmente drammatico, e in piccole dosi può produrre comunque risultati importanti in termini di documentazione. Poi i rilevatori (in quanto studenti del tuo corso) tengono un vlog dettagliato della loro attività di rilevamento, fanno in conti con l'oralità senza interlocutore eccetera, e intanto "buttano giù appunti" etnografici su quello che hanno rilevato. Poi montano un final essay con pezzi del soggetto, pezzi del vlog e pezzi di contesto (snips dalla  rete, quello che sanno fare e che si serve). Poi, a parte, come rilevatori, presentano un rapporto di ricerca dettagliato.
Questo è quello che mi viene in mente.
Assieme a un'altra cosa. Mi ha scritto da poco Fiammetta Martegani per riprendere i contatti e mi chiedeva notizie del blog collettivo che ho appena fatto partire su questa ricerca. Dato che langue, e dato che invece mi rendo conto che le cose che poi ci diciamo tipo queste che ci siamo scritti potrebbero avere un valore generale, possiamo provare a usare quel canale come mezzo di comunicazione? Posso "attivarvi" come collaboratrici del blog in qualunque momento. Per cominciare, potremmo già postare questo nostro scambio di mail che cerca di ragionare un po' sulla metodologia della ricerca e su come incastrarla con la didattica.
Intanto che ci pensi ti saluto e spero veramente di poter cominciare una fruttuosa collaborazione!
Ciao
pv


piero vereni
via di pietralata 199/B19
00158 roma
ufficio 06 7259 5041
cell 333 98 12 520
pierovereni.blogspot.com


Il giorno 16 febbraio 2010 12.06, sabraman@libero.it <sabraman@libero.it> ha scritto:


Ciao Piero,
mi scuso altrettanto per la risposta tardiva.
Per quanto riguarda il post al blog collettivo non ci sono problemi, sono assolutamente daccordo. Credo, anzi, che sarebbe una buona idea utilizzarlo anche durante il periodo del laboratorio come canale di comunicazione e scambio privilegiato durante il work in progress tra e con gli studenti. che ne dici?
Avrei bisogno di sapere di quante rilevazioni potresti aver bisogno su Milano in modo da organizzarmi in anticipo circa  la tipologia ( oggetti e contesti fisici o virtuali d'osservazione e analisi ) dei gruppi di lavoro.
Non so quanti saranno gli studenti di questo laboratorio.
Stavo inoltre pensando alla questione del linguaggio: dal momento che uno dei contenuti ( fondanti e fondamentali)- e delle esercitazioni - previsti durante il lab consiste nel carattere socio - culturale dei significati linguistici ( campo semantico - contesti e posizionamento individuale e collettivo ) si potrebbe preparare un piccolo glossario ( ampliandolo progressivamente con i termini e le espressioni annotate durante le rilevazioni )per facilitare ai profani - mi includo nel gruppo - l'accesso al campo e all'oggetto della ricerca.
Non ho il tuo numero di cellulare, intanto ti lascio il mio: XXXXXXXXXXXXXXXX
Questa settimana la concentrerò sulla preparazione del laboratorio che inizierà lunedì prox. alle 13.30. Il tempo stringe......
in attesa di tue news ti invio un caro saluto
sara

---------- Initial Header -----------

From      : "Piero Vereni" piero.vereni@gmail.com
To          : "sabraman@libero.it" sabraman@libero.it
Cc          :
Date      : Thu, 18 Feb 2010 13:55:12 +0100
Subject : Re: rilevazioni et al


Cara Sara,
l'utilizzo che ipotizzi per il blog è esattamente quello che avevo in mente, quindi basta iniziare provandoci.
Il mio cellulare è qui, in fondo a ogni mia mail, nella firma.
Per il glossario, mi sembra una buona idea. Mi dai un esempio di un paio di voci che ti potrebbe interessare inserire così capisco a che livello intendi proporlo?
Ciao e a presto
Il giorno 22 febbraio 2010 09.22, sabraman@libero.it <sabraman@libero.it> ha scritto:


