domenica 19 dicembre 2010
corpi elettivi-cinema
sabato 18 dicembre 2010
rete e legami sociali
giovedì 16 dicembre 2010
corpi elettivi- cinema
mercoledì 15 dicembre 2010
tutorial "emo"
Ciao a tutti, durante l'ultima lezione di laboratorio è stato consigliato ai diversi gruppi di esplicitare punto per punto le fasi di lavoro (idea di partenza/confronto con la pratica effettiva/riproblematizzazione dell'oggetto di ricerca/elenco dei materiali), il gruppo tutorial ha già parlato a lungo di queste fasi di lavoro e per noi era più utile iniziare a lavorare sui diversi materiali raccolti. In ogni caso vorrei esprimere alcune riflessioni a riguardo.
Nel nostro lavoro su campo, come novelli etnografi, abbiamo notato come sia sempre presente, nell'incontro con l'altro, un continuo riposizionamento dei soggetti e delle idee che permeano il discorso. Ci siamo accorti dell'impossibilità dell'utilizzo della tanto amata empatia malinowskiana, dei nostri limiti e dei nostri pregiudizi. Proprio questo, però, ci ha permesso un interessante lavoro riflessivo (qui è presente il passaggio dal tema iniziale al riposizionamento a seguito dei lavori su campo). Nelle interviste effettuate è evidente il movimento sintetizzato nell'idea di circolo ermeneutico e ci siamo accorti di non poter avere risultati e soluzioni univoche e perfettamente lineari ed esatte. I nostri interlocutori ci danno informazioni discordanti che presentano incongruenze e controsensi, questo ci ha un po'spiazzato all'inizio anche se poi da ciò siamo riusciti a trovare preziosi spunti di riflessione e di riproblemattizzazione del tema iniziale. Dopotutto anche se il paradigma positivista è ormai decaduto siamo comunque sempre stati abituati a pensare che qualcosa di pulito, esatto, senza incongruenze sia il massimo a cui puntare, che sia qualcosa di veramente scientifico, invece, ciò che è confuso, caotico è qualcosa di imperfetto. Noi ci siamo mossi da questa imperfezione cercando di problematizzare al massimo il nostro discorso anche se esistono limiti di tempo e spazio.
Tornando al gruppo "tutorial" con il lavoro finale vogliamo far emergere e rendere visibile la differenza tra due distinti livelli identitari: il livello di definizione identitaria endogena e il livello di definizione identitaria esogena. All'interno del primo livello è presente un'altra discrepanza tra chi definisce se stesso come EMO "autentico" e chi anche se esteticamente è associabile al gruppo degli EMO ritiene che non esista questo gruppo e che esso dipenda da gusti estetici superficiali.
Noi siamo partiti con alcuni pregiudizi e pensavamo al mondo EMO come qualcosa di omogeneo, riconoscibile e riconosciuto ma con le prime interviste ci siamo accorti delle infinite sfumature e differenze, infatti stiamo parlando di persone e non di computer, ognuno ha una propria individualità, carattere.
A questo punto vi elenco i materiali raccolti durante le nostre ricerche:
- intervista a tre ragazzi della durata di circa 40'
-intervista tramite videoconferenza skipe
-intervista ad un passante
-intervista mandata in onda dal programma tv "Le Iene" sul mondo EMO
-reportage sugli EMO di Repubblica TV, MTV, invasioni barbariche
-tutorial su come diventare EMO
-parodie ai tutorial su come diventare EMO
-dialoghi/mail/chat con ragazzi EMO
Per il montaggio del video ci sono diverse idee e proposte, di sicuro ci sarà un gran finale a sorpresa!
Il nostro gruppo si è suddiviso dei compiti da portare a termine entro lunedì (visionare i materiali raccolti e segnare i punti forti), prossimamente si comincia con il montaggio che vorrà comunque esprimere in modo chiaro il concetto di fictio/finzione/costruzione.
martedì 14 dicembre 2010
Tra Italia,Egitto e Brasile
Un quarta intervista è stata fatta a Karima, cittadina italo-brasiliana sposata con un cittadino egiziano. Grazie alle nuove tecnologie riesce a vivere tra tre continenti e a mantenere i legami con tutti questi contesti di appartenenza. Lei predilige soprattutto l'utilizzo di Skype,sia per ragioni di semplicità d'uso che per ragioni economiche e non sente invece "attrazione" verso Msn e Facebook.In Brasile si tiene in contatto soprattutto con sua madre e nota che da quando comunica attraverso Internet e Skype non sente più quella grande nostalgia che provava prima quando comunicava solo attraverso il telefono. Ora è in grado di chiacchierare del più e del meno,non si limita alle cose essenziali,tanto che andando in Brasile sente di essere uscita dalla porta di casa sua per entrare subito a casa di sua madre e la sua percezione della dimensione spazio-temporale è decisamente cambiata dopo avere sperimentato l'utilizzo delle nuove tecnologie. Anche l'alta qualità di queste tecnologie,per esempio la nitidezza dell'immagine vista sul computer ha giocato un ruolo importante nella percezione dei rapporti interfamiliari:la nonna si commuove quando guarda il nipotino dalla web-cam e il bambino di due anni e mezzo sa che la nonna si trova nel computer.
La conclusione di Karima è che si sente gratificata dalla sua esperienza personale di interazione con le nuove tecnologie.
lunedì 13 dicembre 2010
Media e appartenenza
Tenendo conto di questi riferimenti teorici abbiamo steso una scaletta per condurre delle interviste, che abbiamo pubblicato nel precedente post.
