La nostra idea di partenza era quella di indagare il rapporto tra migranti, nuovi media e appartenenza come declinazione specifica del tema "spazio e tempo" in relazione ai social networks. All'inizio abbiamo pensato di rifarci al testo "La doppia assenza" di Sayad, ridefinendo la "doppia assenza" come "doppia appartenenza", ma ciò è risultato piuttosto complicato vista la vastità della tematica e visto che l'oggetto era ancora poco definito. Quindi abbiamo deciso di rifarci al concetto di "comunità immaginata" di Anderson e soprattutto al concetto di Appadurai di "comunità di sentimento" come "comunità immaginate a partire dalla fruizione collettiva dei mass media", in quanto secondo Appadurai "i media elettronici forniscono risorse per l'immaginazione del sè come un progetto sociale quotidiano".
Tenendo conto di questi riferimenti teorici abbiamo steso una scaletta per condurre delle interviste, che abbiamo pubblicato nel precedente post.
Abbiamo avuto alcuni problemi a reperire soggetti per le interviste perchè molte persone non volevano essere filmate e abbiamo dovuto superare delle resistenze anche da parte di coloro che poi hanno acconsentito ad essere intervistati. In un'intervista il fatto di essere ripreso ha condizionato molto il soggetto, tanto che ha voluto rifare più volte l'intervista, cambiando anche nelle varie versioni il contenuto della stessa. Questo ci ha fatto riflettere sulle ricadute emotive legate all'utilizzo del mezzo audiovisivo.
Con le varie interviste l'oggetto si è andato restringendo e definendo, arricchendosi di sfumature inaspettate come il tema dell'arte come mezzo di contatto con il proprio Paese d'origine.
La prima intervista è stata fatta ad una ragazza italo-egiziana di 22 anni, residente in Italia da due anni con la sua famiglia, al momento studentessa universitaria. I temi più interessanti che sono emersi sono stati l'utilizzo dei social networks appena arrivata in Italia come strumento per sentirsi ancora a casa e la loro successiva trasformazione sia in mezzo di contatto con il proprio paese d'origine, sia con i nuovi amici italiani, sia come mezzo per conoscere nuovi egiziani in Italia. Inoltre è emerso un modo specifico di utilizzare i social networks con gli arabofoni, per ovviare all'assenza di alcuni caratteri per traslitterare l'arabo.
La seconda intervista è stata fatta ad una donna argentina residente in Svizzera da circa vent'anni, che di professione fa la pittrice e tiene corsi di arte per bambini. I temi più interessanti che ne sono emersi sono stati l'arte come mezzo di contatto con il proprio paese, la discriminazione tra vari mezzi di comunicazione e il privilegiare il telefono in quanto mezzo di contatto più diretto e migliore per quanto riguarda la tutela della privacy. E' emersa quindi anche una differenza generazionale nell'utilizzo dei social networks.
Abbiamo fatto la terza intervista ad un ragazzo di origine egiziana di 18 anni, residente in Italia da due anni e mezzo, che al momento lavora come commesso in un negozio. I temi più interessanti emersi sono stati la differenza tra l'immagine del paese d'origine data dalla famiglia rimasta sul posto e quella trasmessa dai siti di informazione, e l'utilizzo del cellulare come strumento di accesso costante a internet e in particolare a facebook.
Inoltre è stata effettuata una quarta intervista che però non abbiamo ancora avuto modo di visionare e analizzare in gruppo.
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Rileggendo i contenuti delle interviste, un dato significativo è quello della differenza generazionale emerso nell'intervista alla donna argentina risiedente in Svizzera.
RispondiEliminaQuesto gap d'età circa l'uso dei nuovi media, offre un punto di vista diverso rispetto a quelli emersi precedentemente. Diventa quindi interessante considerare l'età come fattore che influisce sull'accesso o meno alle risorse offerte dai nuovi media (social networks in particolare)...