giovedì 8 aprile 2010

Ciao a tutti,
provo a postare tre video filmati nel corso del laboratorio precedente che mi pare offrano ottimi spunti di discussione e di analisi sia per quanto riguarda il tema di ricerca del blog che in riferimento all'utilizzo di strumenti audio-visivi di registrazione come strumenti di ricerca e di approfondimento dei fenomeni socio-culturali che sono oggetto di studio.
A livello di qualità audio-visiva credo di poter dire che sono pessimi ma in questa fase del nostro lavoro questo non è importante, anzi, ci consentono di riflettere sulle potenzialità del mezzo sia rispetto all'esplorazione dei fenomeni in oggetto che a livello della messa in forma audio-visiva delle rappresentazioni dell'esperienza etnografica di ricerca.
questione aperta a tutti: La visione di un video pone gli stessi problemi della leggibilità di un testo/monografia ?
Non ho mai postato video quindi mi auguro di procedere in modo corretto e di renderli condivisibili sul blog. Mi scuso anticipatamente se dovessero verificarsi problemi di visione.
I file che ho estratto erano troppo grossi per il format ( 100 MB) richiesto dal blog, gli ho compressi utilizzando movie maker ( pubblicazione automatica del video) che penso tutti possiedono come software di default sul PC. Ve lo segnalo pr i video attualmente in possesso di Lorena che può, in questo modo, postare sul blog e per tutti voi nel futuro. Se ci sono difficoltà cercheremo di risolverle e di lavorarci insieme lunedì prox a lezione.
Allego i video in tre post differenti:
- il primo socializza la discussione proposta da Alessandra sul tema della codifica e decodifica a partire dal testo di Stuart Hall
- il secondo la discussione di Margherita sul saggio di Felicia Hughes-Freeland ( Balinese on television:representation and response) che riprende, a suo modo, il tema precedente soffermandosi sul potere del discorso nel dare forma a una realtà.
- il terzo un breve dibattito in aula a partire dalle questioni poste da Francesco sul rapporto tra fatti e finzione ( sincerità dei soggetti nell'interazione con il rilevatore e la telecamera ) e sulle possibili motivazioni che spingerebbero i soggetti a sottoporsi alla tecnica delle shadowing. Vi segnalo che tali questioni erano già state proposte da Francesco sul blog ma non avevano dato seguito a commenti. questo può esssere un modo pratico per rimetterle in circolo e riproporle come ambito di discussione.
Commenterò al più presto il post di Piero e di Alessandra, che ho trovato molto interessanti.
Per adesso, buona visione, o, rivisione.
un caro saluto a tutti
Sara
Ecco il primo video ( spero ):

Codidifica e decodifica / Alessandra

4 commenti:

  1. Un saluto a tutti!
    Ho appena terminato di vedere i video che abbiamo realizzato durante la scorsa lezione con la supervisione di Salvatore Fronio.
    Devo dire che sono rimasta molto colpita in positivo nonostnate l'indubbia scarsa qualita' del video, che tra l'altro ho contribuito a realizzare...
    Ciò che ritengo positivo è il fatto che rivedere il materiale offre senz'altro una maggiore possibilità di riflessione, di sedimentazione e di migliore messa a fuoco dell'oggetto di studio.
    Come sostenuto da McLuhan la tecnologia plasma la percezione umana, quindi ritengo che a differenza di un prodotto puramente audio, un video permetta una maggiore comunicatività che va a influire nella qualità dell'analisi del ricercatore e quindi sul prodotto finale.
    Alla prossima!
    Sara B.