Abbiamo avuto alcuni problemi a reperire soggetti per le interviste perchè molte persone non volevano essere filmate e abbiamo dovuto superare delle resistenze anche da parte di coloro che poi hanno acconsentito ad essere intervistati. In un'intervista il fatto di essere ripreso ha condizionato molto il soggetto, tanto che ha voluto rifare più volte l'intervista, cambiando anche nelle varie versioni il contenuto della stessa. Questo ci ha fatto riflettere sulle ricadute emotive legate all'utilizzo del mezzo audiovisivo.
Con le varie interviste l'oggetto si è andato restringendo e definendo, arricchendosi di sfumature inaspettate come il tema dell'arte come mezzo di contatto con il proprio Paese d'origine.
La prima intervista è stata fatta ad una ragazza italo-egiziana di 22 anni, residente in Italia da due anni con la sua famiglia, al momento studentessa universitaria. I temi più interessanti che sono emersi sono stati l'utilizzo dei social networks appena arrivata in Italia come strumento per sentirsi ancora a casa e la loro successiva trasformazione sia in mezzo di contatto con il proprio paese d'origine, sia con i nuovi amici italiani, sia come mezzo per conoscere nuovi egiziani in Italia. Inoltre è emerso un modo specifico di utilizzare i social networks con gli arabofoni, per ovviare all'assenza di alcuni caratteri per traslitterare l'arabo.
La seconda intervista è stata fatta ad una donna argentina residente in Svizzera da circa vent'anni, che di professione fa la pittrice e tiene corsi di arte per bambini. I temi più interessanti che ne sono emersi sono stati l'arte come mezzo di contatto con il proprio paese, la discriminazione tra vari mezzi di comunicazione e il privilegiare il telefono in quanto mezzo di contatto più diretto e migliore per quanto riguarda la tutela della privacy. E' emersa quindi anche una differenza generazionale nell'utilizzo dei social networks.
Abbiamo fatto la terza intervista ad un ragazzo di origine egiziana di 18 anni, residente in Italia da due anni e mezzo, che al momento lavora come commesso in un negozio. I temi più interessanti emersi sono stati la differenza tra l'immagine del paese d'origine data dalla famiglia rimasta sul posto e quella trasmessa dai siti di informazione, e l'utilizzo del cellulare come strumento di accesso costante a internet e in particolare a facebook.
Inoltre è stata effettuata una quarta intervista che però non abbiamo ancora avuto modo di visionare e analizzare in gruppo.
venerdì 10 dicembre 2010
facebook: da oggetto di studio a strumento di conoscenza
pubblicata da Emilia Fortunato il giorno mercoledì 8 dicembre 2010 alle ore 10.37
“Rispondi a una richiesta di amicizia”; “Conferma” o “Ignora”.Inizia sempre così. In questo modo, nel mondo cibernetico del noto social-network, due persone stringono, per così dire, “amicizia”. Di suo proposito qualcuno decide di condividere con te foto, riflessioni, spezzoni della sua vita che ha per bene impacchettato in un profilo bianco e blu. Per fare in modo che tutto questo accada si deve solo scegliere “Conferma”. Basta un semplice click del mouse su quel rettangolino blu con quella scritta bianca in stampatello, tanto invitante, per catapultarti nella vita di una persona che magarinon sapevi prima nemmeno che esistesse. Nel mondo cibernetico sii accumula un enorme archivio di informazioni, anche personali, da divulgare senza paura agli “amici”: coloro che hanno cliccato su quell’allettante “Conferma”!.È vero che uno dei vantaggi di Facebook è quello di poter aprire pagine e di conseguenza discussioni su argomenti di impronta politica, etica e chi più ne ha più ne metta. E fino a qua il tutto non è per niente fine a se stesso.Lo diventa purtroppo quando si decide di dare a un sentimento (l’amicizia) così presente e così importante nella vita di ogni uomo un significato così ambiguo. Il sociologo Cameron Marlow ha avuto la bella iniziativa di pubblicare i risultati di uno studio condotto dal Facebook Data Team sulle dinamiche sociali degli utenti.Ogni profilo ha la possibilità di avere 50, 100 e anche 500 e passa amici. Con l’aiuto di 30 volontari e col passare dei giorni, Marlow notò come gli individui che avevano più di 500 amici interagivano, attraverso la chat o il commento di foto e link, con un numero di persone di gran lunga inferiore al totale di amici, ad esempio solo una decina. Le relazioni aumentavano col diminuire della somma complessiva degli amici. Si rimane così intrappolati dal mondo cibernetico, da dimenticarsi quanto più importante possa essere il rapporto umano. Il toccarsi, l’ascoltarsi e il capirsi proprio con uno sguardo! È quello che accade nell’Amicizia.No, si preferisce interessarsi alla situazione sentimentale o all’orientamento religioso di un profilo.Ci si intestardisce a voler postare uno stato della serie “sono un duro, non ho bisogno di te!”, piuttosto che risolvere qualunque sia il problema davanti a una calda tazza di caffè.Proprio la relazione, fino a prova contraria, dovrebbe essere il più grande mezzo dell’uomo per definirsi tale e non rimanere chiuso fra le pareti del pregiudizio e dell’indifferenza.E guarda caso Facebook non fa altro che far interagire con quella decina di persone che si incontrano normalmente nel corso della vita di tutti. Mentre quella miriade di persone che legge di altri, commenta i loro pensieri sono definiti amici solo in un modo ingannevole.È per questo facile cadere nella trappola e illudersi sul valore dell’amicizia nel contesto facebookiano, così da non capire nemmeno il grande impatto che può avere il contatto con l’altro.Ma niente paura! È allo stesso modo facile individuare l’Amicizia, quella vera, nata attraverso l’affetto e la relazione.
lunedì 6 dicembre 2010
Rappresentare come problema
La cotruzione di un pensiero sull'oggetto stesso della ricerca, il gruppo identitario dei giovani emo, fa parte di questo percorso. Si tratta di una realtà fatta di persone e di voci che si scontrano, si contraddicono e allo stesso tempo si affermano.
