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sabato 18 dicembre 2010

rete e legami sociali

La micro-etnografia del gruppo rete e legami sociali si basa sul concetto di amicizia nei Social Networks, in particolare in Facebook. Innanzitutto, dopo un prolifico brainstorming, ci siamo chiesti cosa fosse l'amicizia in termini generali (una domanda già di per sè complicata) e successivamente abbiamo cercato di lavorare sul nuovo concetto di amicizia virtuale.
Dopo la lettura dell'introduzione di Marco Aime al Saggio sul dono di M. Mauss abbiamo posto maggiormente l'attenzione al concetto di amicizia come dono: si tratta di un bene da ricambiare? e in questo caso, l'accettare l'amicizia si può già considerare un controdono?
Abbiamo iniziato a fare delle interviste a conoscenti e sconosciuti su cosa intendessero per amicizia e se l'amicizia su un Social Network si potesse considerare tale; inoltre abbiamo chiesto agli intervistati quanti "amici" avessero su Facebook e di questi quanti ne frequentassero di persona.
Da queste interviste è emerso che nessuno degli intervistati considera vera amicizia quella su Facebook: amicizia è fiducia, è una relazione profonda basata su scambi veri, amicizia è qualità più che quantità. Inoltre, tutti confermano di considerare amici solo quelle persone che sono veri amici nella realtà, gli altri sono solo conoscenti, contatti che "fanno numero". Si accetta l'amicizia un po' di tutti, anche di persone conosciute per poche ore o addirittura di persone che non si conoscono, ma alla fine il legame con la realtà e la corporalità resta: gli unici contatti reali sono quelli che esistevano già nella quotidianità. Ma se dunque nessuno considera vera amicizia quella su Facebook, perchè comunque rimangono più "social" quelli con tanti amici?
Emerge quindi un problema lessicale: essendoci vari gradi di amicizia, sia nella realtà che nel mondo virtuale, è fuorviante e ingannevole chiamare con un unico termine ogni nuovo contatto, soprattutto perchè amicizia significa reciprocità, attendere un controdono che ponga le basi per il dono successivo, cosa che in Facebook non succede. La totalità degli intervistati infatti conferma che non esistono norme di comportamento virtuale, ossia non ci si sente obbligati a rispondere a un post o a un link condiviso. I rapporti d'amicizia quindi diventano più frequenti ma meno profondi: aggiungere un amico su Facebook non significa averlo nella realtà, tranne che in pochi e fortunati casi. Per suggerire meglio quest'idea, oltre alla nostra ricerca sul campo, vogliamo aiutarci anche con video trovati sul web come A life on Facebook di Alex Droner e una significativa e ironica puntata di South Park sull'utilizzo di Facebook come rete che cattura e unisce, due aspetti indissolubilmente legati.


lunedì 22 novembre 2010

Rete e legami sociali : obiettivi e metodologia della microetnografia

L'indagine vuole fare luce sull'impatto che la novità degli ultimi Social Networks ha avuto sul modo in cui le persone si relazionano, in rete e nella vita reale, o in entrambe contemporaneamente.
Le coordinate dell'indagine sono emerse da un brain-storming tra di noi attraverso posta email e in aula. Abbiamo individuato i seguenti punti:
Rituale del Kula e origine dei legami sociali (testo di riferimento: “Il dono”, Marcel Mauss e “Argonauti del Pacifico Occidentale”, Bronislaw Malinowski)
Analisi comparativa tra fruitori e non dei Social Networks (con particolare riferimento a Facebook, essendo il più utilizzato)
Motivazioni (perché iscriversi/non iscriversi?)
Obblighi di comportamento virtuale (accettare l'amicizia, auguri di compleanno, regali di Farmville)
A chi si dà l'amicizia? (Gradi di amicizia virtuale)
Coordinate di Spazio/Tempo prima e dopo i Social Networks: relazioni immediate e istantanee, ma incorporee. Il corpo come grande assente. Contrazione e priorità del tempo rispetto allo spazio.
Identità online e visibilità: aspetto teatrale e performativo della relazione via web
Che cosa si può capire di una persona dal suo profilo virtuale?
Superficialità delle relazioni (si accetta l'amicizia di qualcuno, ma poi ci si mette offline per non chattare con questa persona)
Come cambia l'utilizzo di Facebook nel corso del tempo?
Problematizzazione del concetto di amicizia

In conclusione, che funzione svolge la rete virtuale nei rapporti umani? Collega, cattura o allontana?
É ancora presente il senso di libertà caratteristico degli scambi sociali prima dell'avvento della rete?

La metodologia di ricerca da noi prescelta si configura come interviste dirette a soggetti di varie fasce d'età con differenti gradi di utilizzazione e conoscenza dei Social Networks, nella speranza di ottenere un quadro il più generale possibile.

sabato 20 novembre 2010

Come si può diventare "autori" di questo blog

Visto che il malinteso è comune, chiarisco un punto a beneficio di tutti coloro che vogliano postare su questo blog, non solamente commentare i post scritti da altri. Per poter diventare autori bisogna essere invitati direttamente da uno degli amministratori (io o la prof. Bramani). Dovete quindi mandarci una mail ai nostri indirizzi in cui chiedete di essere invitati come autori, e a quel punto noi faremo l'adeguata procedura, che vi invierà una mail con tutte le (semplici) istruzioni da seguire.
Se vi iscrivete al blog state semplicemente dichiarando che "vi piace", che lo leggete volentieri, e che, eventualmente, avete deciso di leggerlo nel vostro "aggregatore" di news e pagine web, ma rimanete a tutti gli effetti lettori, non autori. Quindi, chiunque di voi voglia o debba postare DEVE prima farsi invitare dagli amministratori, cioè deve chiedercelo via mail!