Si sono incrociate le mail,
in realtà pensavo molto semplicemente alla terminologia impiegata dai soggetti ( scritta e orale ) della ricerca per definire e definirsi nel loro ambito. termini come vlog, ( ma anche blog per alcuni )o snips etc. non sono di uso comune. Immagino che l'utilizzo e il possesso di questo linguaggio sia fondamentale sia nei termini dell'appartenenza ( confini/ distanza e vicinanza culturale) dei soggetti a un certo panorama mediale  sia come parte essenziale dell'osservazione e dell'analisi nelle rilevazioni. ( espressioni idiomatiche et al)
Come profana della materia non so indicarti con esattezza i termini in questione ma, forse, attraverso la lettura delle rilevazioni già fatte ( mail precedente ) potrei farmene un'idea più chiara.

ti chiamo senz'altro in settimana, se ci sono dei momenti in cui ti disturbo meno fammi sapere per cortesia. io sono in ferie obbligate per chiusura e riorganizzazione della struttura dove ho un lavoro fisso( sig!)quindi dedicherò gran parte della settimana all'organizzazione e preparazione del lab.

Date      : Mon, 22 Feb 2010 10:27:55 +0100

mercoledì 17 febbraio 2010

SHADOWING DEL SOGGETTO NUMERO 1, L. S., SEGUITO DA CHIARA SCIORILLI

SHADOWING DEL SOGGETTO NUMERO 1, L. S.


STORIA DI VITA DEL SOGGETTO

Il soggetto da me seguito nei giorni 10, 11, 12 Febbraio 2010 è una ragazza di 22 anni appena compiuti, universitaria, sostenuta economicamente dai genitori, attualmente in Erasmus a Granada, nel periodo che va da Settembre 2009 a Luglio 2010. I genitori hanno conseguito il divorzio nell’anno 1996, quando lei aveva nove anni. Il padre è dirigente dei Vigili del Fuoco, la madre è infermiera. L.S. ha due sorelle più grandi , una di ventisette anni, l’altra di diciotto e due sorellastre nate dall’unione del padre con una donna di dieci anni più giovane, una di sei anni, l’altra di tre.

Per due anni frequenta l’istituto turistico Marco Polo, per poi cambiare scuola e conseguire il diploma all’Istituto per Ragionieri e per Geometri Michelangelo Buonarroti Nel 2007. Si iscrive alla facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Attualmente è iscritta al terzo anno, in regola con gli esami.

Ha lavorato in passato come hostess e partecipato come pubblico in alcuni programmi televisivi.

Frequenta perlopiù ragazzi e ragazze della sua età, con provenienza sociale e abitudini simili alle sue. Frequenta molti locali, soprattutto discoteche, sia a Roma che a Granada, lavorandovi saltuariamente come hostess e accompagnatrice ai tavoli.

Da tre anni non ha una relazione sentimentale stabile.



GIORNO 1:

• Alle 13:35 si sveglia, accende il computer alle 13:45. Si connette subito a Facebook (è perennemente on line); per prima cosa apre la posta privata e trova un messaggio di un’amica; risponde subito, spiegandomi che il messaggio era l’aggiornamento di una serata. In seguito passa a visionare le notifiche (diciassette, tra commenti a foto, tag in un album e commenti a vari stati) e gli inviti agli eventi (cinque, due inviti di discoteche spagnole e tre italiane) ai quali risponde dicendo se parteciperà o meno. Segnando l’adesione all’evento in Spagna ci si mette in lista per la serata e si hanno così degli sconti o degli ingressi gratuiti; è per questo che lei si è iscritta a tutti i gruppi dei maggiori locali granadini e risponde positivamente agli inviti che riceve. Scorre poi la home, commenta due stati di amici di Roma.