E poi c'è la riflessione più antropologica, la ricerca di uno sfondo teorico su cui appoggiare la realtà da noi incontrata. Quello che abbiamo riscontrato è un oggetto articolato e complesso dove individualità, collettività, social network e rappresentazioni (quali tutorial) si intrecciano nelle profondità del loro senso rendendo bene l'idea della dinamicità e della costruttività del tema identitario. Ed è proprio su questo elemento costruttivo che dovremmo basare le nostre scelte rappresentative.
Ma qui si pone l'ennesimo problema. Come si rappresenta la costruzione del significato? Come si rappresenta il nostro percorso, fatto di riflessioni di un gruppo che ricerca e di voci esterne che ci rispondono? Come si rappesenta quell'intreccio di punti di vista di cui detto?
Qualche idea visiva si può trovare giocando appunto sulla compresenza di più livelli (punto di vista del tutorial visivo, dell' "emo" intervistato, dell'esterno al gruppo e anche dei mass media), ma rappresentare è più difficile di quanto sembri.
Suggerimenti concreti?
giovedì 2 dicembre 2010
la vita su facebook
Il video realizzato da Maxime Luere che sta facendo incetta di condividi racconta la vita telematica e non di un fantomatico Alex Droner, dall’iscrizione alla presunta morte. Si comincia col condividere le prime foto, l’aggiunta progressiva degli amici, il cambio di stato da in coppia a single, che da il via ad una relazione che nasce proprio sul social. Si finisce con l’incontro dei due nella vita reale, matrimonio, figli e velocemente alla vecchiaia.
http://www.youtube.com/watch?v=NfIT1X3lnIY
mercoledì 1 dicembre 2010
indicazioni pratiche
so che i lavori proseguono e che state progressivamente costruendo l'oggetto della vs ricerca( delimitazione del campo/posizionamento/problematizzazione sia metodologica che epistemologica del mezzo di registrazione utilizzato ).
Cercate di aggiornare sempre l'andamento del lavoro via blog per le ragioni già ampiamente specificate.
per esempio:
a. il gruppo " corpi elettivi" lunedì ha iniziato a lavorare i materiali audio-visivi raccolti tra il pubblico del film " la rete sociale". Trovate il modo di raccontarci ciò che è emerso dal vostro lavoro e di postare le formazioni discorsive che emergono dal materiale filmico che state analizzando in riferimento al vostro oggetto di ricerca. anche sottoforma di trailer linkati via youtube.....
b. il gruppo media appartenenza sta invece approfondendo i temi emersi dall'intervista già postata sul blog e sta cercando altri interlocutori ai quali proporre le questioni che stanno emergendo dal lavoro in itinere......quali sono queste questioni? come affrontarle con gli interlocutori?
c. il gruppo rete e legami sociali ha invece riformulato le proprie questioni sulla base delle sollecitazioni emerse dalla lettura dei testi proposti e sta cercando una forma per esplorarle sia a livello del mezzo utilizzato ( telecamera) che a livello di una problematizzazione delle proprie precomprensioni relative al tema in oggetto....
d. last but not least: il gruppo tutorial sta esplorando le questioni identitarie che emergono dai materiali di ricerca progressivamente raccolti e sta riflettendo su una serie di questioni collaterali di grande interesse....
Ricordo inoltre la necessità di una conversione dei file per il montaggio ( . mov/ percorso consigliato: http://www.squared5.com/ ): le mie disponibilità supplementari per la risoluzione di problemi tecnici + utilizzo degli strumenti a disposizione del laboratorio di antropologia visiva, sono il lunedì in mattinata e il giovedì mattina o pomeriggio - previo accordo.
Lunedì prox nn ci sarà lezione quindi cercate di avviare a conclusione il vostro lavoro di raccolta dei materiali per iniziarne la lavorazione e lasciarvi il tempo per eventuali inserimenti che valuterete necessari ( interviste, immagini, etc.) al fine di dare forma compiuta al vostro prodotto audio - visivo finale. La durata del prodotto finale non deve essere superiore ai 35 minuti.