lunedì 15 novembre 2010

come fare la ricerca sui tutorial

ciao a tutti. posto qui una domanda di Federico Giudici con la mia risposta. Credo che possa interessare molti di noi, dato che la domanda di Federico solleva una questione metodologica importante su come si fa antropologia dei media. Ho provato a dare i miei suggerimenti metodologici.
pv

Salve, grazie per l'invito all'iscrizione nel blog. Volevo chiederle un consiglio. Le parlo a nome del gruppo di studenti impegnati nello svolgimento di una mini etnografia riguardante i tutorial. Il nostro dubbio è su come impostare la ricerca, se osservare un tutorial dall'interno oppure cercare di contattare degli utenti e dei creatori di tutorial (cosa che riteniamo sia migliore per quanto ci sia la difficoltà di trovare utenti disposti a farsi intervistare). Lei ha qualche suggerimento che possa servirci come spunto di riflessione per dare avvio alla ricerca in questione?
La ringrazio per la disponibilità e le auguro una buona serata
federico giudici

Caro Federico,
io credo che la sua domanda sollevi anche un'importante questione metodologica della ricerca antropologica sui media. "prima dei media" (prima cioè che gli antropologi cominciassero ad occuparsene) gli antropologi hanno vissuto un po' con la romantica certezza di dover essere i responsabili della produzione del loro dato etnografico. L'antropologo andava "sul campo" e con colloqui, interviste e osservazione partecipante raccoglieva il corpus della sua ricerca. Alcuni studiosi particolarmente attenti potevano aggiungere "le fonti scritte", ma in sostanza l'idea era che il corpus si creava con la ricerca, che cioè a crearlo fosse il ricercatore sul campo. Con i media la questione si complica, dato che i media, soprattutto nella loro disponibilità attuale di small media di utenza singola producono corpora sterminati di dati dati che PREESISTONO l'arrivo dell'etnografo sul campo. Io direi che non dobbiamo assolutamente trascurare queste fonti già costituite, e che dobbiamo anzi integrarle nei nostri progetti di ricerca attraverso uno spoglio quanto più sistematico.
In pratica, nello studio dei tutorial io vedrei due dimensioni di ricerca da tenere in piedi:
1. Da un lato il lavoro di censimento di quel che c'è in rete (e non solo in rete). Vale a dire cercare di raccogliere e catalogare tutte le forme disponibili sui media di "produzione dell'identità". Il lavoro di schedatura di YouTube va condotto con precisione, dividendo i diversi video per tipologia di utenti (gender e stile proposto) ma anche per tipologia di soggetti proponenti (chi propone il tutorial? Un singolo o un gruppo? Si tratta di un tutorial una tantum o di un progetto più articolato di diversi tutorial? Il tutorial propone la costruzione di un look o di uno stato d'animo?), senza trascurare il fatto che molti tutorial sembrano dominati da una certa ironia: quanto il tutorial si prende sul serio?
1bis A fianco di questo lavoro sui tutorial, credo che si debbano fare delle ulteriori ricerche sui siti dedicati a stili di vita o sottoculture specifiche, per capire quanto sono diffusi e articolati. 
1ter Non va trascurata l'analisi dell'interazione dei video/siti con gli utenti: valutare i commenti ai video, le pagine di commento ai siti, cercare insomma di farsi un quadro di come il materiale proposto via web venga fruito effettivamente.
2. Tutta questa prima parte di censimento deve guidare poi la selezione di soggetti da contattare direttamente, per interviste, colloqui, approfondimenti. I soggetti da etnografare devono essere sia nel campo della produzione (videomaker dei tutorial, responsabili dei siti) sia nel campo della fruizione (utenti dei siti particolarmente attivi, commentatori dei video molto loquaci e presenti).
Credo che che solo combinando un lavoro accurato di spoglio del materiale già disponibile con un'etnografia accurata si possa procedere con il lavoro in maniera proficua.
Sentiamoci se ci sono necessità di chiarimento!
Posto questo sul blog, potrebbe servire anche ad altri.
pv

martedì 11 maggio 2010

Buongiorno a tutti!

Sono d'accordo con Ambra per quanto riguarda l'"aspetto ripresa"..è proprio vero che soggetti diversi compiono rilevazioni molto diverse in quanto a modalità..e che questo poi possa portare a focalizzarsi su un aspetto piuttosto che su un altro..ho trovato molto interessanti entrambe le rilevazioni (Alessandra e Monica) e penso sia stato utile poter osservare questi due modi differenti di approcciarsi alla rilevazione.

Per quanto riguarda l'intervista al soggetto penserò a qualche possibile domanda prima di giovedì e posterò se mi verrà in mente qualcosa di interessante.. :)

Oggi a lezione invece abbiamo discusso anche della possibilità che ognuno di noi possa portare per lunedì prossimo il proprio materiale già "preparato", nel senso che se ci si dovesse mettere lunedì a sistemare i materiali di tutti per cercare di unirli insieme in un unico filmato che possa riassumere un pò tutto ciò che abbiamo raccolto finora, sarebbe senz'altro un lavoro molto lungo e il tempo non basterebbe..se invece ognuno di noi preparasse già una sintesi del proprio lavoro a casa, lunedì dovremmo solo, insieme, unire i vari files già "pronti"..ieri abbiamo pensato che questa potrebbe essere una soluzione per poter creare un filmato riassuntivo dei nostri lavori.

