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domenica 21 novembre 2010

Corpi elettivi

Mi faccio portavoce del gruppo cinema e pubblicità del laboratorio di antropologia visuale della Bicocca; sebbene le grandi linee di quanto è qui di seguito esposto sono originate dalla collaborazione tra tutti i partecipanti al gruppo, la messa in forma è mia e quindi mie dovrebbero essere le colpe di eventuali errori e inesattezze.

Partiamo con una premessa: di film che parlano di social network e di interazioni che si svolgono in questo ambito non ce ne sono tanti ed è quindi necessario allargare in qualche modo la definizione di social network per poter avere una base di film da cui partire.

Per farla breve nella nostra scelta considereremo pertinenti tutti qui film in cui una (nuova) possibilità tecnologica permette di collegare due o più persone oltre i vincoli spaziali e/o temporali e di creare così un nuovo spazio-tempo dell'interazione che deve quindi essere riempito di significati. Questa definizione ha il vantaggio di non considerare l'opposizione reale/virtuale che rimane a mio avviso una opposizione non utile dal punto di vista di un analisi dell'esperienza: gli incontri, le azioni e le emozioni vissute attraverso un computer (e le loro conseguenze sulle persone) non sono meno reali che il computer col quale interagiscono: un biglietto di aereo virtuale comprato per raggiungere a Malmo un amico svedese con cui gioco online a Warcraft mi permette di arrivare a destinazione proprio come un biglietto cartaceo (reale secondo la definizione corrente, ma sempre una convenzione frutto di un accordo sul significato di quel pezzo di carta).
Questa indipendenza dal concetto di virtuale dischiude inoltre la possibilità di fare dell stesso un oggetto dell'analisi, di indagare quindi su quali basi una realtà virtuale è (o non è) opposta a una realtà reale e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di operare ad in una tale modalità.

Definendo in questo modo il campo di ricerca, l'indagine rimarebbe tuttavia ancora troppo vasta e rispondere alle domande qui sopra andrebbe sicuramente oltre le nostre possibilità d'analisi (sicuramente per questioni di tempo, probabilmente per inesperienza).
Restringere il campo è allora necessario: focalizzarsi su un solo aspetto dell'esperienza che a fronte delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie ha dovuto riadattarsi e reinventarsi può forse offrire l'occasione di scendere più in profondità.

La nostra scelta è di cercare di comprendere l'uso e le trasformazioni che i corpi, le loro rappresentazioni e le loro presentazioni subiscono una volta entrati nello spazio/tempo generato dall'uso delle nuove tecnologie. Che immagine del nostro corpo mettiamo in scena quando
possiamo coscentemente decidere (e fino a che punto la volontà può influire è già una domanda interessante da porsi), che immagine darne? In che maniera si lega al corpo (o ai corpi) che già si possiedono? Come il cinema, che già è rappresentazione e quindi è già in una certa misura familiare a questo problema, parla di questi corpi che possiamo chiamare corpi elettivi?

Al fondo di tutto credo però che sia a una domanda più profonda che ci si potrebbe porre. Perché si pensa che un corpo elettivo, ricreato solo attraverso la volontà e i desideri personali, possa a volte essere più pertinente e sentito come più proprio, che il corpo (stavo per scrivere reale, ma sarei caduto nella dicotomia reale/virtuale che voglio evitare come strumento analitico) sviluppato durante l'intera vita?
Da dove viene l'idea che la mente possa creare un corpo più vero e più rappresentativo di sè stessi rispetto al corpo che ci siamo pazientemente e a volte dolorosamente costruiti attraverso la nostra storia?

Insomma: perché questa supremazia del pensiero, che può scegliersi il corpo che preferisce, come se questo fosse un accessorio?
Sì, Cartesio, sto parlando a te!

Per concludere una lista non conclusa e dei film che potrebbero essere utili per uno studio di come il come il cinema rappresenta i corpi elettivi e le loro proprietà.
- Inception : ok qui si va oltre i corpi, e anzi in un certo senso potrebbe essere interessante chiedersi perché così poca attenzione.
- Avatar ;
- Matrix ;
- Tron ;
- L'autre monde : qui il link ci da una mezza analisi e suggerisce i due ultimi film;

Qualcuno ha qualche altro suggerimento?.

martedì 18 maggio 2010

Abstract per call for paper

Ciao a tutti. Grazie a Ambra Zaghetto per il suo ottimo lavoro di rilevazione etnografica, credo che si sarà un bel po' da lavorare con il materiale raccolto.
Vi informo che io e Sara Bramani abbiamo spedito alla rivista Etnografia e Ricerca Qualitativa il nostro abstract per il numero speciale New Groups and New Methods? The Ethnography and Qualitative Research of Online Groups che sarà pubblicato nel 2011. Mi dispiace di non aver fatto circolare la bozza dell'abstract qui sul blog per poterla veramente discutere e concludere assieme, ma i miei tempi sono stati particolarmente ristretti queste settimane (questo semestre, direi) e ho dovuto chiudere limitandomi a fondere le mie idee e quelle di Sara, per rispettare la scandenza del 15 maggio. Spero comunque che siate interessati a partecipare alla stesura dell'articolo, se dovessero accettare la nostra proposta, che vi copio qui sotto.