un caro saluto e buon lavoro,
sara
domenica 28 novembre 2010
Intervista gruppo tutorial
L'intervista è stata una sorta di chiacchierata totalmente non strutturata, ma difficile è stato approfondire i punti di nostro interesse. I ragazzi erano molto giovani (sarà da risolvere anche la questione delle riprese) e le nostre pre-conoscenze che ci eravamo fatti cercando e analizzando tutorial e affini sull'argomento sono state totalmente messe in discussione dalle loro semplici ma chiare risposte. Alla domanda "come voi vi autodefinireste? Di quale gruppo giovanile vi sentite parte?" La risposta è stata un semplice quanto disarmante "non mi autodefinisco e non faccio parte di nessun gruppo. Io sono semplicemente io e mi vesto e faccio quello che scelgo io". Eppure tutto quello che avevamo visto e sentito finora ci indicava esattamente il contrario: ossia un forte senso di appartenenza in questo "nuovo" gruppo identitario giovanile, definito da regole di vita e stilistiche forti e condivise. Ci siamo a lungo interrogati su questa discrepanza a fine intervista e l'unica risposta che siamo riusciti a darci per il momento riguarda proprio quella separazione tra endogeno/esogeno che era uscita in aula. In questo senso infatti possiamo dire che la forte definizione del gruppo "emo" dei giovani è qualcosa che viene dall'esterno, una sorta di contenitore creato ad hoc per inserire ed "etichettare" tutti quegli adolescenti "strani" ed alternativi che si vedono per le strade. Dal "loro" punto di vista però le cose sono diverse: le somiglianze sono dovute a gusti musicali e a stile di abbigliamento ed estetico (cosa che non risulta affatto nuova), ma non è celata in questa scelta stilistica alcuna filosofia di vita particolare, né alcuna regola di gruppo. Il tuorial si inserisce perfettamente in questo discorso: quelli che parlano di regole identitarie vere e proprie sono le parodie, i video fatti da persone esterne, mentre quelli reali e "seri" sono limitati a semplici consigli su come pettinarsi, truccarsi o dove comprare vestiti e accessori, cosa che si allinea perfettamente con l'aspetto stilistico identitario di cui dicevo prima.Nell'intervista si nota molto la differenza "come gli altri ci vedono (emo) e come siamo noi realmente". Nonostante questo sono però da considerare due fattori importanti a mio avviso: primo, che nonostante i ragazzi non si autodefiniscano Emo, esiste tutta una costruzione simbolica (visibile nella divisione tra poser, skunker, screamo) che permette ai ragazzi di posizionarsi e allo stesso tempo di differenziarsi dal gigantesco contenitore emo. Secondo fattore è che comunque in alcune "interviste" via chat abbiamo incontrato persone che invece si dichiarano parte di quel gruppo stilizzato e negato da molti, seguendo e condividendo le regole (la necessità di essere pessimisti, tristi, sofferenti; la triste scelta di tagliarsi le braccia,ecc.)considerate tanto importanti quanto i gusti musicali e il famoso ciuffo davanti al viso. Interessante sarebbe quindi confrontarsi con una di queste persone in un'intervista vera e propria soffermandosi proprio sul loro modo di vedere l'appartenenza e su come pensino invece l'altra parte, quella dei tutorial e della semplice appartenenza estetica.Si scopre quindi un mondo complesso, che difficilmente sarà analizzabile in profondità qunto forse l'argomento meriterebbe. Di sicuro però è già emersa (in un'altra parte dell'intervista che non tratterò ora qui) la forte funzione del social network, di internet e dei tutorial nella costruzione dell'identità giovanile di oggi. I nati nell'era virtuale hanno la possibilità di avere spazi di socializzazione e di costruzione dell'identità molto più ampi, anche fuori dal gruppo fisico della vita quotidiana. Internet cambia completamente la socializzazione giovanile , la complica e la arricchisce con tutti i suoi rischi e pericoli ma anche con tutte le positività delle sue risorse.
venerdì 26 novembre 2010
NUMERO DI DUNBAR
Il numero di Dunbar è stato introdotto dall'antropologo britannico Robin Dunbar, che teorizzò che "questo limite è funzione diretta della dimensione relativa della neocorteccia, che a sua volta limita la dimensione del gruppo ... il limite imposto dalla capacità di elaborazione neocorticale riguarda il numero di individui con i quali può essere mantenuta una relazione interpersonale stabile."
Che ne dite?
giovedì 25 novembre 2010
Intervista n°1 (media e appartenenza)
The social network - la vendetta dei corpi
The Kirkland facebook is open on my computer desktop and some of these people have pretty horrendous facebook pics.Successivamente l'articolo riporta che
in difesa di Zuckerberg va detto che, a quanto pare, Facemash [il nome originale di Facebook, ndr] non era un’applicazione per mettere a confronto solo le ragazze ma includeva anche i ragazzi: questo ridimensiona la sfumatura di vendicativo maschilismo che viene data all’episodio.Il fatto che ci fossero o meno anche i ragazzi fin dall'inizio ci interessa poco (potrebbe interessare allo psicanalista di Zuckerberg), mentre decisamente più rivelatore per le scienze sociali potrebbe essere il fatto che attorno alla nascita di Facebook si sia creato un
Avviso gruppo tutorial
martedì 23 novembre 2010
metodologia di scambio durante il work in progress
ora che avete definito temi, oggetti e metodologie delle vostre microetnografie è indispensabile l'utilizzo del blog come mezzo di scambio, discussione e riflessione sul vostro lavoro.
Passate dallo scambio via mailing list interno ai singoli gruppi agli strumenti post e commento sul blog:
- per consentire a tutti di seguire i lavori in corso indipendentemente dal gruppo in cui siete collocati
- per, soprattutto, riflettere sulla costruzione dell'oggetto, sulla delimitazione del campo e sul vostro posizionamento.
l'utilizzo della telecamera come mezzo di esplorazione dei fenomeni sociali in oggetto va costantemente problematizzato: come possiamo produrre conoscenze (sui) e rappresentare - a livello audio-visivo - i fenomeni indagati in oggetto?
buon lavoro e un caro saluto,
sara
lunedì 22 novembre 2010
Media e appartenenza
Presentazione:
Qual è il tuo paese d’origine?
Cosa fai nella vita?
Da quanto tempo sei in Italia?
Con o senza la tua famiglia?
Con che tipo di persone del tuo paese sei in contatto?
Con quali mezzi mantieni questo contatto?
E’ importante per te? Perché?
Noti una differenza nel modo di comunicare con italiani/persone del tuo paese?
Ti tieni informato sulla vita quotidiana/avvenimenti del tuo paese?
Tutto questo ti fa sentire piu “a casa”?
In che modo tenere contatti con il tuo paese influenza il tuo senso d’appartenenza all’Italia/paese d’origine?
Prova ad immaginare come sarebbe il rapporto con il tuo paese d’origine se non avessi a disposizione queste tecnologie per comunicare…
Tutorial
Dopo ricerche e alcuni contatti, abbiamo scoperto che il tutorial non viene visto e utilizzato da tutti allo stesso modo. Nella maggior parte dei casi abbiamo percepito che il tutorial è funzionale primariamente all’acquisizione della componente estetica (abbigliamento, acconciatura, trucco…) dell’identità di gruppo. Il tema centrale della nostra indagine consisterà quindi nell’approfondire, attraverso interviste ai diretti interessati, l’ambiguità del rapporto tra nuove tipologie di costruzione identitaria e spazi virtuali.