Vi scrivo qui di seguito i programmi che ho trovato io per tagliare i files e per poi unirli insieme:

videocutter 1.0 per tagliare..
free video joiner 1.1 per unire..

Vi assicuro che è molto facile e intuitivo (una volta che si sono trovati i programmi giusti!)..e che non ci si mette poi molto..:)

A presto allora!

Ilaria

sabato 17 aprile 2010

Shadowing

Buongiorno a tutti,
visto che ci è stata offerta la possibilità di effettuare la rilevazione secondo la tecnica dello shadowing e io sono una delle osservatrici, chiederei di condividere in questo spazio qualche riferimento teorico alla tecnica stessa. Per esempio io ho avuto l'occasione di studiare il testo di Marianella Sclavi, che insegna Antropologia Culturale al Politecnico di Milano. Il libro si intitola:
'A una spanna da terra. Indagine comparativa su una giornata di scuola negli Stati Uniti e in Italia e i fondamenti di una "metodologia umoristica"'.
in questo testo l'autrice racconta la sua esperienza in qualità di osservatrice, secondo la tecnica dello shadowing, condotta in alcune giornate di studio in due scuole superiori: una di New York e l'altra di Roma.
Ciò che mi è sembrato particolarmente interessante è stata la metodologia umoristica applicata all'osservazione: ha approfittato di tutti gli scarti, le incongruenze, i momenti di imbarazzo e le difficoltà comunicative (di codifica e decodifica potremmo dire) per farne momenti privilegiati di osservazione, in quanto sono proprio questi momenti a rivelarci le cornici culturali nelle quali siamo inseriti e in base alle quali tendiamo a giudicare gli eventi e ad operare cognitivamente. Se non riusciamo a prendere coscienza di queste matrici, la nostra osservazione non può che essere inconsapevolmente viziata. Io credo che anche noi, nel condurre la nostra ricerca etnografica, partiamo con dei pre-giudizi culturali nei confronti dei s.n. che sicuramente stanno già influenzando la qualità del dibattito che conduciamo in classe e sul blog. Sarebbe interessante svelarli e magari farne occasione per una privilegiata prospettiva di osservazione. Mi piacerebbe leggere altre opinioni e riferimenti teroici sullo shadowing da parte vostra.
Grazie

mercoledì 14 aprile 2010

rilevazioni

Ciao a tutti,
prima di tutto un messaggio operativo:
Piero mi ha passato il contatto ed ho scritto una mail ad uno dei soggetti che si erano resi disponibili su Milano. Attendo una sua risposta e poi vi aggiorno, in particolare sulla disponibilità del soggetto ad essere ripresa con la telecamera. Ho scritto a Monica, Margherita e ad Alessandra per informarle di questo. La mail che mi ha lasciato Alessandra però continua a darmi errore di consegna ( alessandrach@hotmail.com). Posto qui questo messaggio chiedendo ad Alessandra di mettersi in comunicazione con me via mail ( sabraman@libero.it ) al più presto. Ho provato a sostituire gmail ad hotmail e la mail è partita ma il destinatario è un' incognita.

Ringrazio Piero per i suoi post/v-log ( possiamo chiamarlo in questo modo ?). Lunedì a lezione abbiamo letto e guardato assieme il tutto cercando di utilizzare le questioni che sono emerse attraverso il blog per costruire dei percorsi di ricerca complementari e/o alternativi alle rilevazioni.

Dalla discussione e dal lavoro di gruppo sono emersi in particolare questi oggetti di ricerca:
- ridefinizione della distinzione tra sfera pubblica e privata
- immaginario collettivo sui social networks ( usi/funzioni/tipo di comunicazione e interazioni )
- esperienze di social networks che hanno prodotto delle aggregazioni ( a livello sociale, politico, culturale) al di fuori dello spazio virtuale.
- differenze e simulitudini tra differenti social networks ( per esempio face book/my space ) e social networkers.
- sincerità/finzione in rapporto alla costruzione del sé atttraverso l'utilizzo del social networks
- costruzione di comunità ( noi ) attraverso l'utilizzo del social networks.
( se vi sembra che manca qualcosa , aggiungetelo per cortesia. )
Abbiamo cercato di declinare questi oggetti in interrogativi di ricerca e di definire operativamente come e in interazione con chi si potevano costruire i differenti contesti di ricerca.
Tutti coloro che non si sono resi disponibili alle rilevazioni devono, per lunedì prossimo, scegliere il loro oggetto di ricerca e definire come hanno intenzione di procedere nel loro lavoro tenendo presente la specificità, sia in termini di conoscenza che di comunicazione, del mezzo di registrazione audio - visivo.
Una delle potenzialità dei mezzi di registrazione audio - visivi è quella di restituire la dimensione intersoggettiva delle conoscenze aquisite sul campo e di implicare direttatemente l'esperienza, piuttosto che una riflessione sull'esperienza. Una cosa non esclude l'altra ma è bene tenere presente queste distinzioni e pensarle come risorse da utilizzare nel lavoro.
Per ora passo e chiudo.
un caro saluto a tutti voi
sara

domenica 11 aprile 2010

Ecco il video con i miei commenti, da YouTube. La qualità è orribile, ma il mio originale non era così pixellato. Dev'essere successo nella conversione per YouTube, dato che avevo già impostato una qualità bassa. Scusate.
Nota: pensavo che fosse un modo facile e rapido per commentare. Invece: tra pensare a cosa dire, dirlo, scaricare il file sul pc, editarlo un minimo, convertirlo perché fosse di dimensioni ragionevoli, provare (inutilmente) a caricarlo sul blog, caricarlo poi su YouTube e linkarlo in questo post, ci ho messo decisamente molto più tempo che non postare i miei commenti per iscritto. Forse bisogna riflettere sulla tanto decantata "immediatezza" della comunicazione elettronica...

