domenica 19 dicembre 2010
corpi elettivi-cinema
sabato 18 dicembre 2010
rete e legami sociali
giovedì 16 dicembre 2010
corpi elettivi- cinema
mercoledì 15 dicembre 2010
tutorial "emo"
Ciao a tutti, durante l'ultima lezione di laboratorio è stato consigliato ai diversi gruppi di esplicitare punto per punto le fasi di lavoro (idea di partenza/confronto con la pratica effettiva/riproblematizzazione dell'oggetto di ricerca/elenco dei materiali), il gruppo tutorial ha già parlato a lungo di queste fasi di lavoro e per noi era più utile iniziare a lavorare sui diversi materiali raccolti. In ogni caso vorrei esprimere alcune riflessioni a riguardo.
Nel nostro lavoro su campo, come novelli etnografi, abbiamo notato come sia sempre presente, nell'incontro con l'altro, un continuo riposizionamento dei soggetti e delle idee che permeano il discorso. Ci siamo accorti dell'impossibilità dell'utilizzo della tanto amata empatia malinowskiana, dei nostri limiti e dei nostri pregiudizi. Proprio questo, però, ci ha permesso un interessante lavoro riflessivo (qui è presente il passaggio dal tema iniziale al riposizionamento a seguito dei lavori su campo). Nelle interviste effettuate è evidente il movimento sintetizzato nell'idea di circolo ermeneutico e ci siamo accorti di non poter avere risultati e soluzioni univoche e perfettamente lineari ed esatte. I nostri interlocutori ci danno informazioni discordanti che presentano incongruenze e controsensi, questo ci ha un po'spiazzato all'inizio anche se poi da ciò siamo riusciti a trovare preziosi spunti di riflessione e di riproblemattizzazione del tema iniziale. Dopotutto anche se il paradigma positivista è ormai decaduto siamo comunque sempre stati abituati a pensare che qualcosa di pulito, esatto, senza incongruenze sia il massimo a cui puntare, che sia qualcosa di veramente scientifico, invece, ciò che è confuso, caotico è qualcosa di imperfetto. Noi ci siamo mossi da questa imperfezione cercando di problematizzare al massimo il nostro discorso anche se esistono limiti di tempo e spazio.
Tornando al gruppo "tutorial" con il lavoro finale vogliamo far emergere e rendere visibile la differenza tra due distinti livelli identitari: il livello di definizione identitaria endogena e il livello di definizione identitaria esogena. All'interno del primo livello è presente un'altra discrepanza tra chi definisce se stesso come EMO "autentico" e chi anche se esteticamente è associabile al gruppo degli EMO ritiene che non esista questo gruppo e che esso dipenda da gusti estetici superficiali.
Noi siamo partiti con alcuni pregiudizi e pensavamo al mondo EMO come qualcosa di omogeneo, riconoscibile e riconosciuto ma con le prime interviste ci siamo accorti delle infinite sfumature e differenze, infatti stiamo parlando di persone e non di computer, ognuno ha una propria individualità, carattere.
A questo punto vi elenco i materiali raccolti durante le nostre ricerche:
- intervista a tre ragazzi della durata di circa 40'
-intervista tramite videoconferenza skipe
-intervista ad un passante
-intervista mandata in onda dal programma tv "Le Iene" sul mondo EMO
-reportage sugli EMO di Repubblica TV, MTV, invasioni barbariche
-tutorial su come diventare EMO
-parodie ai tutorial su come diventare EMO
-dialoghi/mail/chat con ragazzi EMO
Per il montaggio del video ci sono diverse idee e proposte, di sicuro ci sarà un gran finale a sorpresa!
Il nostro gruppo si è suddiviso dei compiti da portare a termine entro lunedì (visionare i materiali raccolti e segnare i punti forti), prossimamente si comincia con il montaggio che vorrà comunque esprimere in modo chiaro il concetto di fictio/finzione/costruzione.
martedì 14 dicembre 2010
Tra Italia,Egitto e Brasile
Un quarta intervista è stata fatta a Karima, cittadina italo-brasiliana sposata con un cittadino egiziano. Grazie alle nuove tecnologie riesce a vivere tra tre continenti e a mantenere i legami con tutti questi contesti di appartenenza. Lei predilige soprattutto l'utilizzo di Skype,sia per ragioni di semplicità d'uso che per ragioni economiche e non sente invece "attrazione" verso Msn e Facebook.In Brasile si tiene in contatto soprattutto con sua madre e nota che da quando comunica attraverso Internet e Skype non sente più quella grande nostalgia che provava prima quando comunicava solo attraverso il telefono. Ora è in grado di chiacchierare del più e del meno,non si limita alle cose essenziali,tanto che andando in Brasile sente di essere uscita dalla porta di casa sua per entrare subito a casa di sua madre e la sua percezione della dimensione spazio-temporale è decisamente cambiata dopo avere sperimentato l'utilizzo delle nuove tecnologie. Anche l'alta qualità di queste tecnologie,per esempio la nitidezza dell'immagine vista sul computer ha giocato un ruolo importante nella percezione dei rapporti interfamiliari:la nonna si commuove quando guarda il nipotino dalla web-cam e il bambino di due anni e mezzo sa che la nonna si trova nel computer.
La conclusione di Karima è che si sente gratificata dalla sua esperienza personale di interazione con le nuove tecnologie.
lunedì 13 dicembre 2010
Media e appartenenza
Tenendo conto di questi riferimenti teorici abbiamo steso una scaletta per condurre delle interviste, che abbiamo pubblicato nel precedente post.