Il mondo scompare se il computer si rompe? Un esperimento collettivo con le identità e i gruppi online.
Autore proponente: ricercasocialnetworks - Roma Tor Vergata, Milano Bicocca
[Il nome collettivo è quello di un blog (ricercasocialnetworks.blogspot.com) in cui alcuni studenti universitari, coordinati da Piero Vereni (Tor Vergata) e Sara Bramani (Bicocca) stanno lavorando proprio sulla metodologia della ricerca etnografica delle identità (individuali e collettive) aggregate online. Dato che il nostro lavoro è intenzionalmente e non solo ritualmente concepito come “di gruppo” firmiamo questo abstract a nome del gruppo stesso. Se il saggio venisse accettato, nella versione definitiva verranno riportati i nomi dei singoli autori identificando i loro specifici contributi.]


La domanda del titolo, formulata da un sessantenne milanese, è stata raccolta durante la fase etnografica di ricerca sul rapporto tra social networks e senso comune, e riflette molto bene i processi di differenziazione sociale ed economica che le nuove tecnologie contribuiscono a produrre.
In questo saggio intendiamo presentare i risultati di ricerca del gruppo “ricercasocialnetworks”, che discute la propria ricerca attraverso un blog collettivo (ricercasocialnetworks.blogspot.com) e che è nato dall’intento primario di fornire una rappresentazione etnograficamente adeguata di quel complesso fenomeno sociale che va sotto l’etichetta “social networks”, analizzando le configurazioni di significato emergenti attraverso l’engagement dei soggetti con questi nuovi strumenti di socialità.
L’intento del gruppo è quello di superare sul piano della documentazione il livello rigidamente rappresentazionale e linguistico delle survey e offrire invece un’analisi anche delle pratiche di consumo effettivo dei social network.
Per questa ragione, una delle modalità di ricerca attuate è stata quella dello shadowing: il rilevatore affiancava per alcuni giorni (mediamente tre) il soggetto nelle sue pratiche di consumo dei media, inscrivendo queste pratiche dentro la storia di vita raccolta all’inizio della ricerca.
Questa metodologia di ricerca è stata in alcuni casi integrata da riprese audio/video che, una volta montate in un “documentario privato” possono essere discusse assieme al soggetto della rilevazione per incrementare, attraverso il suo feedback, la profondità dell’analisi. Allo shadowing si sono abbinate interviste mirate con soggetti specifici (anziani, giovani) su specifici temi (ricostituzioni offline di gruppi online; relazioni personali online/offline), a loro volta oggetto di discussione nel blog del gruppo.
Parte del materiale videoregistrato (shadowing, interviste, discussioni tra membri del gruppo) è stato montato e postato sul blog, a sua volta commentato per iscritto e con videoposts.
L’utilizzo dei mezzi audiovisivi di registrazione sia nella fase etnografica di ricerca, che in quella della trasmissione e della comunicazione delle conoscenze acquisite sul campo, ci ha consentito di analizzare i media da una prospettiva antropologica, attraverso l’utilizzo dei media stessi come strumenti di analisi.
Il quadro complessivo è quello di una metodologia omogenea al soggetto indagato, vale a dire una struttura d’analisi social per indagare i social networks. In questa chiave d’utilizzo, i mezzi audiovisivi di registrazione e il loro uso attraverso canali online sembrano fornire un contributo prezioso nell’impegno analitico di cogliere il rapporto tra le rappresentazioni a livello mediatico (codifica/decodifica) e le pratiche d’uso a livello del senso comune (la costruzione del sé, gli spazi e i tempi dell’immaginario sociale, le forme e i contenuti delle interazioni sociali).