sabato 10 aprile 2010

Buonasera a tutti..ad una prima visione dei diversi video registrati durante l'ultima lezione ho pensato alla domanda posta da Francesco sul come e quanto la presenza della telecamera possa influenzare le risposte del/i soggetto/i intervistato/i e mi trovo in accordo con Martina nel pensare che un'influenza, seppur minima, ci deve essere..ragionando anche sulla situazione che si crea tra due individui coinvolti in una conversazione e con l'aiuto del concetto ormai noto utilizzato da Fabietti, non posso fare altro che pensare alla creazione di questo cosiddetto "mondo terzo", venutosi a creare proprio grazie alle diverse esperienze che i due interlocutori “mettono in campo”. Mi chiedo però se il fatto che sia logico pensare ad una naturale modificazione dell'ambiente non possa anche far riflettere sul fatto se questa influenza possa essere positiva o anche in parte leggermente negativa per la nostra ricerca..cerco di spiegarmi meglio: noi consideriamo naturale il fatto che un ambiente sia influenzato in parte dall'uso di mezzi audiovisivi o dalla nostra stessa presenza..ma questo non porta a pensare che il risultato delle nostre ricerche resti sempre in parte leggermente falsato dalla volontà di quelllo che il soggetto intervistato decide di far vedere di sè?! La mia domanda non vuole essere una critica, è semplicemente una sorta di considerazione sul fatto che forse nelle ricerche che riguardano altri soggetti non è sempre il 100% che corrisponde a verità, ma noi ci mettiamo “nelle mani” del nostro interlocutore e decidiamo di analizzare le sue risposte, che però magari possono essere state falsate in parte..o magari no. Su un lungo periodo invece, come è stato detto anche nei video che ho guardato, penso che l'abitudine al mezzo audiovisivo possa portare ad una maggiore naturalezza e “sincerità” del soggetto stesso. Queste naturalmente sono le mie prime considerazioni a caldo..voi cosa ne pensate a riguardo?
Buona serata a tutti..a presto:)

giovedì 8 aprile 2010

Ciao a tutti,
provo a postare tre video filmati nel corso del laboratorio precedente che mi pare offrano ottimi spunti di discussione e di analisi sia per quanto riguarda il tema di ricerca del blog che in riferimento all'utilizzo di strumenti audio-visivi di registrazione come strumenti di ricerca e di approfondimento dei fenomeni socio-culturali che sono oggetto di studio.
A livello di qualità audio-visiva credo di poter dire che sono pessimi ma in questa fase del nostro lavoro questo non è importante, anzi, ci consentono di riflettere sulle potenzialità del mezzo sia rispetto all'esplorazione dei fenomeni in oggetto che a livello della messa in forma audio-visiva delle rappresentazioni dell'esperienza etnografica di ricerca.
questione aperta a tutti: La visione di un video pone gli stessi problemi della leggibilità di un testo/monografia ?
Non ho mai postato video quindi mi auguro di procedere in modo corretto e di renderli condivisibili sul blog. Mi scuso anticipatamente se dovessero verificarsi problemi di visione.
I file che ho estratto erano troppo grossi per il format ( 100 MB) richiesto dal blog, gli ho compressi utilizzando movie maker ( pubblicazione automatica del video) che penso tutti possiedono come software di default sul PC. Ve lo segnalo pr i video attualmente in possesso di Lorena che può, in questo modo, postare sul blog e per tutti voi nel futuro. Se ci sono difficoltà cercheremo di risolverle e di lavorarci insieme lunedì prox a lezione.
Allego i video in tre post differenti:
- il primo socializza la discussione proposta da Alessandra sul tema della codifica e decodifica a partire dal testo di Stuart Hall
- il secondo la discussione di Margherita sul saggio di Felicia Hughes-Freeland ( Balinese on television:representation and response) che riprende, a suo modo, il tema precedente soffermandosi sul potere del discorso nel dare forma a una realtà.
- il terzo un breve dibattito in aula a partire dalle questioni poste da Francesco sul rapporto tra fatti e finzione ( sincerità dei soggetti nell'interazione con il rilevatore e la telecamera ) e sulle possibili motivazioni che spingerebbero i soggetti a sottoporsi alla tecnica delle shadowing. Vi segnalo che tali questioni erano già state proposte da Francesco sul blog ma non avevano dato seguito a commenti. questo può esssere un modo pratico per rimetterle in circolo e riproporle come ambito di discussione.
Commenterò al più presto il post di Piero e di Alessandra, che ho trovato molto interessanti.
Per adesso, buona visione, o, rivisione.
un caro saluto a tutti
Sara
Ecco il primo video ( spero ):