Rete e legami sociali : obiettivi e metodologia della microetnografia
Le coordinate dell'indagine sono emerse da un brain-storming tra di noi attraverso posta email e in aula. Abbiamo individuato i seguenti punti:
Rituale del Kula e origine dei legami sociali (testo di riferimento: “Il dono”, Marcel Mauss e “Argonauti del Pacifico Occidentale”, Bronislaw Malinowski)
Analisi comparativa tra fruitori e non dei Social Networks (con particolare riferimento a Facebook, essendo il più utilizzato)
Motivazioni (perché iscriversi/non iscriversi?)
Obblighi di comportamento virtuale (accettare l'amicizia, auguri di compleanno, regali di Farmville)
A chi si dà l'amicizia? (Gradi di amicizia virtuale)
Coordinate di Spazio/Tempo prima e dopo i Social Networks: relazioni immediate e istantanee, ma incorporee. Il corpo come grande assente. Contrazione e priorità del tempo rispetto allo spazio.
Identità online e visibilità: aspetto teatrale e performativo della relazione via web
Che cosa si può capire di una persona dal suo profilo virtuale?
Superficialità delle relazioni (si accetta l'amicizia di qualcuno, ma poi ci si mette offline per non chattare con questa persona)
Come cambia l'utilizzo di Facebook nel corso del tempo?
Problematizzazione del concetto di amicizia
In conclusione, che funzione svolge la rete virtuale nei rapporti umani? Collega, cattura o allontana?
É ancora presente il senso di libertà caratteristico degli scambi sociali prima dell'avvento della rete?
La metodologia di ricerca da noi prescelta si configura come interviste dirette a soggetti di varie fasce d'età con differenti gradi di utilizzazione e conoscenza dei Social Networks, nella speranza di ottenere un quadro il più generale possibile.
domenica 21 novembre 2010
Corpi elettivi
sabato 20 novembre 2010
Come si può diventare "autori" di questo blog
Se vi iscrivete al blog state semplicemente dichiarando che "vi piace", che lo leggete volentieri, e che, eventualmente, avete deciso di leggerlo nel vostro "aggregatore" di news e pagine web, ma rimanete a tutti gli effetti lettori, non autori. Quindi, chiunque di voi voglia o debba postare DEVE prima farsi invitare dagli amministratori, cioè deve chiedercelo via mail!
Quando i social networks sono davvero "social"
Ai primi di Marzo si trasferisce a Shangai. In Cina quasi nessuno parla inglese e per lei è veramente difficile adattarsi e instaurare rapporti con la gente, quindi durante il primo mese non fa altro che andare in ufficio a lavorare, per poi tornare a casa e mettersi a chattare con i “contatti italiani”, ma non è abbastanza: Laura si sente sola e spaesata, straniera in terra straniera. Una sera, in preda alla noia, digita delle parole su Google e s’imbatte in un blog italiano: VIVI SHANGAI, dove trova informazioni in tempo reale: “stasera aperitivo con spritz al Wine Bar” e indirizzo del locale. Si arma di coraggio e decide di andarci. Appena entrata tutti si voltano a salutarla: “Ciao, da dove vieni?”. Così inizia la sua amicizia con alcuni italiani che, come lei, si trovano a Shangai per i più svariati motivi e finalmente non si sente più sola in un mondo estraneo.
Il Wine Bar d’ora in poi sarà il suo porto franco in Cina. Con i suoi nuovi amici può confrontarsi e parlare delle sue impressioni e delle difficoltà incontrate, come il problema della lingua, del rinnovo del visto, delle scritte indecifrabili al supermercato, ecc. Insomma: riesce a condividere quelle problematiche che i suoi cari in Italia non possono comprendere.
Oggi Laura è tornata a Milano, ma ha conservato alcune amicizie con le persone conosciute a Shangai e con cui sente di aver condiviso esperienze e sensazioni importanti. Tuttora mantiene i contatti con loro. In particolare con Serena, la barista del Wine Bar, si è creato un rapporto intimo e forte: tra un mese verrà in Italia e sarà ospite a casa sua. “Meno male che quella sera presi la decisione di andare a quell’aperitivo!”, mi dice soddisfatta. Poi controlla l’orologio e calcola la differenza di fuso orario: vuole farmi conoscere Serena, così accende il computer e si mette on line, video-parleremo via Skype con lei.
Erika Rivolta
lunedì 15 novembre 2010
come fare la ricerca sui tutorial
pv
Salve, grazie per l'invito all'iscrizione nel blog. Volevo chiederle un consiglio. Le parlo a nome del gruppo di studenti impegnati nello svolgimento di una mini etnografia riguardante i tutorial. Il nostro dubbio è su come impostare la ricerca, se osservare un tutorial dall'interno oppure cercare di contattare degli utenti e dei creatori di tutorial (cosa che riteniamo sia migliore per quanto ci sia la difficoltà di trovare utenti disposti a farsi intervistare). Lei ha qualche suggerimento che possa servirci come spunto di riflessione per dare avvio alla ricerca in questione?
La ringrazio per la disponibilità e le auguro una buona serata
federico giudici
Caro Federico,
giovedì 11 novembre 2010
La nozione di dono
posto come promesso una breve sintesi che ho scritto del testo di Caillé, Il Terzo Paradigma, che può essere utile al gruppo che lavora sulla RETE ( ancora non avete comunicato la decisione in merito al vostro nome/tag )per articolare il lavoro di ricerca.