mercoledì 28 aprile 2010

Shadowing, prima rilevazione

Buongiorno a tutti,
ieri ho svolto la mia prima rilevazione seguendo la metodologia dello shadowing. E' molto difficile dirvi in sintesi come è andata; direi genericamente molto bene, ma si è trattato di un'esperienza molto complessa, oltre che molto faticosa, per cui vorrei poco alla volta postare una relazione ben fatta per permettervi di condividere le mie osservazioni e riflessioni. Vi chiedo un po' di pazienza perchè (shifto da pubblico a privato), come accennavo a lezione, domenica pomeriggio i ladri sono entrati in casa mia mentre portavo il mio bimbo a comprare un gelato. Mi hanno rubato tutto il rubabile e anche cose che non aveva alcun senso rubare, compreso il pc, nel quale avevo tutto il mio lavoro di ricerca, studio e tutto quello che concerne la mia professione, oltre a buona parte della mia vita privata. Oltre al danno la beffa: il ladro si è ferito entrando e ha imbrattato la mia casa e la biancheria di ogni cassetto di sangue. Insomma un orrore. (sono fatti privati, ma avevo bisogno di condividere: anch'io sto cercando una dimensione costruttiva con la quale partecipare ai SN. Tornando alla rilevazione, oggi pomeriggio installerò il nuovo pc, per cui a breve dovrei riuscire a cominciare a scrivere la relazione.
A caldo vi dico che è stato bellissimo; il soggetto osservato e il suo ambiente di vita e lavoro sono così lontani da me che ho avuto una sensazione di vero e proprio shock culturale, ma questo ha contribuito a farmi mettere in discussione le cornici da cui partivo per la mia osservazione, per cui è stato molto utile.
Non so esattamente chi avesse individuato il soggetto (lei è stata molto vaga in merito), ma mi complimento perchè per la nostra ricerca si è rivelata una fonte preziosissima. Nella mia relazione contavo di condividere con voi la sua attività con i SN che, presumo, si interrompe solo quando lei va a dormire (e mi sembra di capire dorma pochissimo). Vorrei inoltre (e qui chiedo l'opinione dei prof.) utilizzare uno stile narrativo, perchè mi consentirebbe di passare con naturalezza dall'analisi dei dati raccolti alle mie sensazioni e impressioni mentre li raccoglievo, che sono sicuramente importanti, dato che hanno determinato il mio modo di osservare.
E' stato fondamentale l'uso della videocamera come strumento di osservazione; a questo però ho affinacato numerose pagine di note scritte, proprio per non tralasciare il tono emotivo, le impressioni e opinioni che venivo via via sviluppando.
Ora mi pongo uno scrupolo e vorrei avere la vostra opinione: se la persona dovesse entrare nel nostro blog e leggere la mia relazione potrebbe non prendere positivamente tutti i miei commenti. Devo fare una relazione pro-soggetto-osservato o mantenere la completa libertà di espressione? Scusate la domanda, magari i prof. sorrideranno nel leggerla, magari con l'antropologia c'entra poco ed è uno scrupolo ridicolo, però mi rendo conto che il contenuto dei nostri messaggi è sempre modulato sui nostri ipotetici interlocutori che, nella loro partecipazione virtuale, contribuiscono a loro volta a plasmare e costruire i nostri contenuti.
Alessandra

giovedì 22 aprile 2010

Buongiorno a tutti,

purtroppo non ho potuto essere presente all'ultimo incontro di laboratorio, ma parlando con Monica e Sara e leggendo il blog ho potuto capire di cosa ognuno ha deciso di occuparsi..

Domenica e ieri però ho mandato due mail alla prof. spiegando cosa vorrei fare..non ricevendo risposta ho pensato che magari ci sono stati problemi nella lettura/ricezione delle stesse e quindi lo scrivo anche qui per maggiore sicurezza..

Pensavo ad un'intervista a più soggetti..con un'impostazione però abbastanza schematica e veloce e che vada a coprire con le domande poste campi generali sulla tematica dei SN, per poter inserire poi nel lavoro collettivo e ultimato qualche intervista veloce qua e là appunto..

Ho pensato ad uno schema di domande quale:

- NOME
- ETà
- PROFESSIONE
- USI SPESSO I SN DURANTE LA TUA GIORNATA?
- QUALI SN CONOSCI MEGLIO? (qui potrei citarne io qualcuno per indirizzare il soggetto a capire di cosa si sta parlando..oppure lasciare la domanda aperta..cosa pensate sia meglio?!)
- QUANTO LI USI E PERCHé?
- CREDI CHE ESSI POSSANO PORTARE AD UNA MAGGIORE DEMOCRATIZZAZIONE, PER POTER ESPRIMERE MEGLIO LE PROPRIE IDEE? FAMMI QUALCHE ESEMPIO..
- HAI SENTITO PARLARE DELLA POSSIBILITà DI ORGANIZZAZIONE DI EVENTI ANCHE DI PORTATA NAZIONALE TRAMITE SN? COSA NE PENSI?
- HAI MAI ORGANIZZATO O PARTECIPATO TU STESSO AD UN EVENTO ORGANIZZATO SU FACEBOOK O ALTRI SN? SE Sì A COSA?
- QUANTO SEI D'ACCORDO CON LA CONDIVISIONE DELLA PROPRIA VITA PRIVATA TRAMITE I SN? QUANTO SECONDO TE SI "PUò" DIRE E QUANTO NO? QUAL è IL LIMITE DA NON DOVER SUPERARE?
- RIASSUMENDO, ELENCAMI TRE ASPETTI POSITIVI E TRE ASPETTI NEGATIVI DEI SN A TUO AVVISO