Abbiamo avuto alcuni problemi a reperire soggetti per le interviste perchè molte persone non volevano essere filmate e abbiamo dovuto superare delle resistenze anche da parte di coloro che poi hanno acconsentito ad essere intervistati. In un'intervista il fatto di essere ripreso ha condizionato molto il soggetto, tanto che ha voluto rifare più volte l'intervista, cambiando anche nelle varie versioni il contenuto della stessa. Questo ci ha fatto riflettere sulle ricadute emotive legate all'utilizzo del mezzo audiovisivo.
Con le varie interviste l'oggetto si è andato restringendo e definendo, arricchendosi di sfumature inaspettate come il tema dell'arte come mezzo di contatto con il proprio Paese d'origine.
La prima intervista è stata fatta ad una ragazza italo-egiziana di 22 anni, residente in Italia da due anni con la sua famiglia, al momento studentessa universitaria. I temi più interessanti che sono emersi sono stati l'utilizzo dei social networks appena arrivata in Italia come strumento per sentirsi ancora a casa e la loro successiva trasformazione sia in mezzo di contatto con il proprio paese d'origine, sia con i nuovi amici italiani, sia come mezzo per conoscere nuovi egiziani in Italia. Inoltre è emerso un modo specifico di utilizzare i social networks con gli arabofoni, per ovviare all'assenza di alcuni caratteri per traslitterare l'arabo.
La seconda intervista è stata fatta ad una donna argentina residente in Svizzera da circa vent'anni, che di professione fa la pittrice e tiene corsi di arte per bambini. I temi più interessanti che ne sono emersi sono stati l'arte come mezzo di contatto con il proprio paese, la discriminazione tra vari mezzi di comunicazione e il privilegiare il telefono in quanto mezzo di contatto più diretto e migliore per quanto riguarda la tutela della privacy. E' emersa quindi anche una differenza generazionale nell'utilizzo dei social networks.
Abbiamo fatto la terza intervista ad un ragazzo di origine egiziana di 18 anni, residente in Italia da due anni e mezzo, che al momento lavora come commesso in un negozio. I temi più interessanti emersi sono stati la differenza tra l'immagine del paese d'origine data dalla famiglia rimasta sul posto e quella trasmessa dai siti di informazione, e l'utilizzo del cellulare come strumento di accesso costante a internet e in particolare a facebook.
Inoltre è stata effettuata una quarta intervista che però non abbiamo ancora avuto modo di visionare e analizzare in gruppo.
venerdì 10 dicembre 2010
facebook: da oggetto di studio a strumento di conoscenza
pubblicata da Emilia Fortunato il giorno mercoledì 8 dicembre 2010 alle ore 10.37
“Rispondi a una richiesta di amicizia”; “Conferma” o “Ignora”.Inizia sempre così. In questo modo, nel mondo cibernetico del noto social-network, due persone stringono, per così dire, “amicizia”. Di suo proposito qualcuno decide di condividere con te foto, riflessioni, spezzoni della sua vita che ha per bene impacchettato in un profilo bianco e blu. Per fare in modo che tutto questo accada si deve solo scegliere “Conferma”. Basta un semplice click del mouse su quel rettangolino blu con quella scritta bianca in stampatello, tanto invitante, per catapultarti nella vita di una persona che magarinon sapevi prima nemmeno che esistesse. Nel mondo cibernetico sii accumula un enorme archivio di informazioni, anche personali, da divulgare senza paura agli “amici”: coloro che hanno cliccato su quell’allettante “Conferma”!.È vero che uno dei vantaggi di Facebook è quello di poter aprire pagine e di conseguenza discussioni su argomenti di impronta politica, etica e chi più ne ha più ne metta. E fino a qua il tutto non è per niente fine a se stesso.Lo diventa purtroppo quando si decide di dare a un sentimento (l’amicizia) così presente e così importante nella vita di ogni uomo un significato così ambiguo. Il sociologo Cameron Marlow ha avuto la bella iniziativa di pubblicare i risultati di uno studio condotto dal Facebook Data Team sulle dinamiche sociali degli utenti.Ogni profilo ha la possibilità di avere 50, 100 e anche 500 e passa amici. Con l’aiuto di 30 volontari e col passare dei giorni, Marlow notò come gli individui che avevano più di 500 amici interagivano, attraverso la chat o il commento di foto e link, con un numero di persone di gran lunga inferiore al totale di amici, ad esempio solo una decina. Le relazioni aumentavano col diminuire della somma complessiva degli amici. Si rimane così intrappolati dal mondo cibernetico, da dimenticarsi quanto più importante possa essere il rapporto umano. Il toccarsi, l’ascoltarsi e il capirsi proprio con uno sguardo! È quello che accade nell’Amicizia.No, si preferisce interessarsi alla situazione sentimentale o all’orientamento religioso di un profilo.Ci si intestardisce a voler postare uno stato della serie “sono un duro, non ho bisogno di te!”, piuttosto che risolvere qualunque sia il problema davanti a una calda tazza di caffè.Proprio la relazione, fino a prova contraria, dovrebbe essere il più grande mezzo dell’uomo per definirsi tale e non rimanere chiuso fra le pareti del pregiudizio e dell’indifferenza.E guarda caso Facebook non fa altro che far interagire con quella decina di persone che si incontrano normalmente nel corso della vita di tutti. Mentre quella miriade di persone che legge di altri, commenta i loro pensieri sono definiti amici solo in un modo ingannevole.È per questo facile cadere nella trappola e illudersi sul valore dell’amicizia nel contesto facebookiano, così da non capire nemmeno il grande impatto che può avere il contatto con l’altro.Ma niente paura! È allo stesso modo facile individuare l’Amicizia, quella vera, nata attraverso l’affetto e la relazione.