• Alle 14:00 circa si connette anche a Skype, mi spiega che lo fa solo per vedere chi c’è. Non parla con nessuno, ma rimane sempre con lo stato “libero”. Si disconnette dopo cinque minuti perché nessuno “di interessante” è in linea.

• Le chiedo che utilizzo fa solitamente di Messenger e mi dice che nell’ultimo periodo lo usa molto meno (un uso inversamente proporzionale a quello che invece fa di Facebook); quando si connette è quasi sempre su invisibile, parlando solo se vede qualcuno di interessante che si connette.

• Le chiedo che uso fa dell’e-mail (ho notato che finora non ha controllato la posta). Mi spiega che ha due account, uno Hotmail che non controlla mai (sebbene lo usi come indirizzo su Facebook e su Messenger) e uno Libero per “le cose serie”, come recapito per l’università, la banca etc. Su Libero le scrive quasi tutti i giorni il padre, perciò lo controlla almeno una volta al giorno.

• Continua a stare su Facebook on line; nell’arco di un’ora parla tramite chat con un suo amico di Roma (che le fa gli auguri in ritardo) e con F., un ragazzo italiano, anche lui in Erasmus a Granada, con cui L. ha avuto dei “trascorsi sentimentali”, anche se ora, mi spiega, sono solo amici. Con F. parlano di cosa fare la sera.

• Nel frattempo modifica alcune foto recenti, usando il programma base di Windows Vista. Le chiedo se sa usare programmi come Photoshop o simili e mi risponde di no.

• In questo lasso di tempo non le arrivano chiamate o messaggi. Ha, comunque, sempre accesi e vicino a sé due cellulari, uno con il numero italiano (che usa per sentire principalmente i genitori) e uno con il numero spagnolo (che usa, invece, per sentire le persone conosciute a Granada).

• 15:22 riceve un messaggio di posta privata su Facebook; è la condivisione di un gioco (i destinatari, quindi, sono più di uno) in cui bisogna calcolare dei punti in base a quante cose strane si sono fatte secondo un elenco di una trentina di voci. Lo facciamo insieme e L. coinvolge anche un coinquilino.

• Dalle 16:00 alle 17:00 circa si allontana dal computer per mangiare con gli altri coinquilini, rimanendo connessa su Facebook. Verso le 17:00 torna al computer, cercando delle informazioni si Internet (indagini sulla Banda della Magliana e altri gialli storici; mi spiega che è sempre stata molto incuriosita dai delitti irrisolti). Controlla comunque Facebook ogni cinque minuti per vedere se le è arrivata qualche notifica o cose simili.

• 17:07 le arriva una notifica (un commento di una sua amica al suo stato); L. commenta a sua volta. Commenta un altro stato, stavolta di un ragazzo di Granada per chiedere cosa si fa la sera.

• 17:08 controlla il profilo di un ragazzo di Granada (anche con questo, mi spiega, ha avuto “dei trascorsi”). Guarda sue foto di qualche mese fa (le ri-guarda, nella maggior parte di queste c’è anche lei o sono state direttamente caricate da lei stessa).

• 17:10 va sul gruppo di Facebook di ESN, un’associazione di ex studenti Erasmus che organizza viaggi e escursioni. E’ particolarmente interessata al viaggio che si farà a Maggio in occasione dell’apertura estiva dei locali a Ibiza. Controlla quindi la bacheca del gruppo e chi ha già dato conferma della sua partecipazione. Tra questi conosce qualcuno.

• 17:12 controlla chi è in chat (centodiciotto persone su ottocentocinquantaquattro amici). Contatta un altro ragazzo di Granada, P., solo per salutarlo.

