Laura ha 41 anni e lavora da tempo per una nota azienda produttrice di apparecchi elettronici. A Febbraio del 2010 le arriva una proposta dalla Direzione: si tratterebbe di andare a Shangai per 6 mesi in qualità di quadro aziendale. Prendere una decisione non è facile: Laura è sposata e ha una casa, un cane e una vita in Italia. Non sa che cosa fare; alla fine, grazie anche al supporto morale del marito, decide di partire e di affrontare questa esperienza.
Ai primi di Marzo si trasferisce a Shangai. In Cina quasi nessuno parla inglese e per lei è veramente difficile adattarsi e instaurare rapporti con la gente, quindi durante il primo mese non fa altro che andare in ufficio a lavorare, per poi tornare a casa e mettersi a chattare con i “contatti italiani”, ma non è abbastanza: Laura si sente sola e spaesata, straniera in terra straniera. Una sera, in preda alla noia, digita delle parole su Google e s’imbatte in un blog italiano: VIVI SHANGAI, dove trova informazioni in tempo reale: “stasera aperitivo con spritz al Wine Bar” e indirizzo del locale. Si arma di coraggio e decide di andarci. Appena entrata tutti si voltano a salutarla: “Ciao, da dove vieni?”. Così inizia la sua amicizia con alcuni italiani che, come lei, si trovano a Shangai per i più svariati motivi e finalmente non si sente più sola in un mondo estraneo.
Il Wine Bar d’ora in poi sarà il suo porto franco in Cina. Con i suoi nuovi amici può confrontarsi e parlare delle sue impressioni e delle difficoltà incontrate, come il problema della lingua, del rinnovo del visto, delle scritte indecifrabili al supermercato, ecc. Insomma: riesce a condividere quelle problematiche che i suoi cari in Italia non possono comprendere.
Oggi Laura è tornata a Milano, ma ha conservato alcune amicizie con le persone conosciute a Shangai e con cui sente di aver condiviso esperienze e sensazioni importanti. Tuttora mantiene i contatti con loro. In particolare con Serena, la barista del Wine Bar, si è creato un rapporto intimo e forte: tra un mese verrà in Italia e sarà ospite a casa sua. “Meno male che quella sera presi la decisione di andare a quell’aperitivo!”, mi dice soddisfatta. Poi controlla l’orologio e calcola la differenza di fuso orario: vuole farmi conoscere Serena, così accende il computer e si mette on line, video-parleremo via Skype con lei.
Erika Rivolta
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Secondo me l'intervista realizzata da Erika è molto pertinente con il nostro tema di ricerca: i legami sociali, io aggiungerei "ai tempi dei socialnetworks".
RispondiEliminaLa rete in questo caso aiuta ad uscire dall'isolamento, a creare legami che continuano al di là della piazza virtuale, producono il desiderio di conoscersi davvero.
Possono emergere numerosi spunti: ad esempio le differenze tra cosa Laura "donava" a Shangai-cosa "dona" tramite skype(perchè sente ancora l'esigenza di collegarsi) e cosa riceve.
Interessante anche l'idea di "ricambiare" invitando a casa sua, una persona con cui ha condiviso sensazioni importanti, volendo viverla nella quotidianità, superando lo strumento che le ha messe in contatto.
Un' idea potrebbe essere iniziare così la nostra microetnografia e montare un'altra intervista che abbia come protagonista, una persona che non crede nell'utilizzo dei social networks per creare legami profondi e duraturi,chi non li conosce (come nonna Pina), oppure il caso di chi era iscritto, ha investito in termini di tempo e di materiale condiviso,ma poi ha deciso di "suicidarsi", solo virtualmente naturalmente. Anche se in realtà un volta entrati nella rete, non è poi così facile uscire, resta il profilo, coperto di grigio e i dati immagazzinati dal sistema.....
"Accettare" l'amicizia è un gesto importante, magari più di quello che pensiamo, soprattutto se si condividono (donano?) fatti e sentimenti personali.