Buongiorno a tutti,
facendo rferimento all'ultimo post del Prof. Vereni: capisco quello che intende a proposito dell'opportunità di limitarci ad un rilevatore per soggetto. Il dubbio in merito alla forte interferenza che più soggetti avrebbero potuto esercitare era venuto anche a noi e ne avevamo discusso in classe. Per quanto mi riguarda, sono davvero spiacente, ma non potrò essere il rilevatore, a causa dell'organizzazione delle mie giornate. Ovviamente, mi rendo disponibile in tutte le altre attività che ci consentiranno di arrivare ad un prodotto, il video, grazie al quale aprire una discussione, coinvolgendo se possibile il soggetto osservato.
Sempre in riferimento all'uso dei Social Networks, in un mio post di poco tempo fa avevo consigliato un vlog al quale partecipano persone sorde e segnanti. Vorrei arricchire la ricerca che stiamo conducendo guidati dalla Prof. Bramani con un tema che nelle comunità di persone sorde in tutto il mondo si sta sviluppando proprio grazie ai S.N.: Paddy Ladd nel 2004 ha proposto di riferirsi ad una presunta Deaf Culture con il nome di deafhood e da allora le persone sorde di tutto il mondo stanno portando avanti un dibattito molto acceso sull'argomento, cercando ragioni a sostegno o contro un'ipotesi che cerca di definirli dall'interno. Secondo me è un caso davvero interessante di come una cultura tenti di rappresentarsi agli occhi degli altri e di se stessa, cercando le radici della propria appartenenza e partecipazione e rifiutando le etichette poste dall'esterno. Il tentativo di trovare un nuovo modo di rappresentarsi sta viaggiando quasi esclusivamente in rete: se cercate deafhood su Youtube o Facebook trovate moltissimi video e gruppi. I Social Networks in questo caso, per la natura stessa dei media che mettono a disposizione, sono diventati il principale luogo di discussione di e su una cultura.
Mi spiace molto che i video non siano quasi mai sottotitolati.
martedì 6 aprile 2010
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Ho trovato molto interessante il post di Alessandra soprattutto per quanto riguarda la visione del Social Networks in quanto “principale luogo di discussione di e su una cultura”. In questa settimana mi è capitato più volte di riflettere su come internet possa essere un luogo, oltre che di rappresentazione, anche di “creazione” di culture.
RispondiEliminaMi riferisco a realtà sempre più emergenti quali, ad esempio, il “Flash mob” (grazie al quale persone che neppure si conoscono riescono a incontrarsi nel medesimo minuto e luogo per realizzare coreografie, battaglie di cuscini, ecc. per poi svanire senza avere alcun ulteriore contatto), o il movimento legato al blog di Beppe Grillo, il cui consenso si è sviluppato dal dibattito su blog sino all’arena politica.
Non so se questa potrebbe essere una tematica interessante ai fini della nostra ricerca, in tal caso penso sarebbe utile e stimolante porre delle questioni riguardo a tali realtà anche ai soggetti che si sottoporranno allo Shadowing (credo sia probabile che degli assidui frequentatori di Social Network siano interessati a tali eventi, ad esempio il Soggetto della ricerca svolta a Roma mi pare fosse iscritto al blog di Grillo).
Un sereno weekend a tutti voi…