• Mi fa vedere poi il suo profilo: ha ottocentocinquantaquattro amici, mi spiega di avere Facebook da due anni circa e di non ricordare tutti i suoi contatti. Molti sono persone che sente quotidianamente, ma molti sono persone conosciute di vista o comunque con le quali non ha un livello di conoscenza approfondita. Sul suo profilo, a lato, compare il risultato di un test creato da un suo compagno di università; il test si chiama “Quale personaggio di Lettere a Tor Vergata saresti?” e come uno dei cinque possibili risultati c’è proprio lei, con la seguente descrizione: Viva la vidaaaaaa! Per te l'università prima che una fonte di cultura è una fonte di pettegolezzi e conoscenze! Sai tutto di tutti , non c'è cosa che succeda che tu non ne venga a conoscenza per prima. Conosci un sacco di persone, sei empatica, solare e non hai un bellissimo rapporto con le lezioni!. Sotto gli esami ti metti sotto quando vuoi e quanto puoi e non sempre brilli, ma la tua carriera ti è sufficiente per guadagnarti l'erasmus!

Sul suo profilo a lato, inoltre, compaiono come informazioni generali la rete (Università di Roma Tor Vergata), la situazione sentimentale (single), la data di nascita (8 Febbraio 1988) e la città in cui si trova adesso (Granada). E’ attualmente taggata in quattrocentosessantaquattro foto e sei video. Ha caricato nel corso del tempo settantanove album fotografici, è iscritta a duecentotrentatre gruppi e è fan di centotrentacinque pagine.

• 17:15 controlla il suo gruppo: è stato creato recentemente da un ragazzo a Granada e raccoglie cinquantasei membri; mi fa vedere chi sono e controlla se qualcuno si è aggiunto o se c’è qualche nuova scritta in bacheca. Il nome del gruppo è “Per quelli che adorano L.S.”.

• 17:17 va sulla bacheca del gruppo “Quelli che hanno passato il Capodanno nella tana dello scoiattolo”, spiegandomi che a questo gruppo sono iscritti molti dei suoi amici con cui ha affittato un casale vicino Perugia per trascorrere il Capodanno. Qui hanno caricato le foto di quei giorni. Non ci sono nuovi post e esce subito.

• Mi racconta che tempo fa ha creato un gruppo per un suo amico “Anch’io in giro per il mondo con Federico non mi sono mai persa”.

• 17:18 riceve una chiamata di due minuti sul numero spagnolo: è D., una ragazza conosciuta in Erasmus con cui ha stretto un legame più forte rispetto a molti altri. Nella breve chiamata D. avverte che sta per passare a casa di L. per prendere un caffè e prendere le foto di due sere fa.

• Aspettando questa ragazza, inganna il tempo facendomi vedere le foto sul profilo di una sua amica che verrà a trovarla in Spagna il prossimo mese.

• 17:21 si allontana dal computer lasciandolo connesso.

• 17:32 condivide, dopo averlo commentato, un post visto sul profilo di uno dei suoi contatti: “Due cose che cambiano la vita, innamorarsi e andare in Erasmus”.

• 17:33 riceve un messaggio sul numero italiano dalla madre.

• 17: 40 arriva D. con il suo ragazzo e tutti insieme, anche con l’altro coinquilino, guardiamo le foto della sera prima (era il compleanno proprio di L.S., festeggiato con una cena a casa con una ventina di persone prima di andare a ballare). L. e D. parlano faccia a faccia delle stesse cose di cui quotidianamente discutono per chat (ultimi pettegolezzi nel gruppo di conoscenze Erasmus, serate da organizzare, viaggi da prenotare, aggiornamenti sull’instabile situazione sentimentale di D.). Ci prendiamo poi un caffè tutti insieme e L. esce con me, D. e il ragazzo.

• 18:19, quindi, esce e spegne il computer.

• Torna a casa per cenare con me e il coinquilino.

• 22:14 si riconnette aspettando di uscire. E’ di nuovo su Facebook, rimane on line per una mezz’ora, non chattando con nessuno, continuando a scorrere la home e commentando qualche stato.

• Poco prima delle 23:00 usciamo insieme io, L.S. e il coinquilino. Raggiungiamo altri ragazzi a una festa a casa, prima di andare a ballare in un locale. In questo lasso di tempo non riceve chiamate sui telefoni cellulari.