Codidifica e decodifica / Alessandra

lunedì 29 marzo 2010

Video come feedback

Mi scuso con tutti per non aver postato prima, ma gli impegni sono veramente molti in questo periodo. Riguardo alla possibilità di usare tre rilevatori sul soggetto, credo che possa essere controproducente se si tratta di tre persone diverse che in serie indagano lo stesso soggetto, proprio perché si perde quell'effetto di "abitudine" indispensabile perché chi viene osservato cominci a considerare il/la rilevatore/trice come parte del suo sfondo e quindi a subirne di meno l'interferenza. Se chi osserva cambia ogni giorno è probabile che si rinforzi (invece che diminuire) il senso di straniamento. Forse, ma allora diventerebbe estremamente gravoso per chi subisce il rilevamento, sarebbe metodologicamente interessante ripetere i ciclo completo di osservazione (tre giorni) con diversi rilevatori, ma questo è un principio generale di qualunque rilevazione, anche quantitativa, tanto più qualitativa come questa. Ogni ripetizione della procedura permette di evidenziare le idiosincrasie del rilevatore, il peso della sua interferenza, proprio in contrasto con le interferenze e le idiosincrasie di chi l'ho preceduto. Ma non è un concetto innovativo, diciamo che lo si conosce da quando si fa ricerca sociale secondo protocolli che si prova a standardizzare. Per il momento, il mio consiglio è quello di limitare il contatto a un rilevatore per soggetto, espandendo semmai la comparazione al lavoro di diversi rilevatori, soprattutto se si può usare diffusamente il video. Intendo che si possono ricavare informazioni interessanti sullo "stile" di rilevazione anche comparando i dati di diversi rilevatori su diversi soggetti.
Ma la possibilità di coinvolgere il soggetto nell'analisi del materiale visivo mi pare estremamente interessante, e particolarmente originale. Chiedere al rilevato di commentare assieme ai rilevatori le immagini a video può produrre effetti di senso imprevisti. Secondo me, ancora meglio è se prima il materiale viene visionato e interpretato dai rilevatori, e poi, una volta compiuta l'analisi, si offre questa griglia interpretativa (con relativo materiale da visionare) al soggetto, che può fornire il suo feedback sul doppio input (video+commento) consentendo ai rilevatori di raffinare l'analisi.
Vorrei sapere com'è andato l'incontro con Salvatore Fronio di oggi pomeriggio. Ho visto questa sera il suo bel documentario e mi è piaciuta molto la capacità di produrre contesti provocatori (che mi sembra debbano qualcosa in termini di grammatica ad alcune programmazioni televisive) e di usare molto bene le immagini di repertorio (pubblicità, spezzoni di programmi televisivi) che per me costituiscono il problema degli archivi. Venendo dalla cultura "testuale" so dove cercarmi quel testo o quell'altro: vado alla Nazionale o in un'altra biblioteca, cerco su google scholar, su google books, sul sito della Harvard University Library, alla Library of Congress. Insomma, so dove andare a cercare. Ma dove cerco le immagini dello spot della renault, gli spezzoni del tg con l'arresto di Provenzano? Io comincio ad avere spesso questo problema, e penso che molti di voi sappiano indicare gli archivi. Mi rendo conto che è un tema tangenziale ma questo blog dovrebbe servire anche a questo, ad aprire piste.
Finisco dicendo che non sono sicuro di aver capito bene come si sia svolto il vostro incontro di oggi (29 marzo) e non ho capito come e se è stato usato il video durante questo incontro.

martedì 23 marzo 2010

Postate gente postate

Bene, vedo che le acque si muovono, e i commenti/proposte di Sara e poi le proposte/commenti di Alessandra. Conto stasera di articolare una risposta. Per ora una considerazione metodologica per  i post:
1. Mettete sempre un titolo e taggateli sempre almeno con un tag. Sarà molto più semplice recuperare le cose che ci servono quando i post saranno tanti.
2. Anch'io non sono un fanatico dei social ma questo non è detto sia un punto a nostro svantaggio. Studio il nazionalimo ma non sono nazionalista. E conosco qualche studioso di cannibalismo, of course...
A presto

martedì 16 marzo 2010

Buongiorno a tutti,
ho curiosato a lungo nel blog, dato che sono nuova. Mi sembrava molto buona l'idea di costruire un piccolo glossario con il linguaggio specialistico utilizzato. Io per esempio non sono molto abituata a questi sistemi di comunicazione e mi sento un po' spaesata: mi accorgo che vengono usati termini dei quali intuisco il senso, ma vorrei sentirmi più sicura sul loro utilizzo. Credo poi che gli stessi termini ci sarebbero molto utili durante il lavoro di ricerca e durante la costruzione del nostro video (vlog?). Insomma, chiedo gentilmente a chi ha maggiore competenza, di dare una mano.

lunedì 22 febbraio 2010

RICERCA E DIDATTICA

Posto qui uno scambio di mail con Sara Bramani, che deve inquadrare la ricerca nella sua didattica. Penso sia interessante per gli spunti che propone questo scambio di vedute, dato che, riflettendo di didattica si torna a parlare di modalità della ricerca. Il punto è quello del tema del suo laboratorio, vale a dire la tecnologia. Che rapporto c'è tra il fatto che facciamo ricerca sulla tecnologia e il fatto che la tecnologia può essere uno strumento della nostra ricerca? Il report audio-video, il vlog di cui vagheggiamo, potrebbe riguardare tutti i rilevatori  come modalità di presentazione di parte del rapporto finale di ricerca. Pensiamoci.