L'autore si interroga sulle condizioni di possibilità dell'azione sociale a partire da una critica serrata del paradigma olistico e di quello fondato sull'individualismo metodologico. Secondo l'autore questi due paradigmi tentano di spiegare unilateralmente la genesi dei rapporti sociali: il secondo facendola derivare dalle decisioni e dai calcoli individuali; il primo dall'influenza della totalità sociale.
Nel tentativo di superare la dicotomia istutita da questi due paradigmi ( sociale/individuale - società/individuo), ed altre a questa strettamente correlati, l'autore propone un terzo paradigma fondato sulla nozione di dono, ovvero sul triplice obbligo di donare ricevere e ricambiare, formulata da M. Mauss nel suo Essai sur le don.
Il dono, in quanto performatore per eccellenza delle alleanze, è ciò che secondo Caillé, spiegherebbe il legame sociale.
" Allaciando rapporti resi determinati dagli obblighi che contraggono con l'allearsi e il donarsi gli uni con gli altri, assoggettandosi alla legge dei simboli che creano e fanno circolare, gli uomini producono simultaneamente la loro individualità, la loro comunità e l'insieme sociale in seno al quale si dispiega la loro rivalità" [pag.48].
L'interesse della proposta di Caillé, in riferimento al nostro lavoro, risiede a mio parere nell'accento che l'autore pone sulla prassi dei legami sociali e sull'invito a ragionare nei termini di interazionismo del dono. Se si considera il dono, DAL PUNTO DI VISTA degli attori sociali, è possibile porre al centro dell'attenzione ( FOCUS) l'interazione concreta tra i soggetti; ovvero il farsi delle relazioni prodotte e presupposte ( ma anche interrotte e/o riformulate) nelle "modalità d'uso" ( DECerteau) del/dei social network/s.
Un prima questione potrebbe essere posta in questi termini:
- quali sono le risorse che circolano (sia in termini materiali che simbolici) tra i membri della rete? = ambito di riflessione ed elementi dinamici delle relazioni
L'invito di Caillé a non ridurre l'azione sociale ad un'istanza ultima, astorica ed atemporale, sia questa il calcolo individuale o l'obbligo derivante da una totalità preesistente, ma di pensarla piuttosto attraverso la nozione di dono, apre lo sguardo ad altre fonti dell'azione umana quali sono quelle, ad esempio, del piacere e della spontaneità.
Una seconda questione si pone a mio parere in riferimeno alla legittimità o meno di considerare le azioni sociali attraverso il social network come doni.
Caillé definisce il dono come prestazione effettuata senza attesa di restituzione determinata. L'accettazione di una mancanza di reciprocità sarebbe, secondo l'autore, l'elemento comune ad altre e più ristrette definizioni del dono che lo finalizzavano alla creazione del legame sociale e ne limitavano la portata alla prestazione di beni e servizi.
Non si danno solo beni e servizi, scrive Caillé, ma anche parole, feste, conferenze, impressioni, colpi, amore, odio, la vita e la morte.
Notiamo qui come tra i doni possibili possiamo trovare molte delle risorse materiali e simboliche che circolano attraverso i social networks.
Una terza questione utile all'analisi è quindi relativa al significato ed alla forma del dono: cosa doniamo, per esempio, quando inviamo a un soggetto una richiesta di amicizia? e quando la accettiamo?
Per ora direi che questi spunti mi sembrano più che sufficenti per avviare una proficua discussione ed un buon orientamento all'analisi del gruppo RETE.
Se riesco posterò più tardi le riflessioni generali - questioni - affrontate a lezione in riferimento all'utilizzo di alcuni spunti dell'opera di Gramsci per un'analisi antropologica dei media in questione.
Sara Bramani
martedì 26 ottobre 2010
Benvenuti
anche quest'anno si è deciso di proporre agli studenti del laboratorio di Antropologia Visiva di svolgere le proprie microetnografie sul tema delle nuove tecnologie e di farlo attraverso la mediazione di questo blog.
Le nuove tecnologie non solo, quindi, come oggetto di studio ma anche come strumenti di osservazione e di analisi.
Ieri, nell'ultimo incontro, abbiamo individuato cinque aree tematiche: una per ogni gruppo.
1 - tema delle rete: il legame sociale ( testo di riferimento: Saggio sul dono di M. Mauss, in particolare l'introduzione di M. Aime all'edizione Einaudi del 2002)
2- tema delle rappresentazioni cinematografiche e pubblicitarie relative al tema ( testo di riferimento: S. Hall, Politiche del quotidiano, Il Saggiatore, 2006, in particolare l'articolo " codificazione e decodificazione).
3- I Tutorial: apprendimento formale ed esplicito dell'appartenenza ( "corpus" di riferimento: Prof. Piero Vereni via blog)
4- L'esperienza dello spazio e del tempo ( testo di riferimento: La crisi della modernità, D. Harvey, il Saggiatore, 1993)
5 - L'immaginario: Rappresentazioni e pratiche ( testo di riferimento, Le comunità immaginate di B. Anderson )
Abbiamo svolto inoltre una prima esercitazione ( e raccolta di materiale ) filmando il lavoro di presentazioni delle esperienze soggettive degli studenti con i social networks e cercando di rendere conto - rappresentazione audio - visiva - del carattere condiviso e partecipato dello scambio e della comunicazione all'interno dei singoli gruppi.
Se riuscite, cercate di caricare i video su youtube per i colleghi assenti e di segnalare il link postandolo sul blog.
Noterete che avete la possibilità di intitolare i vostri messaggi sul blog selezionando una delle diverse etichette ( tag ) proposte nelle opzioni post. Utilizzare tag in modo appropriato facilita l'orientamento nello spazio virtuale.