GIORNO 2:

• L. si sveglia verso le 15:00, si connette a Facebook per non più di dieci minuti.

• 15:20 spegne il computer e pranza con me e il coinquilino.

• 16:42 si connette a Facebook, ma non è sempre al computer; nel frattempo sbriga alcune faccende domestiche.

• 17:15 torna al computer; è connessa solo a Facebook e inizia a parlare su chat con F. e D. (entrambi di Granada) discutendo di cosa fare la sera e come organizzare il viaggio a Cadiz in occasione del Carnevale. La comunicazione in chat è partita da loro e non da L.

• Controlla l’ultimo album fotografico pubblicato da D. e tagga tutti (sono le foto dei festeggiamenti del suo compleanno).

• Commenta lo stato di un suo amico, continuando a chattare con F. e D. L’argomento principale con entrambi è ora la serata di ieri sera. L. chiede a D. se passa a casa a prendersi un caffè. D. non sa se farà in tempo e rimangono che si risentiranno dopo per decidere.

• 18:15 riceve un sms dalla madre sul numero italiano, dicendole che è prevista neve a Roma per i prossimi giorni. L. scorre la home e intanto risponde alla madre con un altro sms.

• Contatta per chat, sempre su Facebook, altri due ragazzi, P., e G., un suo amico in Erasmus a Cadiz, sempre per organizzare il Carnevale.

• Chiedo come mai oggi abbia acceso solo Facebook e mi risponde che è stanca e connettersi anche a Messenger e Skype sarebbe troppo impegnativo. Non ha consultato nessun’altro sito Internet nel frattempo.

• 18:21 chatta con A., un’amica di Granada. Le racconta la serata di ieri, dato che A. non è uscita, aggiornandola sui posti in cui è andata e sulla gente che c’era. Dopo pochi minuti interrompono la comunicazione rimanendo d’accordo che A. sarebbe passata la sera per portarle un pensierino in occasione del compleanno passato.

• 18:23 la contatta per chat M., un suo amico dell’Università, che le chiede di connettersi a Messenger perché le vuole parlare. L. si connette e M. le fa una videochiamata. Lei non ha la webcam, lui si vede ma non si sente, così lei parla e lui risponde tramite chat. Intanto L. continua a parlare tramite la chat di Facebook con A.; M. le racconta che sta iniziando a uscire con una loro amica in comune; L. gli racconta la serata appena trascorsa e poi iniziano a parlare degli esami universitari. In seguito parlano di una festa a Roma in cui dei loro conoscenti sono arrivati alle mani, poi di gossip su persone che conoscono. Ogni tanto L. controlla la home di Facebook.

• 18:40 finisce la videochiamata. Torna definitivamente su Facebook, restando connessa su invisibile a Messenger. Va a vedere il profilo di un ragazzo di Granada (che dice essere molto interessante); quindi passa a guardare le foto e a commentare il fatto che sia molto bello; purtroppo però, mi spiega, non lo vede molto in giro e si sentono quasi esclusivamente su Facebook.

• 18:48 va sul profilo di un altro ragazzo di Granada e, ancora, guarda le foto. Dopo due minuti si stanca e torna sulla home, perché dice che è poco interessante.

• 18:51 decide di fare un mini sondaggio su cosa le gente voglia fare la sera; guarda in chat chi è connesso e contatta tre persone, tutte di sesso maschile. Oltre all’argomento serata, esce anche quello del carnevale di Cadiz.

• 19:03 contatta per chat due dei suoi amici in Erasmus a Cadiz, che le dicono che per il Carnevale si vestiranno tutti da puffi.

• 19:08 si disconnette e spegne il computer per andare a farsi una doccia.

• 19:30 si riconnette solo a Facebook; parla per chat con D., e altri tre ragazzi di Granada. L’argomento è sempre quello di prima, ovvero organizzare qualcosa da fare la sera.