daSARA BRAMANI
a"piero.vereni"
data16 febbraio 2010 12.06
oggettorilevazioni et al
proveniente dalibero.it




Ciao Pietro,
ho ricevuto l'inoltro di proposta per la collaborazione alla ricerca che hai in corso. Mi sembra un ottima iniziativa e sarò contenta di sponsorizzarla con gli studenti del laboratorio di antropologia visiva che inizierà in Marzo.
Farò senz'altro girare la mail che ci hai inviato ( lettera ai rilevatori). Nel laboratorio ci occupiamo del rapporto tra media, credenze e senso comune proponendo agli studenti di lavorare, con una microetnografia, su un tema specifico.  Avevo già deciso che il tema del prox lab ( che inizierà il 1 marzo) sarà la tecnologia ( sto ancora decidendo in merito all'oggetto specifico dei vari gruppi di lavoro)  e vista la tua recente mail ho pensato che forse potrei proporre ad uno dei gruppi di studenti ( il lab è rivolto agli studenti della magistrale di antropologia) selezionati di svolgere le rilevazioni di cui hai bisogno.
L'unica, e non piccola difficoltà che trovo, è quella di conciliare tali rilevazioni con una rappresentazione audio-visiva del lavoro di ricerca che è l'ambito specifico di riflessione e sperimentazione del lab. di antro visiva. shadowing e follow up ( riprendere  un soggetto nel tempo con telecamera ) sarebbero fantastici ma trovalo un soggetto disposto a tanto.... te ne parlo perchè trovo l'idea del tutto stimolante.

Non so, al limite potrei chiedere agli studenti di fornire a posteriori un racconto audio - visivo ( che rispetti l'anonimato dei soggetti )sull'esperienza di rilevazione magari corredata da qualche intervista sul tema del social networking  ( a te in primo luogo ) e un patchwork di immagini e suoni che forniscano spunti di riflessione e approfondimento ad ampio respiro.
Fammi sapere che ne pensi per cortesia,
un caro saluto e grazie per il tuo input
sara


Cara Sara,
scusa del ritardo con cui ti rispondo, a Roma dicono "non so più a chi dare i pezzi" ed è più o meno come mi sento.
Ok, ho pensato a come potresti gestire la questione "studenti e video" dentro un progetto come quello che sto cercando di mettere in piedi con la vostra preziosa collaborazione, e ovviamente non ho mica le idee chiare!
L'unica cosa sensata è praticamente quella che dici, tu, cioè farli lavorare a un report audio-video, un vero Vlog che potrebbero avere come compito obbligatorio (hai presente Scully che torna da umano dopo essere stato l'Avatar Navi e la dottoressa lo costringe a fare il vlog? Ecco, una cosa del genere) con tutte le complicatezze cognitive e comunicative che un vlog comporta (ne parla un poco Michael Wesch nel suo fantastico speech dato alla Library of Congress il 23 giugno 2008.Trovi il passaggio al minuto 17 del  discorso, se già non l'hai sentito), al quale sarebbe giusto aggiungere proprio quel patchwork di suoni e immagini. La strategia potrebbe essere intanto di chiedere alla povera vittima di farsi anche riprendere, ogni tanto. Sono dell'opinione che quelli che hanno accettato un programma di ricerca del genere come soggetti da indagare sono abbastanza narcisisti da sopportare anche un po' di telecamera. Già i miei rilevatori sono tenuti a registrare in audio le conversazioni con i soggetti, quindi il passaggio alla videocamera non credo sia particolarmente drammatico, e in piccole dosi può produrre comunque risultati importanti in termini di documentazione. Poi i rilevatori (in quanto studenti del tuo corso) tengono un vlog dettagliato della loro attività di rilevamento, fanno in conti con l'oralità senza interlocutore eccetera, e intanto "buttano giù appunti" etnografici su quello che hanno rilevato. Poi montano un final essay con pezzi del soggetto, pezzi del vlog e pezzi di contesto (snips dalla  rete, quello che sanno fare e che si serve). Poi, a parte, come rilevatori, presentano un rapporto di ricerca dettagliato.
Questo è quello che mi viene in mente.
Assieme a un'altra cosa. Mi ha scritto da poco Fiammetta Martegani per riprendere i contatti e mi chiedeva notizie del blog collettivo che ho appena fatto partire su questa ricerca. Dato che langue, e dato che invece mi rendo conto che le cose che poi ci diciamo tipo queste che ci siamo scritti potrebbero avere un valore generale, possiamo provare a usare quel canale come mezzo di comunicazione? Posso "attivarvi" come collaboratrici del blog in qualunque momento. Per cominciare, potremmo già postare questo nostro scambio di mail che cerca di ragionare un po' sulla metodologia della ricerca e su come incastrarla con la didattica.
Intanto che ci pensi ti saluto e spero veramente di poter cominciare una fruttuosa collaborazione!
Ciao
pv


piero vereni
via di pietralata 199/B19
00158 roma
ufficio 06 7259 5041
cell 333 98 12 520
pierovereni.blogspot.com


Il giorno 16 febbraio 2010 12.06, sabraman@libero.it <sabraman@libero.it> ha scritto:


Ciao Piero,
mi scuso altrettanto per la risposta tardiva.
Per quanto riguarda il post al blog collettivo non ci sono problemi, sono assolutamente daccordo. Credo, anzi, che sarebbe una buona idea utilizzarlo anche durante il periodo del laboratorio come canale di comunicazione e scambio privilegiato durante il work in progress tra e con gli studenti. che ne dici?
Avrei bisogno di sapere di quante rilevazioni potresti aver bisogno su Milano in modo da organizzarmi in anticipo circa  la tipologia ( oggetti e contesti fisici o virtuali d'osservazione e analisi ) dei gruppi di lavoro.
Non so quanti saranno gli studenti di questo laboratorio.
Stavo inoltre pensando alla questione del linguaggio: dal momento che uno dei contenuti ( fondanti e fondamentali)- e delle esercitazioni - previsti durante il lab consiste nel carattere socio - culturale dei significati linguistici ( campo semantico - contesti e posizionamento individuale e collettivo ) si potrebbe preparare un piccolo glossario ( ampliandolo progressivamente con i termini e le espressioni annotate durante le rilevazioni )per facilitare ai profani - mi includo nel gruppo - l'accesso al campo e all'oggetto della ricerca.
Non ho il tuo numero di cellulare, intanto ti lascio il mio: XXXXXXXXXXXXXXXX
Questa settimana la concentrerò sulla preparazione del laboratorio che inizierà lunedì prox. alle 13.30. Il tempo stringe......
in attesa di tue news ti invio un caro saluto
sara

---------- Initial Header -----------

From      : "Piero Vereni" piero.vereni@gmail.com
To          : "sabraman@libero.it" sabraman@libero.it
Cc          :
Date      : Thu, 18 Feb 2010 13:55:12 +0100
Subject : Re: rilevazioni et al


Cara Sara,
l'utilizzo che ipotizzi per il blog è esattamente quello che avevo in mente, quindi basta iniziare provandoci.
Il mio cellulare è qui, in fondo a ogni mia mail, nella firma.
Per il glossario, mi sembra una buona idea. Mi dai un esempio di un paio di voci che ti potrebbe interessare inserire così capisco a che livello intendi proporlo?
Ciao e a presto
Il giorno 22 febbraio 2010 09.22, sabraman@libero.it <sabraman@libero.it> ha scritto:


Si sono incrociate le mail,
in realtà pensavo molto semplicemente alla terminologia impiegata dai soggetti ( scritta e orale ) della ricerca per definire e definirsi nel loro ambito. termini come vlog, ( ma anche blog per alcuni )o snips etc. non sono di uso comune. Immagino che l'utilizzo e il possesso di questo linguaggio sia fondamentale sia nei termini dell'appartenenza ( confini/ distanza e vicinanza culturale) dei soggetti a un certo panorama mediale  sia come parte essenziale dell'osservazione e dell'analisi nelle rilevazioni. ( espressioni idiomatiche et al)
Come profana della materia non so indicarti con esattezza i termini in questione ma, forse, attraverso la lettura delle rilevazioni già fatte ( mail precedente ) potrei farmene un'idea più chiara.

ti chiamo senz'altro in settimana, se ci sono dei momenti in cui ti disturbo meno fammi sapere per cortesia. io sono in ferie obbligate per chiusura e riorganizzazione della struttura dove ho un lavoro fisso( sig!)quindi dedicherò gran parte della settimana all'organizzazione e preparazione del lab.

Date      : Mon, 22 Feb 2010 10:27:55 +0100

venerdì 29 gennaio 2010

webnographers

Posto qui il link al wiki webographers, un tentativo interessante di fare ricerca etnografica del/nel web.
Ci sono link a bibliografia, progetti in corso e strumenti di ricerca. C'è ancora molto da fare, ma è interessante l'idea stessa di fare un wiki sull'etnografia di internet. Il tema è tangenziale a quello di cui ci occupiamo noi, ma potrebbero uscire cose interessanti soprattutto sul piano metodologico. E' anche un invito a partecipare da quelle parti, se qualcuno di voi se la sente di impiastriccarsi con un wiki. E comunque ricordate di usare questo blog per segnalare qualunque cosa trovaste (in rete o off line) che potrebbe servire al progetto in generale. Vi prego di ricordare che stiamo gettando un seme per vedere se facciamo nascere qualcosa, quindi ogni forma di nutrimento è benvenuta.
E non dimenticate di taggare i post, in modo che si possano organizzare per temi. Questo, ad esempio, lo mettere sotto "metodologia" e "risorse online".

giovedì 21 gennaio 2010

Protocollo metodologico

SCRITTO DA MARTINA
NOTA DI PIERO: Siamo veramente alla bozza primordiale, nulla di più. C'è ancora da lavorare. Ci manca il riferimento alla letteratura (se esiste) su questo tema. Partire da Dana Boyd, ovviamente.



1.   Raccogliere la storia di vita del soggetto: contesto sociale, formazione, situazione familiare, educazione - istruzione, scuole frequentate, vita sentimentale, amicizie, quali persone costituiscono punti fermi nella vita del soggetto.