Nel montaggio poi si vedrebbero queste interviste una dietro l'altra oppure messe qua e là tra i diversi lavori proposti, come tematica generale che viene ascoltata ogni tanto nel filmato finito (io ho pensato ad un massimo di 6 soggetti perché non credo di riuscire a farne di più..)..e il tutto credo durerebbe circa 6 minuti..calcolando un minuto a soggetto..

Cosa ne pensate? L'idea è accettabile? Così posso organizzarmi per registrare le interviste e portarle poi per lunedì prossimo, 26 aprile.

A presto!

Ilaria

lunedì 19 aprile 2010

progetti individuali di ricerca

Proponiamo un post di gruppo (Ambra, Alessandra e Francesca) in relazione ai progetti individuali che abbiamo deciso di sviluppare fino al termine del laboratorio:

-Francesca: ho pensato di affrontare il tema del rapporto tra la sfera pubblica e privata in relazione all'utilizzo dei social networks. partendo dal presupposto che ognuno di noi ha un sé pubblico e uno privato ritengo interessante osservare come il confine tra la sfera più intima e quella sociale si modifichi nel passaggio alla realtà virtuale. In particolare intendo soffermarmi sulle modalità di costruzione delle relazioni di "amicizia" nella vita concreta e quella parallela dei social networks.

-Alessandra: anch'io intendo soffermarmi sul tema del rapporto pubblico-privato. in particolare altre questioni su cui posso focalizzarmi sono: la gestione degli spazi pubblici rispetto a quelli privati anche all'interno dei social networks e la costruzione dell'appartenenza a gruppi e comunità nel contesto virtuale in contrapposizione a quello reale.

insieme abbiamo pensato come procedere nella ricerca. lo strumento che utilizzeremo è quello delle interviste condotte su soggetti all'interno dei contesti propri d'utilizzo dei social networks. avvalendoci delle riprese audiovideo, intendiamo fare una ricognizione dell'ambiente e del modo di interagire dell'utente con il mezzo, per poi porre delle domande che permettano di problematizzare un uso a volte non concettualizzato dello stesso. ai fini di questa rilevazione abbiamo deciso di effettuare la ricerca in coppia, in modo tale da cogliere anche la dimensione dinamico-relazionale del rapporto ricercatrici-oggetto di ricerca.

-Ambra: il progetto che propongo si discosta un poco da quelli proposti da Francesca e Alessandra. Infatti sono interessata a sviluppare la tematica della costruzione del sé nella comunità dei non vedenti (ovviamenti su un gruppo ristretto di partecipanti!!!) utilizzando i social network. L'utilizzo dei social network da parte dei non udenti è una opportunità di comunicare immediatamente, a grande distanza, con amici, parenti, ecc. (come accade anche per noi udenti, ovviamente), ma la cosa fondamentale è che permette di scrivere i pensieri, i messaggi, ecc., cosa non fattibile col linguaggio dei segni. In realtà però i soggetti non udenti come sfruttano il mezzo "social network"? Come gestiscono il loro sé in questa realtà "eterea"? Come si pongono nei confronti di questo mezzo? Riterrei importante valutare questo. L'idea sarebbe quindi di condurre una indagine utilizzando il mezzo audio-visivo come strumento di esplorazione di questa dimensione che i non udenti creano rapportandosi al social network, per esempio sfruttando una conversazione di gruppo che potrebbe essere ripresa ponendo la telecamera su un cavalletto, e registrando direttamente la loro interazione col social network. Il fatto di porre la telecamera su un cavalletto permetterebbe di fare diverse cose dal mio punto di vista: prima di tutto consentirebbe a me (in questo caso l'intervistatrice) di interagire coi suggetti non udenti utilizzando il loro linguaggio, quello dei segni, cosa che tenendo una telecamera in mano non mi sarebbe possibile; inoltre mantenendo ferma la telecamera riproporrei la dimensione delle coordinate ben precise dei segni usati nella comunicazione non udente (precisa spazialità di ogni gesto); e un 'ultima cosa, per rendere anche la dinamicità di questa comunicazione, utilizzerei tre telecamere in contemporanea per poter riprendere da tre posizioni diverse il dialogo che si creerebbe, ciò permetterebbe di avere tre punti di vista differenti sulla conversazione di gruppo.

Francesca, Alessandra, Ambra