• Guarda nel frattempo le foto che appaiono sulla home, perlopiù caricate da ragazzi in Eramsus (è più interessata a queste che non a quelle riguardanti eventi e serate romane).

• Va sul profilo di C., una ragazza di Granada, per vedere se ha caricato delle foto; quelle a cui è interessata non ci sono, così va a vederne altre, raccontandomi che con C. qualche tempo fa ha avuto un piccolo diverbio su Facebook e mai di persona (tutto è iniziato quando C., convinta che L. ce l’avesse con lei, le scrive un messaggio pubblico in bacheca in tono molto polemico, immediatamente cancellato da L., che ha continuato la discussione in privato sulla posta. Non hanno mai chiarito di persona e ora a malapena si salutano quando si incontrano).

• Torna sulla home e da lì va sul profilo di un suo amico di Roma per farmelo vedere, rendendomi partecipe del fatto che verrà a trovarla presto in Spagna.

• 20: 12 si connette anche a Skype perché la chat di Facebook non funziona bene. Per ora non contatta nessuno.

• Guarda le foto scattate negli ultimi giorni, in particolare si sofferma su quelle modificate da lei e ne seleziona alcune (diciannove) da far stampare. Me le fa vedere e da lì passa a guardare altri album (i più svariati, da vacanze a amici di Roma).

• 20:18 è contattata in chat su Skype da D., che la avverte che è tornata a casa. Le chiedo come mai con D. (e solo con lei) utilizza la chat di Skype (che più raramente viene usato da L. come (video)chiamata, riservata perlopiù ai genitori) e mi spiega che a D. non piace la chat di Facebook, troppo scomoda e poco funzionale (comunque anche D. è sempre on line su Facebook).

• 21:20 riceve uno squillo sul numero spagnolo; è A. che si deve far aprire (il citofono non funziona da giorni, perciò lo squillo significa “sono qui sotto, aprimi”). Nel frattempo continua a scorrere la home di Facebook e a guardare foto, anche di soli conoscenti.

• 21:21 aggiorna lo stato. Entra A.

• Fino alle 22:06 chiacchieriamo con questa ragazza; il computer rimane acceso pur non essendo usato. Alle 22:06 lo spegne, dicendo che a casa sua a Roma spesso rimane connessa anche quando esce e che perciò qui in Spagna molte volte se lo dimentica acceso.

• 00:42 finita la cena riaccende il computer, si riconnette a Facebook e contatta tramite chat un altro ragazzo di Granada, chiedendogli se ha intenzione di andare a Siviglia per l’evento White Sensation che si svolgerà due settimane dopo.

• Guardiamo tutti insieme (io, L., A., e il coinquilino), le foto sul profilo di A., che ci racconta dei suoi ex e di una vacanza in Grecia, documentando il tutto con immagini.

• 00:57 il coinquilino di L. propone di andare insieme su Chatroulette, un sito che offre un servizio di video-chat gratuito e molto particolare; consente, infatti, di poter chattare con un utente per volta, a caso, tra quelli connessi da tutte le parti del mondo. Si entra nel sito, si clicca sul pulsante “play” e si consente a Chatroulette di accedere alla webcam; subito appare un utente a caso che può essere cambiato semplicemente cliccando sul pulsante “next” e questo può fare altrettanto, dando vita così a una specie di zapping virtuale. Quando il partner che abbiamo davanti “è di nostro gradimento”, si può iniziare una conversazione per chat e/o per webcam. Passiamo così quasi un’ora, rendendoci conto che quasi nessuno degli utenti connessi vuole iniziare una comunicazione; i più sono ragazzi, in piccoli gruppi, in cerca di curiosità e stranezze. Le ragazze sono quasi sempre sole, una di loro con cui riusciamo a parlare per pochi secondi prima di essere “cambiati”, ci dice di essere lì solo per “ammazzare in tempo”. Molti si masturbano.