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  2. Buongiorno a tutti!
    Volevo esprimere un mio commento su alcune questioni sollevate durante l'ultima lezione e che sono state riprese nei video.
    Per prima cosa vorrei tornare sull'argomento della sincerità.
    Secondo me ogni volta che ci relazioniamo agli altri adottiamo, magari inconsciamente, una maschera.
    Selezioniamo sempre quali informazioni di noi passare e quali no, cosa esplicitare e cosa occultare. Questo non significa mentire necessariamente, ma semplicemente scegliere di mostrarsi in un determinato modo, scegliere di dare l'immagine di noi che desideriamo. A lungo andare, in ogni rapporto arriva il momento in cui la verità mano a mano viene "costruita" o meglio svelata; in quel momento cioè si è capaci di capire se realmente ciò che ci è stato detto corrisponde "al vero", se la persona è stata sincera.
    Volevo scrivere questa riflessione, magari banale, per dire che i social networks non sono i soli strumenti che sollevano la questione della sincerità.
    Volendo, anche scrivendo un semplice sms posso non essere sincera! Magari scrivendo qualcosa solo per far piacere al ricevente del mio messaggio.
    Personalmente ritengo che quello di crearsi "false identità" non sia un difetto da attribuire ai social networks ma che sia una possibilità che ci offre la comunicazione umana in ogni sua forma.
    Dipende da noi, da COME scegliamo di presentarci agli altri.
    Secondo me, nel caso della nostra ricerca, per guadagnarci la fiducia dell'osservato e cercare di fare in modo che sia più sincero possibile, è necessario avere un periodo di pre- conoscenza.
    Questo sarà utile per "rompere il ghiaccio" e fare in modo che non ci sia imbarazzo o timore durante l'osservazione.
    In questo modo, anche chi svolge la ricerca avrà l'opportunità di spiegare e mostrare come lo shadowing non debba essere visto come qualcosa di intrusivo, ma come un semplice strumento di rilevazione.
    Inoltre durante la lezione ci si è domandati quali motivazioni potrebbero spingere una persona ad accettare di essere l'oggetto di studio e quindi "seguito" per così tanto tempo.
    Io sono d'accordo con quanto detto nel video di Wesh..
    Così come la webcam può essere un utile strumento per problematizzare il rapporto con se stessi perchè può permettere alle persone di fare delle riflessioni profonde orientate verso il proprio sè, allo stesso modo rendersi disponibili per questa ricerca può avere questo interessante risvolto.
    Scegliere di essere "studiati" è un'opportunità anche per ripensare o pensare in modo nuovo a se stessi.
    Vedersi da fuori...
    Questi sono solo alcuni pensieri..
    a lunedì!
    Monica

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  3. Buongiorno a tutti.
    I video del nostro scambio di pensieri a lezione e e il video di Wesh mi hanno spinto a una riflessione.
    Parliamo di sincerità e ci chiediamo quanto la telecamera/webcam possa influire sull'onestà del soggetto ripreso. E' certo, a mio parere, il fatto che, sia nel caso di social networks come Facebook o blog sia nel caso di youtube e vlog vari (dove la comunicazione avviene attraverso un documento audiovisivo), alla comunicazione fra colui che scrive/si riprende e coloro che leggono/osservano - mediata SEMPRE da uno schermo e una distanza incolmabile - si aggiunga un altro problema, di gran lunga più antico, che riguarda la comunicazione di ogni genere, il problema che Pirandello ha posto come tema principale di tutta la sua opera: l'indubbio ricorso che noi tutti facciamo a determinate "maschere" per rapportandoci agli altri.
    Ricorriamo a queste maschere per svariati motivi culturali/personali/... ed esse fanno si che l'immagine che viene percepita di noi vari a seconda del/i nostro/i interlocutore/i.
    Data questa premessa mi sono chiesta:
    nel caso di un vlog, ad esempio, il fatto di trovarsi DA SOLI di fronte a una telecamera, sommato al fatto di non poter individuare il proprio pubblico (in quanto anonimo) non potrebbe determinare se mai una MAGGIORE sincerità?
    Detto in altri termini: l'eliminazione di tutti quegli atteggiamenti che automaticamente (ognuno in modo diverso) si attivano nel momento in cui si ha di fronte qualcuno (la timidezza penso che fornisca un buon esempio in questo senso in quanto "blocca" le persone impedendo che le loro opinioni vengano espresse con sincerità) non potrebbero determinare, al contrario di quanto si potrebbe pensare, un'autenticità maggiore dovuta al fatto di sentirsi in qualche modo più liberi di esprimersi e non immediatamente giudicati (le persone guardando un vlog possono anche fare commenti negativi ma lo fanno sempre attraverso un mezzo che si pone in qualche modo come un filtro che indebolisce la forza di impatto del commento negativo)?
    Come al solito penso di aver alzato un gran polverone senza, forse, aver fatto capire nulla :)
    Ma non sono riflessioni semplici da "metter giù".
    A domani,
    Carlotta

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  4. Ciao, credo di aver intuito quello che intende Carlotta riguardo la questione delle maschere di Pirandello; penso che il richiamo in particolare riguardi il problema della "disgregazione dell'io" che lo stesso autore spiegò in un articolo del 1900: «Il nostro spirito consiste di frammenti, o meglio, di elementi distinti, più o meno in rapporto tra loro, i quali si possono disgregare e ricomporre in un nuovo aggregamento, così che ne risulti una nuova personalità, che pur fuori dalla coscienza dell'io normale, ha una propria coscienza a parte, indipendente, la quale si manifesta viva e in atto, oscurandosi la coscienza normale, o anche coesistendo con questa, nei casi di vero e proprio sdoppiamento dell'io. [...]». Questo è possiblile proprio perchè l'uomo porta con sè tanti frammenti, quindi tante maschere quante sono le persone che lo giudicano. Ritengo che il compito dell'antropologo, come di tutti gli studiosi sociali sia di per sè arduo, perchè la natura umana non è univoca bensì presenta molte sfaccettature. Il problema di come siamo e di come vogliamo presentarci agli altri è comunque parte della nostra pesonalità, che un bravo ricercatore potrebbe intuire...
    Sara B.

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