Propongo per ora l'aggiunta di due tag: ( = intitolate in questo modo i vostri mess nello spazio sottostante in cui viene richiesto di inserire l'etichetta del post)
1. esperienze soggettive ( per quanto riguarda i messaggi circa il proprio rapporto ( esperienze e idee - ad oggi - con/sui social networks )
2. oggetto di ricerca ( per scambi, proposte, idee, comunicazioni, etc., sui temi di ricerca proposti)
Un grazie sentito al Prof. Vereni per consentirci di utilizzare questo prezioso strumento di comunicazione, osservazione ed analisi e per il suo post con l'interessante proposta e presentazione del tema TUTORIAL che ho selezionato come oggetto di ricerca.
Buon lavoro a tutti
Sara Bramani
lunedì 11 ottobre 2010
Outsourcing identity
lunedì 14 giugno 2010
RESOCONTO SECONDA RILEVAZIONE (Monica Colombo)
Pubblico il post riguardante la mia rilevazione, svolta esattamente il 6 maggio 2010.
Prima di riportare quelli che secondo me sono stati gli avvenimenti più interessanti dal punto di vista della nostra ricerca, scrivo alcune mie osservazioni.
Per prima cosa, praticare l'attività di shadowing mi ha concretamente fatto capire quanto sia difficile e faticoso essere una ricercatrice in un ambiente estraneo.
Allo stesso tempo però è stata senza dubbio un'esperienza positiva: mi ha dimostrato che l'estraneità è necessaria per la comprensione e inoltre ho potuto constatare che in una situazione come questa, l'autoriflessività scatta quasi in automatico. Di fronte ad un "altro" anche noi ci conosciamo meglio, ci liberiamo da tutti i preconcetti che portiamo addosso e prendiamo distanza da essi. Insomma il nostro essere acritici viene abbandonato.
A mio parere, per conoscere l'altro non è necessario "mettersi nei suoi panni"- cosa per altro impossibile- ma mettere "l'altro dentro noi stessi" perchè è dal contrasto che nasce la conoscenza.
Per ultima cosa preciso che, oltre ad un uso continuato di carta e penna per riportare le mie annotazioni, l'uso della videocamera è stato fondamentale. Credo infatti che la resa visiva della mia attività di shadowing sia maggiormente fruibile agli altri attraverso i video piuttosto che attraverso un mio resoconto verbale. Inoltre le immagini hanno il prezioso vantaggio di mostrare tutto ciò che riguarda la sfera del non verbale il quale influisce moltissimo sulla creazione del significato finale dell'interazione.
Di seguito riporto alcuni momenti della mia giornata con il soggetto:
ORE 9.45
Il mio soggetto arriva con un quarto d'ora di ritardo.
Il nostro appuntamento era fissato presso la sua sede lavorativa.
Rimango positivamente colpita dalla sua estrema educazione.
Mi aveva infatti avvertita telefonicamente che sarebbe arrivata con un quarto d'ora di ritardo. Per scusarsi, mi offre un caffè.
Durante la mattinata, in ufficio, utilizza per tutto il tempo ( dalle 10 a 12.30) i seguenti social networks: facebook, linked-in, twitter, skype, friendfeed.
Skype è il social networks prediletto per comunicare con i suoi collaboratori, anche con la sua segretaria che si trova nell'ufficio a fianco.
Lei stessa è meravigliata da quante persone stiano commentando il suo post pubblicato su friendfeed.. Si tratta infatti di un post ironico: "Effetti collaterali dell' I-Pad: gli uomini cominceranno ad usare il borsello".
Questo post riceve in continuazione commenti scherzosi tanto che il soggetto stesso commenta: " La rete è così: scrivi qualcosa sulla strage del Lambro e nessuno dice niente, scrivi qualcosa di più banale e si scatenano subito i commenti."
Complessivamente durante la mattinata tutte le sue comunicazioni sono avvenute tramite social networks e e-mail.
Non è avvenuta nessuna chiamata: l'uso del cellulare e dell'I-Phone è stato inesistente.
Solamente sul blackbarry le arrivavano gli aggiornamenti di facebook.
ORE 12.30
Usciamo per pranzo. Ci rechiamo nella mensa aziendale.
Durante questa pausa pranzo ho avuto modo di interagire maggiormente con il soggetto.
Parlare liberamente, come fossimo persone qualsiasi che si scambiano due parole per conoscersi meglio, mi è stato molto d'aiuto poichè da questo momento in poi si è sciolto gran parte dell'imbarazzo e ho svolto le mie annotazioni con maggiore tranquillità.
ORE 13.00
Torniamo in ufficio
ORE 15.00
Fino ad ora non era entrato nessuno in ufficio, a parte la segretaria. Ora entra il suo collaboratore.
Da questo momento in poi, per circa trenta minuti, l'attenzione del mio soggetto è rivolta all'I-Pad.
Prende l'I-Pad da un cassetto della sua scrivania e inizia a parlare delle applicazioni che possiede.
Con il suo collaboratore, parla delle applicazioni che la loro Azienda potrebbe inserire su questo strumento.
I due si spostano dall'ufficio e organizzano una mini riunione con altri collaboratori.
ORE 17.30
Dice che ha terminato la maggior parte delle sue attività e che ha tutto il tempo per concedermi un'intervista. Videocamera alla mano, inizio l'intervista che durerà circa venti minuti.
Il soggetto si dimostra molto disponibile ed esauriente verso qualsiasi domanda.
Ciò che più mi colpisce- e che il soggetto stesso sottolinea a più riprese- è che il suo uso assiduo dei social networks non ha comunque le caratteristiche di una dipendenza. Mi dice chiaramente: "Se mi accorgessi di essere dipendente, smetterei subito".