• 01:46 L. torna su Facebook per mandare un messaggio di posta privata a Q., un suo conoscente di Roma di cui avevamo parlato durante la cena (questo ragazzo ha deciso di venire a trovarla a Granada da solo; il coinquilino fa notare a L. che molto probabilmente questa decisione nasconde dell’interesse e che quindi L., se non è interessata, dovrebbe chiarire la situazione. L. nega ma poi ci ripensa e decide di sentirlo per chiedergli che intenzioni abbia con lei).

• 01:52 si connette anche a Skype per parlare con D. (che le ha appena chiesto sulla chat di Facebook di parlare su Skype). Chattano per quasi venti minuti di ragazzi e del fatto che D. il giorno dopo debba studiare. Durante la conversazione L. esce da Facebook.

• 02:13 A. va via e L. spegne il computer per andare a dormire. Rimaniamo soli noi tre, chiacchieriamo una decina di minuti, dopo di che L. va a dormire.

GIORNO 3:

• 14:00 circa si sveglia e accende subito il computer. Controlla la posta su Libero, non trova nuove e-mail.

• Ci accorgiamo che sta nevicando, L. fa foto e video alla neve sul balcone di casa.

• Trova tre sms sul numero italiano: sono la madre, il padre, la sorella che la informano che a Roma in mattinata ha nevicato. Risponde a tutti e tre con sms, sempre dal numero italiano.

• 14:15 accede a Facebook; aggiorna due volte lo stato dicendo che vuole vedere anche lei la neve a Roma, dato che è un evento così eccezionale. Poi inizia a nevicare anche a Granada, così modifica di nuovo lo stato. In tre lo commentano e L. commenta a sua volta.

• Contatta per chat una ragazza di Granada, momentaneamente in Italia per problemi di studio e che presto tornerà in Spagna.

• Scorre la home, controlla gli eventi, ma sono tutti di Roma, quindi conferma la sua non partecipazione. La home è intasata di stati e foto della neve a Roma (c’è chi ha caricato foto e video nel momento stesso in cui nevicava); nascono gruppi a questo riguardo e link che molti condividono. L. guarda le foto della nevicata romana caricate dalla sua migliore amica, S., praticamente in diretta la mattina.

• Controlla la posta di Facebook: ha tre nuovi messaggi. Uno è appunto di S., che le parla della nevicata romana; uno è di un ragazzo di Granada che le chiede com’è finita la serata dell’altro giorno dal momento che lui è tornato a casa prima; l’ultimo è Q. al quale ha scritto la sera prima. Per il momento decide di non rispondere.

• 15:00 stacca tutto per pranzare.

• 16:20 le arriva un sms sul numero italiano; è ancora Q. che insiste per avere una risposta.

• 16:43 si riconnette a Facebook; ha una mail di una ragazza (ex di un suo amico di Granada), che la avverte che la cancellerà dai suoi amici, perché deve troncare qualsiasi contatto con il mondo del suo ex fidanzato. Nella mail si sottolinea comunque l’affetto che c’è tra le due. Risponde subito dicendo che capisce la situazione.

• La contatta D. sulla chat e parlano di una scommessa vinta a proposito di un ragazzo.

• Decide di rispondere a Q. sulla posta privata (NB i due sono on line sulla chat ma scelgono la messaggeria non istantanea). I due sembrano essersi chiariti.

• 16:53 si connette a Skype e chatta con D. perché la chat di Facebook funziona male. Nel frattempo controlla chi è in linea su Facebook . Chattando con D. viene fuori il discorso del tempo; L. commenta il fatto che stia nevicando, D. risponde che neanche se ne era accorta perché dalla mattina non si era mai affacciata.

• Invece di chattare su Skype, D. la chiama (no videochiamata), ma non riescono a prendere la linea, così L. richiama D.

• Mentre parla con D. (ora è entrato nella conversazione anche il “ragazzo” di D.), viene contattata sulla chat di Facebook da P. che vuole sapere se ci sono novità per la serata.

• La chiamata dura sette minuti.