2. “Shadowing” → affiancare il soggetto per 3 giorni, registrandone ogni comportamento che implichi una comunicazione interpersonale, in forma di una sorta di diario di bordo:
·         comunicazione interpersonale mediata: uso dei social network, dei blog, dei forum on-line e della posta elettronica; uso del cellulare: chiamate, videochiamate, sms; uso del telefono fisso
·         comunicazione interpersonale non mediata: rapporti umani “faccia a faccia”
·         comunicazione (non interpersonale) mediata: televisione, radio, Internet…
In questa fase è importante registrare i dati ponendo in evidenza tre parametri:
-        durata (della conversazione o del rapporto interpersonale)
-         direzione: chi attiva la comunicazione ?
-         distanza: distanza geografica tra l’utente e il soggetto con cui comunica, ma anche distanza sociale (per es.: datore di lavoro – dipendente; coetanei…)

3. Articolare i dati secondo due dimensioni:
·         dimensione narrativa: elaborare un racconto (anche in prima persona) in cui i dati raccolti possano essere rappresentati attraverso gli strumenti della retorica
·         dimensione quantitativa: riportare puntualmente i dati concreti. Tali dati verranno poi utilizzati per costruire uno schema o una “funzione matematica” con cui si tenterà di spiegare quali pratiche sociali vengono attivate attraverso l’uso dei media.

VERBALE INCONTRO 18-01-2010


Scritto da CHIARA
NOTA DI PIERO: Questo elenco a punti è utile perché permette di aprire filoni ulteriori di discussione. Non postate i vostri commenti come tali, ma come nuovi post, selezionando il pezzo del verbale che volete commentare

Nell’incontro del 18 Gennaio 2010 si sono discusse le linee guida da seguire nella ricerca sull’uso dei social network. I punti analizzati sono stati diversi:

·       Condurre una ricerca etnografica sul campo, che vada oltre un’indagine di tipo quantitativo, come la somministrazione di questionari, di cui si occupa il gruppo SWG.

·       Seguire più soggetti con diversa estrazione sociale, fascia di reddito, livello di istruzione, professione, età, distribuzione geografica; questo ci consentirà di ottenere un campione variegato che presumibilmente farà uso diverso dei media in questione.

·       Se possibile, eseguire lo shadowing in giorni sia feriali che festivi, in modo da verificare se,  quanto e in che modo cambino i comportamenti dei soggetti. Possiamo infatti presumere che la fruizione di mezzi come cellulare, e-mail, social network vari non solo quantitativamente, ma soprattutto a livello di contenuti in giorni lavorativi piuttosto che  durante il fine settimana.

·       Durante lo shadowing si deve entrare in contatto con il soggetto da analizzare, cercare di instaurare quel tanto di rapporto che possa aiutare l’analizzatore a registrare tutti gli usi dei media, non solo a livello quantitativo (ad esempio la durata di una telefonata), ma anche a livello qualitativo e contenutistico (capire con chi è avvenuta tale telefonata, che tipo di rapporto il soggetto in questione ha con il ricevente o mittente). Evitare però di essere eccessivamente invadenti, per non far sì che il soggetto sia condizionato dalla nostra presenza.

·       A questo proposito, è bene che il lavoro su ogni soggetto duri almeno 3 giorni, in modo da farlo abituare alla nostra presenza e ridurre, così, il tasso di “inquinamento”. Spesso, infatti, in questo tipo di ricerche non si tiene conto dei dati rilevati nel primo giorno, proprio perché condizionati maggiormente dalla presenza del ricercatore. 

·       E’molto utile l’uso di un registratore per poter riascoltare le conversazioni fatte con il soggetto.

·       Raccogliere la storia di vita del soggetto prima di iniziare lo shadowing. Questa procedura è utile sia al ricercatore per farsi un’idea della tipologia di persona che ha di fronte, sia al soggetto per entrare in contatto con chi lo seguirà per tre giorni. 

·       Va bene anche seguire una persona che conosciamo; questo consente una maggiore confidenza tra i due e riduce il livello di “inquinamento” nell’uso spontaneo dei mezzi di comunicazione.
 ·       Registrare  dati il più possibile precisi; evitare constatazioni del genere “uso limitato del cellulare” in quanto soggette a relativismo. E’ bene perciò accompagnare i dati da annotazioni specifiche riguardanti ora, durata, contenuto ecc.
 ·       Un aspetto interessante può essere l’analisi dell’uso cross mediale che un soggetto, quasi sempre inconsapevolmente, fa.
 ·       Non sottovalutare aspetti apparentemente secondari che possono venir fuori in modo inaspettato; è importante essere ricettivi e aperti a qualsiasi “nuovo filone” possa emergere nel corso delle ricerche (Federico ci ha parlato ad esempio dell’account del cane del soggetto da lui seguito).
 ·       E’ importante che la stesura dei dati, con relativa elaborazione, sia eseguita “a caldo”, in prossimità della rilevazione, in modo da avere ancora e quindi riuscire a trasmettere, le impressioni di cui siamo impregnati.
 ·       La stesura di una ricerca etnografica si affida a un’elaborazione di tipo narrativo, come una sorta di diario di bordo. È’ necessario comunicare le proprie intuizioni, se si pensa che queste possano essere utili ai fini del lavoro. Lo scopo è raccontare la propria esperienza e trasmettere le impressioni ricevute in modo da rendere partecipe chi legge, come se fosse stato anch’egli presente.
 ·       Lo scopo della prima fase di questo lavoro è cercare di delineare man mano un metodo di indagine valido, che possa essere riutilizzato anche  in seguito.
 ·       In una fase introduttiva del lavoro, è bene consultare gli articoli dell’antropologa Danah Boyd, disponibili on line, partendo dalla parte riguardante il metodo d’indagine.
 ·       Infine Fabio ha raccontato la sua esperienza di shadowing, sottolineando l’importanza di entrare in sintonia con il soggetto analizzato, capire il muro di condizionamento causato ad esempio dall’uso del registratore, essere aperti a sviluppi inaspettati e dimostrasi curiosi, non avendo paura di fare domande.