Per il soggetto usare così tanto i social netwtks è sia un piacere che una necessità lavorativa in primis.
ORE 19.30
Ci spostiamo dalla sua sede lavorativa e, con un taxi, arriviamo presso un'altra azienda, dove si svolgerà in focus group a cui il mio soggetto deve assistere per questioni lavorative.
E' un focus group riguardante l'e-commerce.
Lo scopo è sondare- attraverso quanto dicono le dieci persone prescelte nel corso dell'interazione- quale siano le aspettative dei clienti verso il commercio on-line.
ORE 21.30
Termina il focus- group.
Dopo qualche minuto mi congedo dal mio soggetto.
E' stata una giornata molto frenetica ma molto entusiasmante.
Fare ricerca è davvero un'attività stimolante soprattutto quando il soggetto è- come nel mio caso- così interessante sia per la professione svolta ( è una manager e lavora in un'importante testata giornalistica) sia perchè era "adatta" a questo tipo di ricerca.
Il nostro obbiettivo è infatti analizzare il rapporto delle persone con i social networks e questa giornata mi ha offerto notevoli spunti di riflessione.
Ho già avuto modo di condividere questa mia esperienza con i miei compagni di laboratorio ma chiunque abbia qualche commento da proporre... io sono a disposizione!
Buona giornata,
Monica
martedì 18 maggio 2010
Abstract per call for paper
Vi informo che io e Sara Bramani abbiamo spedito alla rivista Etnografia e Ricerca Qualitativa il nostro abstract per il numero speciale New Groups and New Methods? The Ethnography and Qualitative Research of Online Groups che sarà pubblicato nel 2011. Mi dispiace di non aver fatto circolare la bozza dell'abstract qui sul blog per poterla veramente discutere e concludere assieme, ma i miei tempi sono stati particolarmente ristretti queste settimane (questo semestre, direi) e ho dovuto chiudere limitandomi a fondere le mie idee e quelle di Sara, per rispettare la scandenza del 15 maggio. Spero comunque che siate interessati a partecipare alla stesura dell'articolo, se dovessero accettare la nostra proposta, che vi copio qui sotto.
Il mondo scompare se il computer si rompe? Un esperimento collettivo con le identità e i gruppi online.
Autore proponente: ricercasocialnetworks - Roma Tor Vergata, Milano Bicocca
[Il nome collettivo è quello di un blog (ricercasocialnetworks.blogspot.com) in cui alcuni studenti universitari, coordinati da Piero Vereni (Tor Vergata) e Sara Bramani (Bicocca) stanno lavorando proprio sulla metodologia della ricerca etnografica delle identità (individuali e collettive) aggregate online. Dato che il nostro lavoro è intenzionalmente e non solo ritualmente concepito come “di gruppo” firmiamo questo abstract a nome del gruppo stesso. Se il saggio venisse accettato, nella versione definitiva verranno riportati i nomi dei singoli autori identificando i loro specifici contributi.]
La domanda del titolo, formulata da un sessantenne milanese, è stata raccolta durante la fase etnografica di ricerca sul rapporto tra social networks e senso comune, e riflette molto bene i processi di differenziazione sociale ed economica che le nuove tecnologie contribuiscono a produrre.
In questo saggio intendiamo presentare i risultati di ricerca del gruppo “ricercasocialnetworks”, che discute la propria ricerca attraverso un blog collettivo (ricercasocialnetworks.blogspot.com) e che è nato dall’intento primario di fornire una rappresentazione etnograficamente adeguata di quel complesso fenomeno sociale che va sotto l’etichetta “social networks”, analizzando le configurazioni di significato emergenti attraverso l’engagement dei soggetti con questi nuovi strumenti di socialità.
L’intento del gruppo è quello di superare sul piano della documentazione il livello rigidamente rappresentazionale e linguistico delle survey e offrire invece un’analisi anche delle pratiche di consumo effettivo dei social network.
Per questa ragione, una delle modalità di ricerca attuate è stata quella dello shadowing: il rilevatore affiancava per alcuni giorni (mediamente tre) il soggetto nelle sue pratiche di consumo dei media, inscrivendo queste pratiche dentro la storia di vita raccolta all’inizio della ricerca.
Questa metodologia di ricerca è stata in alcuni casi integrata da riprese audio/video che, una volta montate in un “documentario privato” possono essere discusse assieme al soggetto della rilevazione per incrementare, attraverso il suo feedback, la profondità dell’analisi. Allo shadowing si sono abbinate interviste mirate con soggetti specifici (anziani, giovani) su specifici temi (ricostituzioni offline di gruppi online; relazioni personali online/offline), a loro volta oggetto di discussione nel blog del gruppo.
Parte del materiale videoregistrato (shadowing, interviste, discussioni tra membri del gruppo) è stato montato e postato sul blog, a sua volta commentato per iscritto e con videoposts.
L’utilizzo dei mezzi audiovisivi di registrazione sia nella fase etnografica di ricerca, che in quella della trasmissione e della comunicazione delle conoscenze acquisite sul campo, ci ha consentito di analizzare i media da una prospettiva antropologica, attraverso l’utilizzo dei media stessi come strumenti di analisi.
Il quadro complessivo è quello di una metodologia omogenea al soggetto indagato, vale a dire una struttura d’analisi social per indagare i social networks. In questa chiave d’utilizzo, i mezzi audiovisivi di registrazione e il loro uso attraverso canali online sembrano fornire un contributo prezioso nell’impegno analitico di cogliere il rapporto tra le rappresentazioni a livello mediatico (codifica/decodifica) e le pratiche d’uso a livello del senso comune (la costruzione del sé, gli spazi e i tempi dell’immaginario sociale, le forme e i contenuti delle interazioni sociali).