• 17:02 su Facebook una sua amica di Roma le commenta lo stato sulla neve; lei risponde. Poi commenta un post di D. (hanno appena attaccato su Skype). D. risponde.

• Scorre la home. Scorre la chat decidendo a chi scrivere; contatta la sorella, parlando della neve.

• Aggiorna lo stato taggando una sua amica, che a sua volta risponde subito commentando. La cosa va avanti per cinque commenti totali.

• Guarda delle foto sul computer.

• 17:11 spegne Skype perché dice di non dover più parlare con nessuno.

• Continua a guardare le foto.

• 17:32 commenta e clicca il “mi piace” sullo stato di un ragazzo (un conoscente) di Granada.

• 17:36 si disconnette.

• 18:24 riaccende Facebook; legge un altro messaggio sulla posta privata di Q. e gli risponde subito. Sono rimasti d’accordo che lui verrà a trovarla a Marzo e sarà ospite in casa sua.

• 18:31 mentre guarda le foto delle serate delle sue amiche a Roma la contatta un altro ragazzo ancora, sempre di Granada, chiedendole cosa si fa la sera.

• 18:33 arriva l’ultima mail sulla posta privata della ragazza che ha deciso di cancellarla dai suoi contatti, ribadendo ancora il suo affetto e scusandosi per questo gesto.

• 18:34 contatta per chat P., chiedendogli se ci sono novità sui programmi per la serata.

• Controlla la home, guarda le foto sulla neve che continuano ad essere pubblicate e apprende che tutti i suoi amici di Roma stasera andranno in uno dei suoi locali preferiti.

• Legge i post sulla possibile retrocessione della Lazio in serie B, provocando e prendendo in giro il coinquilino.

• 18:36 va sul mio profilo e commenta il mio stato (io sono accanto a lei); è un gioco e per questo ci prendiamo in giro.

• Continua nel frattempo a chattare con P.

• 18:39 continua il rapido sondaggio su cosa la gente faccia la sera e contatta un altro ragazzo, che però ancora non ha programmi.

• Va sul suo gruppo e controlla se si è iscritto qualcuno; scherza con il coinquilino che la prende in giro sul fatto che i membri siano solo cinquantasei su più di ottocento amici.

• Chiacchiera con me e il coinquilino, lasciando il computer acceso e essendo sempre connessa a Facebook.

• 18:52 spegne il computer e girovaga per casa, senza fare nulla in particolare.

• 19:00 riaccende il computer e inizia a modificare alcune foto di Granada. Il programma usato è sempre quello di Windows Vista.

• Si connette a Facebook e trova un altro messaggio di Q. sulla posta privata e gli risponde. Fa vedere a me e al coinquilino le foto sul profilo di Q., dato che non lo conosciamo.

• 19:38 si connette anche a Skype, inizia a chattare con la madre e con D. La madre le dice che si è quasi fidanzata e la prende in giro sul fatto che ora in famiglia solo lei sia rimasta single. L. risponde di stare bene così; iniziano a parlare di sesso. Con D. parla di cosa stiano entrambe facendo.

• Scorre nel frattempo la home di Facebook e mi fa notare l’ultimo aggiornamento della situazione sentimentale della ragazza dell’altro coinquilino polacco: è passata da “fidanzata ufficialmente” a “single”. Così L. va a curiosare sul profilo del ragazzo, che è invece passato da “fidanzato ufficialmente” a “relazione complicata”.

• Decide di contattare per chat un po’ di gente di Granada (tutti ragazzi, a parte D.) per fissare un appuntamento per mezzanotte nel solito punto d’incontro. Tutti rispondono affermativamente.

• 20:21 spegne il computer per cenare.

• 21:34 si riconnette a Facebook per un’ora circa, durante la quale non parla con nessuno, ma tagga delle foto pubblicate da altri, scorre la home e commenta uno stato e delle foto.

• 22:25 si disconnette e spegne il computer. Esce subito dopo.